ALBERTO CORBA | The Americans: produzione DreamWorks distribuito qua e là soprattutto da Fox. Prima serie creata da Joseph Weisberg (Falling Skies).
Viene lanciata nel 2013 con un immediato successo: la serie è ben scritta e soprattutto credibile, fortemente ancorata alla realtà storica: Weisberg è un ex agente CIA e tutto ciò che scrive deve passare il Publications Review Board dell’agenzia prima di essere divulgato.
Travelers: Creata da Brad Wright, la mente brillante resa nota da tutti i ricicloni di Stargate: Universe, Universe Kino, SG-1, Continuum, Arca della Verità, Children of the gods… pare anche “Stargate la lista della spesa” e “Stargate spurghi 24h”. Di Travelers, Wright è anche autore e produttore esecutivo, accanto alla lead star della serie Eric McCormack: Peacock Alley la produce nel 2016 con un budget da recita di Natale.
La serie Fox parla di agenti russi infiltrati in territorio americano in piena guerra fredda. Philip ed Elizabeth sono di giorno una perfetta coppia di imprenditori e di notte spie letali, sullo sfondo della pacchiana, paradossale America di Reagan. Seguiamo col fiato sospeso lo scontro tra gli americani dell’FBI che sacrificano famiglie e carriere in difesa del proprio stili di vita e i russi dall’altra, che già hanno rinunciato a tutto semplicemente partendo per la missione. E dietro entrambe le barricate campeggia la presenza irritante dei burocrati, vigliacchi giocatori di scacchi con pedine umane delle quali colpevolmente ignorano il sangue versato.
Travelers invece immagina un futuro in cui la razza umana è da salvare. Se ne fa carico un gruppo di coraggiosi eroi grazie ad una tecnologia che consente di viaggiare indietro nel tempo sino ai nostri giorni, riversando la propria coscienza nel corpo di chi sta per morire. Arrivano nel nostro tempo con informazioni incomplete, ricavate da archivi imperfetti e dai social network, e commettono gaffes madornali con effetto domino. Nulla di ciò si traduce in uno spunto per infittire la trama verticale o esplorare i personaggi. Le puntate, in mancanza di meglio, vengono riempite da esplosioni, sguardi inesplicabilmente ambigui, monologhi sull’infinito e dialoghi senza consecutio.
Mattew Rhys e Keri Russel sono i protagonisti di Americans, lui pressochè ignoto, lei invece ben presentata da un curriculum in cui spiccano la serie Felicity ed una parte non proprio minuscola in Mission Impossible II. Entrmabi non si risparmiano per restituirci tutto lo stress di una vita di menzogne, la tenerezza di un amore costruito a tavolino che lentamente sboccia per davvero, l’assurdo contraddittorio di una famiglia di facciata. Rhys è assolutamente vulnerabile e trasparente: il suo vero io, la sua umanità è sempre lì, sotto di ogni travestimento della sua vita da spia, sotto ogni bugia, dietro le sue vittime, attorno al suo amore per i figli e per una famiglia che non è più solo una facciata. La Russel ha il personaggio più forte tra i due, è lei l’ultimo baluardo degli ideali della missione e della Madre Russia. Incarna il ghiaccio bollente sovietico, ma tolte le parrucche e gli occhialoni shady, è una bambina con abiti e truccchi di una donna adulta. Sono belli, fragili, forti e dolorosamente veri.
Travelers ruota interamente attorno alla mascella di Eric McCormack (Will e Grace, Perception e poco altro) il quale interpretando il molle e sciapo agente McLaren, mostra tutti i suoi limiti espressivi: il suo volto ha due soli punti mobili e l’articolazione di vocaboli come “outrageous” rimane un mistero scientifico.
Oltrepassiamo insieme tutti i pregiudizi di genere ed accettiamo che sia la trama di Travelers che quella di The Americans si sviluppano attorno a personaggi in incognito, in missione in un ambiente ostile.
The Americans ha collezionato sin qui 88 nomination a vari award e 16 vittorie tra cui emmy e golden globe per le interpretazioni dei protagonisti e dei ruoli di supporto.
Travelers è appena uscito ed ha già vinto la mia rimozione dalla watchlist.