RITA CIRRINCIONE | Forte dell’assegnazione del Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro come Miglior Festival 2023, dal 21 settembre al 5 ottobre ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo è tornato Mercurio Festival con la consueta curatela di Giuseppe Provinzano e la Direzione Artistica Partecipata degli artisti della precedente edizione, secondo il concept originario che costituisce la peculiarità della rassegna.
Tra musica, teatro, danza e arti performative, per 15 giorni questa VI edizione ha accolto artiste e artisti provenienti da Italia, Germania, Francia, Svizzera, Mozambico in un’edizione dal titolo A different present che, giocando sulla doppia accezione del termine “present”, ha provato a rivolgere uno sguardo diverso sui nuovi linguaggi della scena contemporanea e a portare in una realtà periferica come quella palermitana compagnie storiche e nomi affermati insieme ad artisti emergenti.
Preceduto da un’anteprima di tre giorni, il programma ha avuto un deciso imprinting musicale a partire dall’Opening Concert, passando dai diversi dj-set e dai tanti concerti di artisti della scena indipendente italiana tra indie rock, musica sperimentale e nuovo cantautorato, fino al Mercurio Final Party. Per Pac abbiamo seguito soprattutto la sezione teatro e danza – fatta eccezione per il primo weekend, seguito da Sofia Bordieri – che ha avuto inizio con Frau Troffea della Cie Samuel Mathieu di Tolosa.

Frau Troffea di Samuel Mathieu con Martin Mauriès – ph Angelique Lyleire

La performance prende spunto da un episodio accaduto a Strasburgo nel 1518 in cui una donna, una certa Troffea, per cause imprecisate (fenomeno di isteria di massa, ingestione involontaria di sostanze allucinogene?) venne colta da una sorta di “febbre del ballo” che le provocò un irrefrenabile impulso a ballare o, meglio, a fare movimenti scoordinati e convulsi. Come per contagio si innescò una vera e propria epidemia che coinvolse centinaia di persone che, per giorni, si abbandonarono a questo tipo di danza arrivando in qualche caso a morirne per sfinimento.
La proposta coreografica di Samuel Mathieu, partendo dal materiale magmatico della vicenda a cui è ispirato – il carico simbolico della danza isterica, l’accumulo emozionale della massa dei corpi coinvolti, la pluralità degli stati corporei agiti – in una trasformazione quasi alchemica, lo riconduce a una dimensione individuale asciugandolo e, apparentemente raffreddandolo, ma conservando dissonanze e inquietudini che hanno la meglio su forme armoniche o strutturate. Nell’assolo, portato in una scena nuda da Martin Mauriès, il processo di ribellione e di liberazione da regole e convenienze oscuramente iniziato da Frau Troffea prende una nuova direzione, verso la pluralità dei generi e il superamento del binarismo. Ma tutto questo si legge appena in filigrana.

Atmosfere piacevolmente rétro per S’i’ fosse foco, un monologo (in realtà, una narrazione a più voci) che riunisce storie di vita di abitanti di San Siro – quartiere periferico di Milano che diviene metafora di altre periferie – raccolte all’interno di un progetto da un gruppo di anziani e riportate in forma teatrale con la drammaturgia di Marco Ferro, l’interpretazione di Anna Coppola e con l’apporto musicale degli Sciami Cromatici.
In un’alternanza di parole e di musica, piccole storie di vita quotidiana di gente comune, frammenti di memoria di una umanità minore, compongono una storia collettiva che segue i cambiamenti che dal secondo dopoguerra conducono a un più recente passato. Nate per creare comunità da un percorso di ascolto, di riconoscimento e di condivisione, le storie di Lina, Federico, Tina, Antonio, raccontate in scena suscitano una palpabile risonanza emotiva tra il pubblico, grazie anche alla capacità dell’attrice milanese di rendere le tante sfumature dei vissuti raccontati e alla felice scelta delle canzoni che intercalano le diverse parti del monologo: brani di autori come Jannacci, Conte, Modugno, ma anche canti della tradizione popolare milanese o della mala, eseguiti da un’intensa Camilla Barbarito e accompagnati dalle sonorità meticce della chitarra di Fabio Marconi e da un ispirato Guido Baldoni alla fisarmonica.

Anna Coppola e Sciami Cromatici – S’ i’ fosse foco – ph. MauAnd

Coreografo di origini mozambicane residente a Berlino, già danzatore di Sasha Waltz (e da lei invitato a Mercurio), Edivaldo Ernesto ha portato a Mercurio Brace, una parabola coreografica ispirata ai guerrieri Mwenemutapa e Zulu, quasi un mito cosmogonico per raccontare il presente partendo dagli antenati e dall’eredità del passato. Giocata tra struttura e improvvisazione, la performance ripercorre un viaggio attraverso un paesaggio pieno di insidie e di ostacoli che il danzatore affronta da guerriero – un grosso tubo flessibile gli circonda collo e spalle a mo’ di corazza – rivolgendo, allo stesso tempo, uno sguardo verso il paesaggio interno, in una visione binoculare dove coesistono vissuti individuali e vissuti ancestrali, come quando entra in relazione con quattro totem stilizzati disposti in fondo alla scena raffiguranti altrettante divinità.

Edivaldo Ernesto in Brace

Alfredino. L’Italia in fondo a un pozzo dell’attore e drammaturgo Fabio Banfo rievoca la vicenda del piccolo Alfredo Rampi precipitato dentro un pozzo artesiano di 80 metri nelle campagne di Vermicino e morto dopo tre giorni di tentativi falliti per salvarlo, con un particolare focus sulla copertura mediatica senza precedenti dell’evento.
Era il 1981 e l’Italia stava per essere travolta dalla mutazione antropologica prodotta dalla nascita delle TV commerciali e dal conseguente disfacimento della cultura popolare, come aveva preconizzato Pasolini citato dall’attore nell’incipit del suo monologo in cui traccia la cornice sociale e culturale entro cui s’inscrive la vicenda.
La diretta televisiva non stop a reti unificate della Rai – la prima riguardante un fatto di cronaca – iniziata per documentare una storia a lieto fine ben presto si trasformò nella telecronaca in diretta della morte di un bambino di sei anni sotto gli occhi di milioni di italiani, diventando il primo caso di quella spettacolarizzazione della cronaca nera che di lì a poco sarebbe dilagata con le televisioni commerciali.

Fabio Banfo in Alfredino. L’Italia in fondo a un pozzo

Fabio Banfo (coetaneo di Alfredino, il che verosimilmente spiega la scelta del soggetto e la sua interpretazione partecipe) è solo in una scena in cui sono disposti alcuni oggetti scenici ed elementi di costume che contraddistinguono i vari personaggi che orbitano attorno alla vicenda: il primo giornalista arrivato sul posto, il venditore di panini, il presidente Pertini, il vigile che con la sua voce cerca di rassicurare il bambino, il soccorritore che si calò nel pozzo per tentare di salvarlo, ma anche Mazinga e Goldrake, i robot di cui Alfredino era appassionato. Una volta raggiunto o indossato dall’attore nei diversi momenti della pièce, ciascun oggetto diventa lo spunto drammaturgico per impersonare quelle presenze con le rispettive angolazioni, forse troppe per l’organicità dello spettacolo.

Francesco Bianchini e Francesco Maruccia in Le Vacanze di Alessandro Berti – ph Nayeli Salas

Con Le Vacanze, una pièce  su emergenze come la guerra, le migrazioni, la crisi climatica, Alessandro Berti porta sul pianeta Mercurio temi contemporanei ampiamente indagati che a trattarli in letteratura (Le Vacanze nasce nel 2022 come testo teatrale) o a teatro si corre il rischio di suscitare un senso di saturazione che l’autore – Premio Riccione all’Innovazione drammaturgica 2022 – scongiura affrontandoli in modo obliquo e indiretto, quasi beckettiano.
In uno scenario ipercolorato di piscinette e palme gonfiabili Tom e Lao – Francesco Bianchini e Francesco Maruccia – in costume da bagno cercano refrigerio nella poca acqua in cui sono immersi conversando. La loro è una conversazione nella quale a turno si fanno domande e si danno delle risposte intervallate da lunghi silenzi pensierosi. Sono solo due adolescenti, ma già hanno una loro idea del mondo: una più scettica e disillusa, l’altra più fiduciosa nel progresso scientifico, ma entrambe guardano a un “presente visto da un futuro” in cui la siccità ha già compromesso la qualità della vita sulla Terra.
I loro discorsi, prima quasi frivoli, assumono toni sempre più angoscianti, mentre la scena – e lo stesso titolo – che sembrava evocare relax e spensieratezza assume un aspetto sempre più sinistro. L’ingresso in scena di un danzatore (Giovanni Campo) che incarna una figura metafisica, anche se è l’unica presenza viva e reale tra le tante solo evocate, più che speranza sembra aggiungere un ulteriore elemento disturbante in un finale che vede i due ragazzi accasciarsi a terra, mentre una sirena annuncia l’ennesimo incendio.

Rimbambimenti di e con Andrea Cosentino – ph. Laila Pozzo

Un accenno a Rimbambimenti – Un Ted Talk senescente in salsa Punk (già ampiamente ed egregiamente recensito su Pac) con Andrea Cosentino, attore e autore Premio speciale Ubu 2018.
Un sedicente scienziato si accinge a tenere una conferenza affiancato dal suo doppio marionettistico invecchiato e affetto da Alzheimer. Tema del talk: il tempo e la materia secondo la fisica quantistica. Tra continue falle della memoria, salti logici, divagazioni, nonsense e battute da stand-up comedy, la conferenza diventa sempre più surreale e farneticante.
Nella “dissertazione scientifica”, tra fisica quantistica, buchi neri ed entropia, si inseriscono gli interventi live di un ineffabile tecnico musicale in tuta rossa – Lorenzo Lemme – che creano un continuum sonoro con le teorie esposte. Ma a ben vedere, dalle nebbie di quella che sembra un’irrefrenabile dissoluzione di senso, ad affiorare sono il sentimento di fragilità dell’essere umano di fronte alla solitudine e alla sofferenza e la paura della vecchiaia e della morte.

FRAU TROFFEA
concept e coreografia Samuel Mathieu
interpretazione e coreografia Martin Mauriès
creazione musicale Maxime Denuc
creazione luci Arthur Gueydan
regia Jean-François Langlois
produzione Suzanne Maugein

S’I’ FOSSE FOCO
con Anna Coppola
canto Camilla Barbarito
chitarra Fabio Marconi
fisarmonica Guido Baldoni

BRACE
regia e interpretazione Edivaldo Ernesto
light designer Eduardo Abdala
musiche Hugo Sellam – Antuantu & Marce Marrón

ALFREDINO – l’Italia in fondo ad un pozzo
di e con Fabio Banfo
regia Serena Piazza
uno spettacolo di Effetto Morgana
produzione Centro Teatrale MaMiMò
Spettacolo vincitore del Premio Fersen alla Regia 2021 e miglior spettacolo e miglior drammaturgia al Doit Festival di Roma 2017

LE VACANZE
scritto e diretto da Alessandro Berti
con Francesco Bianchini e Francesco Maruccia
e con la partecipazione di Giovanni Campo
cura Gaia Raffiotta
una produzione Casavuota
con il sostegno di ERT Teatro Nazionale

RIMBAMBIMENTI
di e con Andrea Cosentino
drammaturgia sonora e musica dal vivo Lorenzo Lemme
progetto scenico Paola Villani
realizzazione marionetta A e B
luci Raffaella Vitiello
costumi Anna Coluccia
aiuto regia Alessandra De Luca
collaborazione artistica Michela Aiello, Rita Frongia, Margherita Masè, Giulio Sonno
produzione Cranpi
contributo di MiC – Ministero della Cultura
sostegno di Fortezza Est

MERCURIO FESTIVAL – VI edizione
un progetto di ALTRO SPAZIO FRANCO
con Babel, Crowd Fo(u)ndation, Fat Sounds, Latitudini, CCCZ- Comunità Cantieri Culturali alla Zisa
sostenuto da Ministero della Cultura, Assessorato alla Cultura – Comune di Palermo, Assessorato all’Innovazione – Comune di Palermo
con il patrocinio di Assessorato Turismo Sport e Spettacolo Regione Siciliana
con il sostegno di Institute Culturel Francais Palermo, Goethe Institute Palermo, Istituto Cervantes Palermo
in collaborazione con Verein Dusseldorf Palermo, Arci Tavola Tonda, Cre.Zi Plus, Accademia delle Belle Arti di Palermo, Teatro Biondo di Palermo, NOZ – Nuove Officine Zisa, Spazio Marceau, Fondazione Merz

Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo
21 settembre – 5 ottobre 2024