ALESSANDRO GUALANDRIS | Nel 1989 Tim Burton, con il suo Batman, aprì la strada della celluloide agli eroi di carta, creando un perfetto connubio tra cinema e fumetto. Da allora molti film con uomini in calzamaglia si sono susseguiti con differenti esiti. E’ curioso notare come l’ultimo Batman, “Il cavaliere Oscuro Il ritorno”, abbia nuovamente segnato un nuovo approccio per questi film.
Iron Man 3, uscito nelle sale il 24 aprile, nonostante la vena comica accentuata da Shane Black, nasconde sotto la maschera del suo indiscusso protagonista, i dolori e le crisi dell’uomo moderno, come già il film di Nolan ci mostrava. Entrambi i lungometraggi analizzano la caduta psicologica del loro eroe, spogliandolo del costume/armatura e portandolo all’origine del loro essere uomo. Tony Stark, affetto da crisi di panico e costretto a isolarsi per riacquistare quella sicurezza in sé stesso persa dopo gli eventi narrati in The Avengers, è riportato a carne e non più macchina.
Il livello di simbiosi con la sua armatura non è più gestibile, tanto che in questo terzo capitolo ci sono tantissime versioni della stessa e più di un personaggio la indossa durante il film: l’arma diventa una semplice struttura di metallo che chiunque sembra poter indossare. Al di là della possibile polemica legata alla facilità con cui in America si possa avere una pistola o un fucile, è necessario sottolineare l’analisi sull’uomo e sul suo reale potenziale. Per questo il film segna una nuova linea narrativa all’interno del percorso che la Marvel vuole intraprendere, con la famosa Fase 2 cinematografica.
Questa scelta ripercorre molto lo stile delle testate a fumetti, dove per sferzare le normali serie regolari, si creano eventi annuali nei quali diversi eroi si trovano a dover affrontare crisi globali che cambieranno, poi, il normale corso degli eventi e della loro vita. Il ruolo che hanno nel cinema, queste trasposizioni da carta, è quello di creare una nuova continuità, staccata dai comics, ma sempre molto dipendente da logiche narrative ben rodate.
L’uomo moderno si riconosce di più in super eroi con crisi poco metafisiche, piuttosto che in super eroi senza macchia né paura. Citavamo all’inizio il Batman di Nolan: anche lui prima di riprendere il suo costume dovrà compiere una vera e proprio rinascita, al pari di Tony Stark e al pari di molti normali americani schiacciati dalla crisi. Il finale, in entrambi i casi, vede due uomini che si riappropriano del loro io e scelgono l’essere umano invece dell’eroe, anche se la battuta di Stark finale è pur sempre “Io sono Iron Man”.
E’ chiaro, quindi, come in un periodo di forte crisi cinematografica, sia d’incassi che di sceneggiatura, Dc e Marvel abbiano trovato il modo di crearsi un’isola felice dove poter rinnovare e sperimentare nuove trame, senza mancare di rispetto ai propri paladini. Donando quel lato umano che spesso è accantonato in una storia mensile in favore dell’intrattenimento puro.
Che sia il cinema, quindi, l’ultimo innocente salvato da questi super eroi?
Vi lasciamo con un trailer di un film molto atteso, soprattutto dopo la debacle del Superman di Synger, Man of Steel di Zack Snyder, in sala da giugno.
E’ un uccello, è un aereo, è Superman …speriamo!
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=T6DJcgm3wNY]
“L’uomo moderno si riconosce di più in super eroi”
io ho sempre sognato di essere un super eroe per risolvere una volta per tutte
i problemi che i nostri politici creano.
Cercasi regista per nuova sceneggiatura sopra citata
l’articolo è ok.
ottimo articolo !