VALENTINA SORTE |  Ironia della sorte: mentre Teatro i piange la morte del giovane drammaturgo tedesco, Bonn Park, arriva la notizia che – oltre agli spettacoli in tournée e alle produzioni già avviate – la stagione 2015/16 di via Gaudenzio Ferrari si concluderà proprio il 22 marzo con quest’ultimo spettacolo in cartellone. Il pubblico assiste contemporaneamente a due funerali, quello fuori e quello dentro la finzione.

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Piangiamo la scomparsa di Bonn Park, foto di R.Rognoni
Anche se per Teatro i non sembra essere una vera dipartita (si veda l’intervista di Vincenzo Sardelli a Francesca Garolla e Filippo Del Corno su KLP), il divertissement e l’ironia che contraddistinguono la scrittura e l’allestimento di “Piangiamo la scomparsa di Bonn Park” vengono in parte smorzati dall’amarezza dell’annuncio.
Il lavoro è nato all’interno del progetto europeo Fabulamundi Playwriting Europe che coinvolge cinque paesi europei (Italia, Francia, Spagna, Germania e Romania) e che ben si sposa con la vocazione alla promozione e alla produzione della drammaturgia inedita contemporanea che il teatro coltiva dal 2004. Il testo scelto da Renzo Martinelli e tradotto in italiano, per l’occasione, da Adriano Murelli è quello di Bonn Park (classe 1987) di cui si piange appunto la scomparsa.
Park gioca alla morte dell’autore (cioè alla sua) e Martinelli gioca molto divertito al suo gioco. Insomma è un continuo gioco di rimandi, già nella polisemia del verbo play/jouer/spielen (giocare e recitare): l’autore mette in scena il suo funerale e per farlo “gioca al teatro”, mischiando e ironizzando su tutte le sue forme, saltando da un genere all’altro (dal vaudeville e dal teatro di Boulevard al teatro epico di ispirazione brechtiana); il regista sta al gioco. Da una parte lo esalta optando per una scena bi-frontale in cui il pubblico partecipa alle esequie (al centro della scena) e contemporaneamente si osserva – da un lato all’altro della platea – in questo particolare ruolo di spettatore/astante; dall’altra porta fino in fondo la finzione drammaturgica, allestendo i funerali ben prima dell’inizio dello spettacolo. E’ infatti una targa funebre a segnalare dall’esterno l’accesso al teatro.
La scena è molto buia e appena entrati in sala i quattro attori (Luca Toracca, Paola Tintinelli, Vincenza Pastore e Massimo Scola, tutti molto convincenti) consegnano agli spettatori una busta gialla, chiusa, e li accompagnano attorno alla bara (a destra e a sinistra di questa) per assistere ai funerali di Park. Ma presto quello che sembra un normale rito funebre diventa una scena del crimine. Le poltrone sono infatti sigillate da un nastro segnaletico. Solo una volta rimosso, il pubblico potrà prendere posto e le indagini potranno ufficialmente iniziare.
Le domande a cui il commissario e il medico legale (Paola Tintinelli e Vincenza Pastore) tentano di rispondere sono: “Chi ha ucciso Bonn Park”? “Il giovane drammaturgo si è semplicemente suicidato o qualcuno è colpevole della sua morte”? “Da chi sono state messe le pietre nere e maleodoranti che sono state trovate durante la sua autopsia”? Lo spettacolo non è che la ricerca della verità, in un dichiarato e leggero gioco meta-teatrale. Cambiandosi d’abito e di genere (Luca Toracca, in nero, interpreta fra i diversi ruoli La Società) ognuno dei quattro attori prende la parola (ai lati della bara sono installati dei microfoni ad asta), seguendo le indicazioni post-mortem dell’autore.

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Il risultato è una carrellata (tutta entrate e uscite) di personaggi e umanità differenti, in cui l’enunciazione si sdoppia (compaiono i portavoce dei vari personaggi) e tutto diventa citazione: da Brecht a Helene Weigel, dai western di Quentin Tarantino a Ry Cooder, da Schubert a Francesco Tricarico (che offre un divertito contributo alla “colonna sonora”). Bravi Mattia De Pace alle luci e Fabio Cinicola al suono a restituire le giuste atmosfere.
L’epilogo è forse meno inatteso del previsto, ma coerente con tutta la costruzione drammaturgica. Nel suo tentativo di “essere un po’ più del 10 settembre 2001 e un po’ meno del 12 settembre 2001”, Bonn Park è un suiomicidato da La Società. Il suo suicidio è un omicidio (come il Van Gogh di Artaud). Le indagini diventano così un processo a La Società e si trasformano in un atto collettivo, spostando la finzione biografica verso una riflessione più “politica”.
C’est la vie, così recita la busta gialla nelle mani dello spettatore.

Piangiamo la scomparsa di Bonn Park
di Bonn Park
regia Renzo Martinelli
dramaturg Francesca Garolla
traduzione Adriano Murelli
con Luca Toracca, Paola Tintinelli, Vincenza Pastore, Massimo Scola
luci Mattia De Pace / suono Fabio Cinicola
video Giuseppe Ragazzini
produzione Teatro i
con il sostegno di Fabulamundi Playwriting Europe – Crossing generations