EDOARDO BORZI | Ci affrettiamo lentamente, io e il mio amico Marco, lungo via Nomentana in sella al suo destriero metallico, compagno di mille avventure. E’ tardi, come al solito, – 5’ dalla messa in scena. Seppur sbagliando strada, si riesce infine a imboccare contromano via Bosio; dove prima sorgeva il verde perenne e grave, ora cumuli di mattoni e cemento soffocano il fruscio del vento. Il buontempone che mi porto appresso indossa una felpa verde fluo col cappuccio, dettaglio insignificante ai più, forse inadeguato per un evento quasi istituzionale come quello organizzato dall’Istituto di Studi Pirandelliani – eppure si rivelerà elemento funzionale alle logiche insolite della serata che ci aspetterà. Così le verdi e spettrali pareti interne del villino – che ora ospita alcuni uffici del Ministero dello Sviluppo Economico – ci guidano lungo le rampe delle scale fino ad arrivare all’ultimo piano in cui è situato l’appartamento dove Luigi Pirandello visse da solo dal 1933 fino alla morte nel 1936.
Visita virtuale dello studio https://vimeo.com/80898394
Entrando ci imbattiamo nella straordinarietà di un nuovo mondo. Il soggiorno-studio si apre in tutta la sua vetusta beltà; nella mobilia originale e intatta, torna a vivere cristallizzata nel tempo l’atmosfera che respirò fino alla fine dei suoi giorni l’autore girgentino. Due Scrivanie e altrettante librerie a vetrine, le poltrone, alcune scaffalature e le sedie allestite al centro della sala, il tutto sormontato da un enorme lampadario di cristallo che illumina l’ambiente in cui smarrirsi nelle mille mirabilia tra dipinti e foto presenti tutte intorno. Da tergo i protagonisti di questa rappresentazione entrano con gli occhi smarriti.
Nella sala volteggiano nelle vesti mondane degli anni trenta, estranei ai visi e alla vita dei nostri tempi. Si accende bassa la luce della ribalta in fondo, tra le due scrivanie, dove i performers trovano il loro palco ideale da cui si muoveranno durante lo spettacolo. Voci fuori campo e una registrazione dalla tesi di laurea “Laute und Lautentwickelung der Mundart von Girgenti” aprono l’opera di lettura inedita dell’officina interiore di Pirandello all’insegna degli studi di ricerca linguistica intorno al fonosimbolismo.
Un grande palloncino azzurro con all’interno luci ad intermittenza verdi e blu legato ad un sostegno viene liberato; su questo viene apposta la seria alfa-numerica 12369LP che corrisponde al numero dell’asteroide dedicato a Luigi Pirandello e portato al fondo del corridoio direttamente al sottoscritto intento a dissimulare l’impaccio di aver legato al braccio il “peso” simbolico di cotanta importanza o semplicemente di essere osservato da una miriade di occhi tutti rivolti su di sé. Sin dalle prime battute si comprende quale sia la cifra stilistica che caratterizza l’intera messa in scena: dai frammenti scelti ed estratti dai Taccuini (ma non solo) dove Pirandello registrava gli esiti della sua produzione letteraria e fonolinguistica prendono vita le identità variabili Gianluca Enria, Elisa Pezzuto, Odette Piscitelli Leoni in rapidi e accesi dialoghi che ben presto coinvolgono anche il pubblico presente.
Così è per il “dialogo concertato” in cui vengono letti dei piccoli incisi di vari testi distribuiti alla platea, le cui voci alternate femminile/maschile si integrano a loro volta all’interno della schermaglia dialettica intrapresa dagli attori; così è per la gioia di Marco, da sempre appassionato all’hip-hop, chiamato sul palcoscenico, in virtù di quella felpa verde tanto criticata o per la giovane testa che tra la canutaggine dei più spiccava, per un breve ma intenso esercizio di scansione ritmica delle più arcaiche e ricercate parole italiane seguendo il beat di una base musicale.
A legare in un incantesimo onirico le intrusioni dialogiche al tessuto drammaturgico, spetta alla liricità sprigionata dalle corde dell’arpa di Elisa Pezzuto, interprete di numerosi improvvisazioni di canto e poesia sonora, sulle cui note si libra una danzatrice di rosso vestita, Francesca Beatrice Vista la cui leggiadria accompagnerà l’eco della scrittura pirandelliana lungo tutto l’allestimento.
Ogni unità è nelle relazioni degli elementi tra loro: il che significa che, variando anche minimamente le relazioni, varia per forza l’unità. Si spiega così, come uno, che a ragione sia amato da me, possa con ragione essere odiato da un altro. Io che amo e quell’altro che odia, siamo due; non solo: ma l’uno, ch’io amo, e l’uno che quell’altro odia, non son punto gli stessi; sono uno e uno; sono anche due. E noi stessi non possiamo mai sapere, quale realtà ci sia data dagli altri; chi siam per questo e per quello.
Pirandello, Quaderni
Una rappresentazione sui generis – a cui non ci saremmo mai aspettati di assistere – che se per certi versi riesce a mettere in risalto l’operato degli interpreti, diretti dallo stesso Gianluca Enria, sempre prodighi a mettersi in gioco con generosa professionalità; per altri rivela alcune criticità insite nella natura narrativa della messinscena che talvolta viene sfruttata in modo poco limpido a seconda delle esigenze rappresentative. Infine va riconosciuto alle ideatrici di queste serate teatrali, Dina Saponara e Lucia Torsello, il merito di aver cercato non solo nuovi spunti di approfondimento dell’opera pirandelliana ma anche nuovi punti di contatto fra l’immensa eredità custodita in quelle stanze e il pubblico contemporaneo…e poi chissà se Marco – il mio amico, quello scettico delle mie proposte teatrali- avendo vissuto la gloria del palcoscenico poi ritornerà ai prossimi spettacoli che si terranno il 16 e il 23 Aprile preparandosi stavolta il recitativo rap e con una felpa di un colore ancora più sgargiante?
12369 LP
Orbite, traiettorie, frequenze dai Taccuini di Luigi Pirandello
Da un’idea di Dina Saponaro e Lucia Torsello
Con Gianluca Enria, Elisa Pezzuto, Odette Piscitelli Leoni, Francesca Beatrice Vista
Arpa e canto: Elisa Pezzuto
Movimenti scenici: Francesca Beatrice Vista
Regia: Gianluca Enria
prossimi appuntamenti
Sabato 16 aprile 2016
Sabato 23 aprile 2016
Ore 20.00
Donazione: € 10,00
Prenotazioni: 0644291853 / posta@studiodiluigipirandello.it