LEONARDO CHIAVENTI / PAC LAB*| Due monologhi sono stati in scena a Roma nell’ultimo periodo. Due monologhi, Roberto Baggio di Davide Enia e La traiettoria calante di Pietro Giannini, in cui l’attivismo politico e la validità artistica vengono uniti da due voci forti e originali, che restituiscono allo spettatore un teatro che porge l’orecchio verso la realtà in cui è immerso, riuscendo a creare un linguaggio che può diventare una possibilità di riflessione per tutti coloro che lo ascoltano.
Per Enia è un ritorno a temi come l’incontro con lo straniero e la guerra, che aveva trattato precedentemente nel suo monologo scritto nel 2019, L’abisso. Nella sua produzione letteraria, invece, l’attore siciliano aveva già raccontato di emigrazione e crisi umanitarie con il suo libro Appunti per un naufragio, da cui ha preso ispirazione proprio per l’opera teatrale.
Una realtà che si trasforma in mito è il teatro proposto da Enia al Nuovo Teatro Ateneo dell’Università “La Sapienza” di Roma, che riapre le sue porte dopo un lungo periodo di chiusura. Una sola sedia al centro del palco, la luce dall’alto che illumina l’attore e un leggio per ricordare il monologo, è tutto ciò che lo spettatore può vedere dalla sua piccola sedia in tessuto rosso. Una scenografia che impiega solo l’indispensabile come è tipico di Enia. Il monologo verte sui grandi temi della letteratura e della filosofia internazionale, come il senso della vita e l’equilibrio tra il bene e il male, senza mai perdere leggerezza e ironia, che aiutano il pubblico a immergersi nel testo.
Il noto calciatore Roberto Baggio, con le sue vittorie e le sue difficoltà, diventa un’occasione di rinascita per un suo omonimo, un medico anestesista che, per fuggire dal dolore causato dalla morte del figlio, si unisce a Emergency. La storia della sua vita è la scoperta più grande dello spettacolo: tra viaggi nelle terre più remote e tragedie al limite dell’immaginazione, il medico impara la compassione verso gli altri attraverso la consapevolezza del vuoto che circonda l’esistenza umana.
La causalità dell’omonimia con il calciatore permette al medico Roberto Baggio di creare un personale racconto di sé stesso, dove la carriera del Divin Codino viene utilizzata per elargire consigli e spunti di riflessioni ai colleghi che ne hanno più bisogno, e per entrare in relazione con i pazienti che chiedono solo po’ di fiducia prima di affidare la propria vita a mani sconosciute.
In un’epica dove gli eroi sono condizionati da un’irreversibile solitudine, il racconto di Enia mostra un gioco di fantasmi, di luci e di ombre, dove la realtà sembra svanire e poi riapparire attraverso un susseguirsi di fili che si intrecciano. Il calciatore, Luca – l’infermiere che ha fatto conoscere la storia del medico anestetista a Davide Enia – e il medico, combattano le proprie battaglie per riuscire ad andare avanti, nonostante tutte le sofferenze che hanno subito, e per trovare un loro senso, per quanto non universale, per la vita che hanno scelto di intraprendere.
Si comprende al termine dello spettacolo che il nulla come fine di ogni cosa non è un mostro da sconfiggere, ma solamente una realtà con cui convivere. Le storie che Enia riporta sono degli esempi, alcune volte più chiari, altre meno, di uomini, di eroi che sono riusciti a fare proprio questo: andare avanti nonostante tutto.
Il monologo di Pietro Giannini, La traiettoria calante, è il testo scritto dal giovane attore genovese dopo il suo esordio con La costanza della mia vita. Nella sua ultima opera Giannini individua i responsabili e le cause del crollo del Ponte Morandi del 14 agosto 2018, narrando anche i suoi ricordi di quel giorno. L’attore, però, si rivolge agli spettatori più come cittadini che come individui, cercando di mostrando una società che nasconde i propri errori e che dimentica le sofferenze che ha causato.
Prodotto dal Teatro Nazionale di Genova e presentato al Mattatoio all’interno di Romaeuropa Festival, lo spettacolo è una creazione in cui i fantasmi sono impronte da seguire, come in un’indagine di polizia. Infatti, la scrittura è accompagnata da documenti ufficiali e dichiarazioni che rendono la narrazione una vera accusa verso i responsabili del crollo del Ponte Morandi. Il legame indissolubile con la propria terra porta l’attore a utilizzare un linguaggio versatile tra il dialetto genovese e un italiano d’accademia; questo sottile equilibrio tra due anime di uno stesso corpo restituisce una recitazione veloce e poliedrica che non teme un cambiamento di tono quando la storia lo richiede.
Giannini è solo sul palco o, per essere più precisi, sul telo nero che copre il pavimento, la scenografia è essenziale, se non per un portadocumenti e un trituratore. Quando comincia a parlare, le figure che hanno lasciato quelle impronte divengono sempre più chiare. Luciano Benetton, Giovanni Castellucci, Silvio Berlusconi, sono alcuni dei nomi pronunciati in una corsa più che alla verità – che è già nota – all’assunzione di responsabilità nei confronti delle 43 vittime tra adulti e bambini che hanno perso la vita in quella mattina di agosto.
Il teatro di Giannini è un teatro anche di domande per i crimini commessi, alcune volte anche poste al pubblico, in cui le emozioni però non sono escluse dalla rappresentazione, nonostante solo il finale, con il ricordo della madre dell’attore che piange il figlio creduto morto, regali un momento d’intimità in una strada la cui traiettoria sembrava definita. Proprio per questo verso la fine dello spettacolo la luce cambia, l’attore viene illuminato con delle luci non più dall’ alto ma di taglio che pongono in ombra lo spazio scenico. La storia che è iniziata dal momento della costruzione del Ponte da parte di Riccardo Morandi trova il suo termine con la morte delle persone durante il crollo in quel 14 agosto del 2018.
Quando le impronte dei responsabili di questa storia diventano fantasmi? Quando la realtà viene ignorata, messa da parte, e la colpa dell’accaduto viene dimenticata. Come nella leggenda genovese che Giannini narra a inizio spettacolo, dove un servo muore e un padrone vive, fissando così un concetto di discrepanza di privilegi che verrà poi spiegato durante il lavoro.
Tuttavia, le parole di denuncia di un giovane attore possono mettere in evidenza quella morte, ricordando l’importanza della memoria come valore civile e non solo umano. Il teatro è politico, poiché è un luogo di incontro e di contrasto, dove l’individuo riscopre la sua appartenenza a una comunità.
ROBERTO BAGGIO
di e con Davide Enia
commissionato dalla Stiftung Fussball & Kultur EURO 2024 della UEFA e dal Ministero della Cultura della Germania per il festival “Stadion der Träume”
LA TRAIETTORIA CALANTE
di e con Pietro Giannini
prodotto dal Teatro Nazionale di Genova
Nuovo Teatro Ateneo e Romaeuropa Festival, Roma | 1,3 ottobre 2024
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.