ANITA LAUDANDO | Tradizionalismo e capricci per La coscienza di Zeno al Teatro Bellini di Napoli.
Un grande occhio, reale e vivo, è l’impatto scenico e drammaturgico voluto dalla riscrittura di Paolo Valerio, che riadatta insieme a Monica Codena il capolavoro della letteratura di Italo Svevo. La regia di Valerio parte da questa grande immagine visiva proiettata sul fondale: i video di Alessandro Papa sono, infatti, parte strutturale di un allestimento semplice e potente insieme. Per due ore, sguardi, paesaggi e ritratti in bianco e nero, racchiusi in un grande oblò, simboleggiano il ponte tra la coscienza e l’incoscienza, il sogno freudiano fatto di immagini visive, la riscrittura onirica del Dottor S., lo psicanalista di Zeno che ne pubblica il diario emotivo.
Complici le luci di Gigi Saccomandi e le musiche firmate Oragravity, Zeno Cosini è scomposto in Es, Io e Super Io nel rispetto della seconda topica freudiana. In scena vediamo incarnati infatti, Zeno, Zeno giovane e la sua Coscienza, come contenitori del linguaggio e della padronanza della materia psicanalitica del triestino Aron Hector Schmitz, in arte Italo Svevo, che nel 1923 pubblicò il romanzo, opera d’arte della letteratura italiana ed europea.
Se ne ricordano peraltro gli adattamenti di Tullio Kezich, del 1965, nella regia di Luigi Squarzina e l’interpretazione di Alberto Lionello (il quale fu anche protagonista dell’omonimo sceneggiato Rai), e a teatro è stato interpretato da Renzo Montagnani, Giulio Bosetti, e adesso da Alessandro Haber, noto attore, regista, cantante e scrittore.
La coproduzione fra Stabile del Friuli Venezia Giulia e Goldenart Production, vede appunto in scena Haber nella verità dei suoi condizionamenti fisici. L’interprete, in una dimensione metateatrale, a volte va oltre il testo e inserisce ricordi personali, piccoli inserzioni autobiografiche di un uomo di teatro di 76 anni (non è mancato l’appello alla pace attraverso un ricordo di Alessandro dell’infanzia trascorsa a Tel Aviv).
L’atmosfera di indecisione tra una donna e l’altra strappa più volte il sorriso del pubblico e in nessun momento lo spettacolo si siede, nonostante le tante sedie a fare da mobilio sul palcoscenico. L’ironia è la cifra usata nel dare spessore all’inettitudine di Zeno, per rendersi amico dello spettatore, lì dove il protagonista, ormai anziano, si confronta con sé stesso, siede in poltrona con la sua “ultima” sigaretta alla sinistra del palco, quando la nota vicenda si riaccende: Zeno, ricco commerciante di Trieste, dipendente dal fumo, sposa Augusta, ma ama Ada. Siamo quasi ingoiati in un film in bianco e nero, che tiene conto dei cento anni trascorsi, ma anche dell’universalità della domanda: «Sono buono o cattivo, io?».
Se il libro è costruito a episodi e non secondo una successione cronologica, lo spettacolo è efficacemente e linearmente condotto da Zeno/Alessandro, ma altrettanto solidamente e solidalmente da tutto il cast. Il riadattamento è un tentativo, ben riuscito, di demistificare i personaggi e leggere il mondo borghese della Prima guerra mondiale come radice del nostro presente.
La Ada di Chiara Pellegrin, alla morte dell’elegante Guido di Emanuele Fortunati, raggiunge un climax inaspettato e afferriamo la forza seduttrice di un personaggio che appare freddo e distaccato, finché non sperimenta il dolore, la passione per la verità che uccide. Gli esseri umani sono più complessi delle maschere che portano in società: Ada conquista Zeno senza volerlo, spingendolo a reagire in un modo che non è riuscito a controllare, sposando Augusta, ma finendo con l’amare la serenità del suo status sociale.
Peculiare la figura dell’attore/suggeritore, Giovanni Schiavo, interprete di un antico mestiere riattualizzato. Il pretesto sta nella dichiarazione che Haber stesso fa di non avere più memoria. Incredibile la destin-azione di questo elemento. Memoria e destino sono le azioni inalterate, il filo conduttore tra il romanzo e la messa in scena, tra prosa e teatro.
L’equilibrio è misurato nella perfezione dei movimenti, dalle coreografie di Monica Codena che garantiscono il ritmo di una coralità che rende vincente una messinscena che potrebbe far storcere il naso a chi ha letto il libro e immaginato Zeno Cosini come un uomo irrisolto. Le scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta rinforzano la corporeità di attori di parola che riescono a sincronizzarsi con la grafica del muto, per andare oltre la parola. Il grande palco vuoto, rivestito solo da teloni grigi, ci appare avvolto da una pellicola di interiorità che trattiene il trapasso dalla letteratura al cinema sonoro.
Tecnicamente, in un gioco di proiezioni, il protagonista rivive le proprie vicende su un lato della scena, con un punto di osservazione esterno funzionale non alla finzione di essere un altro, ma a compiere un passo al lato verso di sé, grimaldello di regia perfettamente cucito sulle personalità in scena.
Potremmo giurare di aver visto strade e sentito profumi. Lo spettatore si è alleato con Augusta, la moglie bruttina del protagonista; ha detestato Guido, il suo antagonista; si è innamorato della personalità di Carla, sua amante. Zeno risulta trionfante, probabilmente perché più che al personaggio, viene data luce allo scrittore, l’apprezzato commerciante di Trieste, Ettore Schmit, di origini ebraiche, che nelle ore di svago si dilettava di musica e letteratura nella sua villa ai margini della città.
LA COSCIENZA DI ZENO
di Italo Svevo
regia Paolo Valerio
con Alessandro Haber
adattamento Monica Codena e Paolo Valerio
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Oragravity
video Alessandro Papa
movimenti di scena Monica Codena
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production
Personaggi – Interpreti
Zeno H – Alessandro Haber
Cosini – Alberto Fasoli
Maria – Ester Galazzi
Zeno – Francesco Godina
Coprosich – Stefano Scandaletti
Giovanni – Alberto Fasoli
Augusta – Meredith Airó Farulla
Alberta – Valentina Violo
Signora Malfenti – Ester Galazzi
Ada – Chiara Pellegrin
Copler – Stefano Scandaletti
Carla – Valentina Violo
Guido – Emanuele Fortunati
Carmen – Caterina Benevoli
Il suggeritore – Giovanni Schiavo
Teatro Bellini, Napoli | 26 novembre 2024