ELVIRA SESSA / PAC LAB*| Prodotto dal SIC, Stabile di Innovazione Circense fondato da Circo El Grito con il contributo del Ministero Italiano della Cultura e della Regione Marche, Luz de Luna è tornato a Roma, dal 2 al 6 gennaio al Teatro Vascello, dopo il fortunato debutto dello scorso anno all’Auditorium Parco della Musica.
La pièce, di e con Fabiana Ruiz Diaz e la regia di Michelangelo Campanale, rientra in OPS!, prestigiosa rassegna di circo contemporaneo diretta dal SIC in collaborazione con Fondazione Musica per Roma. Questa terza edizione ha avuto luogo dal 27 dicembre al 6 gennaio sui palchi romani dell’Auditorium Parco della Musica e del Teatro Vascello.

Luz de Luna è il viaggio onirico di una donna (Fabiana Ruiz Diaz) che, chiusa la porta della sua stanzetta per ripararsi da un furioso temporale, approda in paesaggi surreali e in mondi dove l’umano supera se stesso, sfiorando il divino o dialogando con gli animali. Fabiana così ora balla con un personaggio (il danzatore Gennaro Lauro) che – con un cuscino al posto della testa – sembra uscito da un quadro di Magritte, ora gioca con la luna – un enorme pallone luminoso che attraversa la scena – ora dialoga con una rana e un coniglio (rispettivamente i macchinisti Maxime Morera e Michele Petini), mentre con un pesce (Lauro) nasce una romantica, ironica e impossibile storia d’amore.
Fabiana Ruiz Diaz, ispirandosi a Little Nemo – personaggio dei primi del Novecento del fumettista Winsor McCay – si destreggia, con scioltezza e grazia, su un letto volante che si trasforma in trapezio da danza aerea, vascello, altalena.

Tutto, nello spettacolo, suggerisce incanto e poesia. Le luci (Tea Primiterra) sono soffuse, creano un ambiente intimo, ovattato. I costumi dei personaggi (Beatrice Giannini) privilegiano colori gioiosi (giallo, arancio, verde, bianco), la gonna della protagonista si apre in volo come petali di porcellana. I movimenti dei personaggi sono morbidi, sinuosi, ispirano tenerezza e simpatia.
C’è poi un armonioso dialogo tra personaggi ed elementi scenici: la protagonista, per sfuggire all’uomo-cuscino, si aggrappa alle tende del sipario, poi, in una leggiadra danza autunnale, gioca con le foglie gialle e arancioni che le si riversano dall’alto come coriandoli; i personaggi della rana e del coniglio dirigono con gesti delle mani l’inizio e la fine di musiche e luci.
C’è un silenzioso dialogo anche con il pubblico. Ci si illude di essere sulla scena, come è accaduto a una bimba in platea che con le mani e il corpo ha seguito la danza, sentendosi parte di essa. La complicità si cerca con più escamotages, ad esempio quando il sipario si chiude, le luci in platea si accendono e non si sa se lo spettacolo sia finito. Finché si sente dall’ultima fila la voce della protagonista che sulle note di Summertime passa attraverso gli spettatori, dirigendosi sul palco.
Il panorama sonoro concorre alla narrazione e amplifica lo spazio e il tempo, grazie all’accurata scelta di brani registrati che attraversano epoche, culture e generi diversi, dalle arie di Bizet alle composizioni del contemporaneo Alberto Iglesias.

Fabiana Ruiz Diaz_photo by S.Teodori

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Fabiana Ruiz Diaz, acrobata aerea di origini uruguayane, considerata tra i pionieri del circo contemporaneo in Italia insieme  all’artista multidisciplinare Giacomo Costantini; con lui ha fondato a Bruxelles, nel 2007, la compagnia circense El Grito.

Come nasce quest’opera?

Luz de Luna è un inno alla femminilità e alla forza dell’immaginazione che permette anche a una donna sola di affrontare le catastrofi. La luce della luna, elemento regolatore delle maree e delle emozioni, simbolo della donna per la sua ciclicità, rischiara la notte della protagonista aprendole un orizzonte di magia e stupore.
Si tratta del secondo lavoro di una trilogia sui sogni e sulla solitudine di una donna, iniziata con Liminal nel 2022 e che vedrà nei prossimi anni una terza creazione.
È una indagine nell’universo femminile che nasce dagli incontri con bisnonne indigene della mia terra di origine, l’Uruguay, e da una esperienza personale: nata nel 1981, a 17 anni sono partita dal mio Paese per esplorare il mondo. Avevo tutti contro. Tranne le mie nonne che mi hanno incoraggiata a sognare, a creare. Il tempo ha dato loro ragione. In fondo, noi donne siamo anche biologicamente delle dee, la natura ci predispone a partorire.
Ho poi incontrato Raffaella Giordano, danzatrice e coreografa proveniente dalla scuola di Pina Bausch, che ha sostenuto e accompagnato questa mia ricerca artistica. È la mia “nonna italiana”.

A differenza di Liminal, questo è un sogno senza incubi…

È così. La scelta è dettata da due ragioni: dal desiderio di trasmettere, in questo periodo storico, un messaggio di speranza, e dall’ambientazione: Luz de Luna si svolge infatti in un teatro, Liminal invece è ambientato nello chapiteau del Circo El Grito, una tenda da circo dove entrano spifferi e si sente il vento fuori che meglio si presta a evocare paure, tensioni.

I virtuosismi atletici e i verticalismi spettacolari sono resi con grande naturalezza e mai ostentati. Al pubblico arriva la leggerezza non la tensione dell’esibizione.

In effetti, questo è il “circo di creazione” che stiamo portando avanti. Attinge alla tradizione circense ma, arricchendola con musica, danza e teatro, spinge alla riflessione più che alla visione di un numero acrobatico.

L’attenzione alla potenza espressiva della voce sembra emergere proprio dal nome della compagnia, El Grito, e dal titolo Luz de Luna, un omaggio all’omonimo brano riprodotto in scena e interpretato dalla voce vibrante di Chavela Vargas.

La voce e la musica sono colonne portanti di tutti i nostri lavori. Basti pensare alla musica visiva dello spettacolo d’esordio, Scratch & Stretch.
Il nome El Grito, invece, deriva dai nostri vicini marocchini di Bruxelles. Gridavano tutto il tempo…

Quali sono i vostri prossimi appuntamenti?

Luz de Luna verrà riproposto in altri teatri europei mentre Liminal andrà in scena nello Chapiteau Circo El Grito dello Spazio Agreste di Recanati (Macerata) tra maggio e settembre di quest’anno.

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.