VALENTINA SORTE | Per la seconda volta Rami d’ORA, rassegna di arti performative promossa dal collettivo Laagam, è tornata lungo la Decauville delle Orobie Valtellinesi con Il Sentiero degli artisti: un’intera giornata ad alta quota, all’insegna delle arti performative e dell’inclusione.
Domenica 22 settembre un pubblico numeroso – più di 70 persone – ha seguito il suggestivo percorso che collega Gaggio al Dosso del Grillo (SO), a circa 1.000 mt di altitudine, ammirando passo dopo passo le bellezze del territorio e le diverse performance disseminate lungo il tragitto.  

Katia Della Fonte in Quadri in micropassi © Antonella Catalano

L’itinerario proposto da Rami d’ORA si è snodato lungo la ferrovia che un tempo collegava le varie dighe e bacini della zona. A Piateda, Comune in cui ha sede ORA – Orobie Residenze Artistiche – c’è infatti la centrale idroelettrica di Venina (della Edison). Oggi i binari sono stati per la maggior parte rimossi, ne sopravvivono poche tracce. Al loro posto è nato un sentiero ideale per trekking ed escursioni. Erica Meucci, Francesca Siracusa e Riccardo Olivier sono riusciti a valorizzare il patrimonio naturalistico e storico del territorio, dando una nuova vita a quei binari dismessi e coinvolgendo artisti del luogo o delle residenze artistiche di ORA, ma soprattutto sono riusciti a promuovere una cultura attenta, disponibile e accessibile.
Il Sentiero degli artisti, infatti, è un percorso aperto a tutti. È il primo format in Italia di performance in alta quota, totalmente accessibile. Grazie alle joelette – carrozzine fuoristrada monoruota messe a disposizione dall’associazione Dappertutto OdV e grazie interpreti LIS – Lingua dei Segni Italiana dell’Ente Nazionale Sordi – anche persone con disabilità fisiche o sensoriali hanno potuto prendere parte appieno alla proposta. È stata un’esperienza immersiva e partecipativa. La natura non è stata una semplice cornice, la Decauville non è stata una semplice vetrina per artisti. Si è condiviso tutto: i dieci chilometri del percorso, la guida delle joelette, il pranzo in osteria, la capacità di affrontare la fatica e di accogliere lo stupore.  

Joelette messa a disposizione dall’associazione Dappertutto OdV

E con particolare stupore abbiamo ammirato le performance di Katia Della Fonte e Camilla Cason. Entrambe le artiste sono state capaci di lavorare in modo originale sulle connessioni.
In
Quadri in micropassi Katia Della Fonte ha usato il movimento come strumento di conoscenza dell’ambiente circostante. Prima attraverso un gesto esplorativo, lento e molto attento, poi con un gesto simbiotico, accogliente. La connessione profonda con il suolo, la roccia e il mondo vegetale è diventata in alcuni punti una vera e propria fusione. I suoi micromovimenti sulla parete scoscesa di una sporgenza rocciosa, lungo il tratto finale del percorso, erano quasi minerali. Difficile staccare gli occhi.
Invece, è stato attraverso un gesto rituale e ancestrale, anche se risemantizzato, che Camilla Cason, in Partire da una tarantola, ha cercato una connessione profonda con l’ambiente. La giovane danzatrice e coreografa è partita dalle parole di Donna Haraway in Chthulucene – «Niente è collegato a tutto, ma tutto è collegato a qualcosa» – per organizzare una rete, o meglio una tela, fisica e simbolica, che ha iniziato a disfare lentamente. L’allestimento era molto suggestivo, sia per la cornice silvestre scelta dall’artista, sia per i materiali utilizzati. Da una parte i nove bastoni piantati a terra a formare un cerchio, dall’altra il filo ricavato dai vecchi collant di danza.  

Camilla Cason in Partire da una tarantola © Antonella Catalano

Una volta smantellata la tela, lo spazio performativo si è aperto a un’azione più profonda. Seguendo le note di una pizzica tarantata, la danzatrice si è lasciata abitare dal suo veleno per giungere a una catarsi personale. Con i piedi ben piantati a terra, Cason era come in balia di un movimento centrifugo e liberatorio, in una sequenza di gesti ripetuti fino allo sfinimento fisico, fino all’abbandono, finché la musica non si è placata, esausta pure lei.
Dismessi i propri abiti-crisalide, è iniziata allora un’esplorazione
altra dello spazio attorno, in un groviglio di pelle, tessuto e terreno. Nudità su nudità. Sono così emersi nuovi passi, nuove alleanze fra umano e selvatico, nuovi intrecci, una nuova tela. Diversa dalla prima, meno strutturata, ma sempre fitta di compresenza. Fitta di legami.
Diversa, ma altrettanto interessante, la proposta di Diana Anselmo, Monica Barone, Cesare Benedetti, Giorgio Bernini, Alessandra Cinque, Riccardo Olivier, FREAK OUT!!!!, presentata in questa giornata in versione ridotta e laboratoriale, con solo due dei sei performer previsti, ovvero Riccardo Olivier e Diana Anselmo.

Diana Anselmo e Riccardo Olivier in Freak out!!! © Antonella Catalano

Prendendo le mosse dal freak show storico che esibiva persone o animali dall’aspetto insolito o anomalo con l’obiettivo di attirare e impressionare gli spettatori, lo spettacolo ha suscitato fra il pubblico domande e riflessioni sul tema della disabilità, sulle rappresentazioni del corpo con disabilità e sull’identità di genere. Attraverso un questionario rivolto al pubblico, Riccardo Olivier e Diana Anselmo hanno fatto emergere pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni. Il format concepito da Rami d’ORA ha reso la riflessione di FREAK OUT!!!!, già molto potente sulla carta, ancora più intima fruita dal vivo, in un contesto così attento all’altro.
Durante l’intera giornata (dalle 10 alle 18) si sono alternati momenti molto densi a momenti più distesi, come nel caso di Natura ipnotica. Attraverso esperienze sensoriali, pratiche guidate di connessione naturale e ascolto profondo, Alessandro De Simoni Francesca Coizet hanno proposto un concerto insolito, nato dall’originale combinazione di strumenti musicali, elementi naturali e paesaggio sonoro. Il risultato è stato un viaggio attraverso i suoni ipnotici presenti in natura, presentati in una forma unica e inclusiva di ascolto propriocettivo (senza cioè il supporto della vista) e partecipato. 

Alessandro De Simoni e Francesca Coizet in Natura ipnotica © Antonella Catalano

Un altro momento di piacevole evasione è stato quello dedicato al circo contemporaneo. In Achillea Giulia Battaglione e Matteo Casella hanno saputo coniugare danza e giocoleria. Muovendosi tra parallelismi e intersezioni, contrappunti e slittamenti, all’interno di un flusso fatto di gioco e di continua interazione, i due giovani artisti hanno creato un’esperienza coinvolgente e molto godibile, anche a un pubblico in erba. Da non dimenticare, infine, la lettura espressiva di La signora Meier e il merlo di Wolf Erlbruch, proposta da Paola Pradella. Un testo breve, ma potente, surreale e delicato, perfettamente in sintonia con la giornata.
Ancora una volta il collettivo artistico di Laagam ha dimostrato di essere una realtà promettente che ci piace seguire per le sue pratiche aperte e incoraggianti e per il suo modo di “fare cultura”. Una cultura gentile e attenta, in cui la dimensione estetica si intreccia sempre a quella ecologica e umana. Una cultura che parte da vecchi sentieri per trovarne altri, muovendosi secondo logiche orizzontali, mai gerarchiche, cercando nuove connessioni e nuove alleanze.

Rami d’ORA lungo la Decauville
IL SENTIERO DEGLI ARTISTI, II edizione
di Collettivo Laagam / ORA – Orobie Residenze Artistiche
con il sostegno di Comune di Piateda, Fondazione Cariplo, Regione Lombardia
in collaborazione con Comune di Ponte in Valtellina, Dappertutto odv, ENS Milano, Forme Cooperativa Sociale

Decauville delle Orobie Valtellinesi | 22 settembre 2024