ELENA SCOLARI | La scrittura di un testo è un’arte fine, frutto di dedizione e fatica; spesso è un lavoro di cesello, una tessitura che si fa e si disfà come insegna Penelope; e alla scrittura di un testo teatrale si aggiunge la costruzione di un tempo, di un contesto, di un ambiente, dei personaggi, della psicologia delle figure che stanno in scena e abitano il mondo-palcoscenico per il tempo dello spettacolo. E a volte anche oltre.
Rosalinda Conti è una drammaturga (vincitrice della Biennale College Teatro – Drammaturgia Under 40 nel 2024) che abbiamo conosciuto con la mise en lecture di Così erano le cose appena nata la luce (di cui abbiamo scritto qui), un lavoro dal sapore irreale e dotato di un’inventiva non comune, la ritroviamo in Uccellini, progetto di lacasadargilla per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, appena andato in scena al Teatro Studio Melato di Milano. Anche in questo caso annusiamo l’amore che l’autrice dimostra per la mistura di reale e immaginato, per confondere lo spettatore mostrandogli caratteri che potrebbero non esistere e luoghi che potrebbero essere solo proiezioni della mente. Uccellini è un consesso pseudo-familiare, statico. Persone che parlano, che litigano, che non si capiscono, che non fanno quasi niente se non discutere e impegnarsi molto a non comprendersi, tutti noiosamente concentrati sui propri stati d’animo, irrisolti, combattuti, spaventati, conflittuali… E dunque capaci, soprattutto, di ferirsi.

ph. Masiar Pasquali

C’è una casa nel bosco, ne vediamo la cucina economica bianca in secondo piano a sinistra, una lampadina sopra ai fornelli subisce cali di tensione e va continuamente riavvitata, della stessa operazione avrebbero bisogno i tre protagonisti. In prima posizione centrale c’è un tavolo di legno, pieno di cose di casa, stoviglie, libri e una bottiglia di latte; alcuni uccelli impagliati sono appollaiati sopra a pali sottili. Il tutto è semivelato da un diaframma pressoché trasparente, rettangolare e con cornice bianca, sul quale sono proiettate immagini – molto belle, ambienti visivi di Maddalena Parise, scene di Marco Rossi e Francesca Sgariboldi  – di piante, foglie, alberi in 3D, animali, grandi volpi nel buio con gli occhi vivissimi.
Due degli attori, Petra Valentini e Francesco Villano, qualche volta oltrepassano la soglia, non è però chiaro cosa cambi in loro o nella dinamica drammaturgica quando si spostano in questo spazio che dovrebbe rappresentare un luogo forse meno finto? Più vicino alla vita vera? In contrapposizione a Emiliano Masala che sembrerebbe più in sintonia con la casa e con ciò che simboleggia? Chissà.
L’azione, cioè le conversazioni di diversa gradazione tra i tre, si svolge qui, davanti a noi, ma tutto quello che la origina sta nel passato, assai più interessante dei battibecchi spigolosi ma stanchi cui assistiamo. Nella casa abita Theo (Masala), fratello di Luka (Villani), che ha la pessima idea di portare la fidanzata (Valentini) a passare il week-end del suo compleanno nel bosco, per “staccare”. Da cosa non si sa, e il pedante Theo glielo fa notare. Luka non l’ha avvisato, la sorpresa è per tutti e per tutti sarà foriera di guai.

ph. Claudia Pajewski

Il fatto è che questa casa è popolata di fantasmi, diciamo simbolicamente, la sorella dei due vi è infatti morta da piccola, suicida. Molte cose non sono chiare, sono state taciute, omesse, rimosse. Forse è suicida anche il padre ma su questo non ci pronunciamo decisamente perché è uno degli aspetti in cui l’affastellamento del testo fa perdere le coordinate. La povera Anna si ritrova in mezzo alla coppia di fratelli, la coppia che lei forma con Luka traballa, l’atmosfera non è festosa. La donna cuce una debole e momentanea alleanza con Theo, scrittore riflessivo, appiccicato alle tragedie che furono e non votato al successo, mentre il pragmatico Luka cerca di rivolgersi al futuro, trascurando di sciogliere i nodi del passato che lo rendono superficialmente vitalistico. La sua strategia per sopravvivere.
Lo spettacolo procede sgocciolando brani di rivelazioni della storia di famiglia, intervallato da una voce fuori campo che snocciola enciclopedica nomi scientifici di uccelli, la passione della suicida Matilde e l’oggetto della fobia di Anna. Anche quest’ultima è una coppia della psiche che si costituisce per via soprannaturale. E, da un certo punto in avanti, si ha l’impressione che tutta la questione possa essere di natura ultraterrena, manco a dirlo, infatti, anche Anna racconta la sua storia giovanile di morte, una compagna di scuola che ha visto scomparire in un lago. Memoria ingannevole? Invenzione? Prevalenza dell’inconscio? Troppi sono i dubbi disseminati per ricavarne una sana inquietudine che potrebbe essere di giovamento intellettuale alle menti del pubblico.

ph. Claudia Pajewski

Masala, Valentini e Villani sono tre interpreti eccellenti, sono davvero entrati come spiriti nei loro personaggi, hanno disegnato con personalità la sagoma dei caratteri e ci sono sgusciati dentro facendo proprie le insicurezze, le manie, i rancori e i non detti di queste tre creature tanto loquaci quanto evanescenti. La regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni lascia loro una certa libertà, nei limiti di uno spazio subcosciente dove il buio e i segreti sovrastano qualunque volontà di governarli, ma non sempre li supporta con mano sicura, lasciandoli un po’ fluttuare in un andamento narrativo del testo talvolta ripetitivo e che gira in tondo.
Suoni, immagini, voci off, divisione lattiginosa degli spazi suggeriscono una dimensione sfuggente e astratta, un’area dell’anima dove vivi e morti si incontrano – anche ballando Smalltown boy dei Bronski beat – dove gli spiriti svolazzano liberandosi dalla fissità della tassidermia; una via ornitologica per agitare le ali esistenziali al di là.


UCCELLINI

di Rosalinda Conti
un progetto di lacasadargilla 
regia Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni 
con Emiliano Masala, Petra Valentini, Francesco Villano
paesaggi sonori e ideazione spazio scenico Alessandro Ferroni 
ambienti visivi Maddalena Parise 
scene Marco Rossi e Francesca Sgariboldi 
disegno luci Omar Scala 
costumi Anna Missaglia
disegno del suono Pasquale Citera 
coordinamento artistico al progetto Alice Palazzi 
collaborazione alle immagini in ombra Malombra 
assistente alla regia Matteo Finamore 
produzione La Fabbrica dell’Attore/Teatro Vascello 
in coproduzione con Romaeuropa Festival, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in collaborazione con AMAT & Comune di Pesaro, lacasadargilla, PAV Fabulamundi Playwriting Europe, RAM – Residenze Artistiche Marchigiane
con il sostegno di ATCL/Spazio Rossellini

Teatro Studio Melato, Milano | 9 gennaio 2025