MICHELE PECORINO / PAC LAB* | Lo scorso 30 ottobre, il teatro Il Maggiore di Verbania ha ospitato la prima nazionale dello spettacolo Des-Espoirs, firmato dalla coreografa Irène Tassembedo, che ha affrontato in diversi suoi lavori coreografici e cinematografici di livello internazionale tematiche politico-sociali. La presentazione del lavoro ha segnato l’apertura della stagione Maggiore Danza, promossa dalla Fondazione Egri per la Danza e curata da Raphael Bianco, che mira a coinvolgere il pubblico e favorirne lo sviluppo, introducendo nuove estetiche e linguaggi multidisciplinari nella programmazione teatrale della cittadina piemontese. La stagione, che si avvale anche della collaborazione di Piemonte dal Vivo, presenta un calendario variegato con una sezione specificamente rivolta alle nuove generazioni di spettatori.
In questa nuova edizione è stato avviato, infatti, un progetto volto a offrire spazi formativi di confronto e dialogo con i linguaggi della danza per le scuole. La performance, il cui debutto è avvenuto nel 2023 al festival internazionale di Ouagadougou, vede in scena danzatori provenienti da Burkina Faso, Mali, Niger e Costa d’Avorio e mette in atto un fremente invito al cambiamento. Affronta con audacia, nel suo articolato sviluppo, le problematiche della regione del Sahel, una vasta area dell’Africa subsahariana caratterizzata da molteplici problemi di natura economica e sociale. Attraverso ritmi incalzanti e danze tradizionali, i giovani danzatori portano alla ribalta la difficile situazione socio-politica, sottolineando l’urgente necessità di risposte e azioni concrete per affrontare le sfide contemporanee.
Des-Espoirs si presenta sin dai primi minuti con una chiara struttura drammaturgica composta da molteplici episodi che si concatenano tra loro, grazie a una coesistenza sonora di musiche appartenenti a epoche e contesti culturali differenti. Anche le luci, soggette a frequenti cambi, spesso bagnano i corpi solo parzialmente, rivelandosi dunque contrastate. Il titolo stesso dell’opera poi, Des-Espoirs, avendo un duplice significato, invita a immergersi in una dialettica complessa. La parola espoirs, traducibile con speranza, se accompagnata dal prefisso des, assume il significato opposto, disperazione. Un gioco di parole che simboleggia un’assenza di prospettive, ma anche l’anelito verso la libertà e l’identità sociale.
Questa dualità tra speranza e disperazione permea l’intero lavoro, evidenziando le contraddizioni di un mondo in cui l’esclusione, l’ineguaglianza e le crisi d’identità ostacolano le azioni socio-comunitarie. Il contrasto tra disperazione e aspirazione diventa un tema centrale, riflettendo un logoramento esistenziale che i performer incarnano attraverso movimenti che appaiono talvolta dilaniati da una rabbia interiorizzata.
I brani musicali utilizzati, tratti sia dal Requiem di Verdi sia da sonorità del pop contemporaneo francese e da atmosfere tribali del Sudafrica, evocano una complessità ricca di sfumature in cui ogni sintesi spicciola risulterebbe impossibile. Ogni parte è un continuo e lento transito tra speranza e disperazione, tra conflitto e coesistenza.
Persino i costumi, che spaziano da semplici abiti neri a indumenti che richiamano le tessiture della tradizione subsahariana, e i pochi oggetti di scena, come giornali, infradito, bacinelle colme d’acqua e piccole torce usate nel finale dello spettacolo, aggiungono strati comunicativi alla rappresentazione. Non si tratta solo di elementi visivi che arricchiscono l’estetica della scena, ma di oggetti attraverso i quali viene intessuta una narrazione che intende denunciare le disperazioni quotidiane in cui è costretta la regione del Sahel.
I numerosi episodi appaiono come cicli di nascita e morte, proponendo una visione non lineare della vita e delle esperienze, quasi un montaggio contrastato, per usare un’espressione presa in prestito dal linguaggio cinematografico. Des-Espoirs non è solo una richiesta di cambiamento, ma anche una partitura intrisa di un dolore lancinante, denso di significato, da cui emerge una dialettica che porta a una maggiore consapevolezza. Un dolore che, osservato attraverso la lente hegeliana, è essenziale affinché lo spirito non resti immobile e si evolva.
Questa rappresentazione visiva e fisica della sofferenza rende palpabile la complessità della condizione umana del Sahel, trasformando lo spettacolo in un’esperienza profonda.
DES-ESPOIRS
creazione coreografica e messa in scena Irène Tassembedo
assistenti Clément Nikiema, Moustaph Kabore
assistente alla messa in scena Bachir Tassembedo
danzatori Clément Nikiema, Moustaph Kabore, Danielle Zongo, Clarisse Sawadogo, Sofyama Ouedraogo, Haidra Guiro, Ulrich Baho, Elène Coulibaly, Aicha Koraou
scene e costumi Irène Tassembedo
illuminotecnica Mahamadi Zougrana
suono Serge Tichindo, Maxence Tassembedo
produzione Compagnia Irène Tassembedo, Grin des Arts Vivants, MC Prod, EDIT, FIDQ, C-SANTE
in collaborazione con: Fondazione Piemonte dal Vivo all’interno della rassegna diffusa We Speak Dance e in collaborazione con il Teatro Il Maggiore di Verbania.
Il Maggiore, Verbania | 30 ottobre 2024
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.