Hystrio-22015_cover_low.jpgRENZO FRANCABANDERA | Con un ricco programma di eventi, dibattiti, incontri, oggi 26 febbraio il trimestrale di cultura teatrale Hystrio fondato da Ugo Ronfani compie 30 anni. Si tratta certamente di un traguardo importante per una rivista, ancor più se pensiamo sia una rivista culturale, sul teatro, cartacea. Praticamente l’ultimo dodo.
Perchè siamo nell’epoca del virtuale, del digitale, dell’immateriale. le riviste smettono di essere pubblicate su carta.
Perchè siamo nel tempo della poca cultura. La diffusione su scala nazionale di un trimestrale interamente dedicato allo spettacolo dal vivo che resiste nonostante i pochi fondi e il fatto che il teatro risulti assegnatario di una fettina sostanzialmente invisibile dei fondi complessivi dedicati allo spettacolo, significa che davvero si tratta di una strenua resistenza portata avanti con caparbietà.
A dirigerlo da alcuni anni è Claudia Cannella, giornalista e critica di teatro, rimasta negli anni sostanzialmente fedele ad un impianto non solo grafico ma potremmo dire concettuale di quel seme antico.
L’abbiamo intervistata.

Claudia, che importanza ascrivi a questo anniversario?

Beh, sono trent’anni. Un bel record per una rivista cartacea specializzata, e di cultura. Direi l’unica superstite nel panorama italiano. Il lavoro in questi anni ha mirato a mantenere alta la qualità dei contributi. Direi che l’autorevolezza che ci si è guadagnati con questo lavoro è sintetizzata simbolicamente dall’anniversario. Saremmo già spariti se questa qualità non fosse stata e soprattutto non fosse ancora percepita.

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Che squadra è quella che porta avanti il progetto di Hystrio e su quali fondi si regge l’equilibrio e la sopravvivenza della rivista?

Hystrio va avanti perchè è un progetto condiviso da molte, circa 50, persone che ne costituiscono il gruppo stabile, ciascuna dei quali fa quello che può in base alla propria disponibilità di tempo, forze e interessi. Per tutti si tratta di volontariato culturale.
Si è creato comunque un gruppo molto coeso, con un notevole attaccamento alla causa, perchè tutti si sentono parte di questo progetto.
Quanto al come ci manteniamo, abbiamo due persone in redazione con un contratto parti time cui si aggiunge sul lato uscite un gettone per la grafica. Il versante entrate si compone di poche voci: abbonamenti, poca pubblicità e il sostegno di Comune di Milano e Regione Lombardia per il Premio Hystrio. A conti fatti sono stati fondamentali i tre bandi Cariplo vinti negli ultimi 7-8 anni.
Si stanno poi rivelando una fonte importante di introito i seminari che facciamo dal 2014 per operatori teatrali, un bel successo per il tema della formazione specialistica ed anche una fonte di guadagno per la rivista.

Quante copie vende il trimestrale?

Abbiamo una tiratura di circa 4000 copie di cui la gran parte in abbonamento e poi il resto in vendita nelle poche librerie che hanno ripreso la sezione riviste.

Esiste comunque la possibilità di scaricarlo online ad un prezzo ridotto, pari alla metà del prezzo del cartaceo.

Secondo te che senso ha continuare la pubblicazione cartacea e che tipo di lettura pretende un periodico con queste caratteristiche?

Il senso personale di continuare col cartaceo in parte pertiene alla mia generazione, che è nata ed ha sempre lavorato con la carta. Direi che se non avessi possibilità di farlo come è oggi, ovvero un oggetto potente di artigianato culturale, mi annoierei a morte e mollerei.

Quanto al senso generale, invece, la prima cosa che mi viene in mente è che siamo ormai gli unici, e vogliamo mantenere questa specificità, come un vino buono, di quelli che serve tempo e pazienza. Elio de Capitani in un momento di scoraggiamento mi disse qualcosa come: “Ricordati che la Storia per ora la fanno ancora le riviste di carta”. Cosa vera, almeno per il momento. Secondo me.

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Cosa pensi abbiano dato alle arti sceniche le testate online che nell’ultimo decennio sono nate e si sono sviluppate e che rapporto secondo te si instaura con una rivista cartacea?

L’apporto è sicuramente una maggior circolazione e democratizzazione dell’informazione. E questo ha ovviamente i suoi pro e i suoi contro. Maggiore, infatti, non significa per forza di maggior qualità. Ma fra i molti (alcuni di valore e altri no) esiste certamente la possibilità di far conoscere la propria visione. E per alcuni di loro  è interessante venga conosciuta.
Quanto al rapporto fra web e carta dovrebbero esistere vasi comunicanti. In merito ad Hystrio, nello specifico, abbiamo comunque cercato di attivare tre siti, tre pagine facebook ed una attività online ampliata anche ad una sezione video. Nel compleanno di Hystrio daremo un segno di questo dialogo fra carta e web con la messa online dell’archivio cartaceo pdf di Hystrio, con tutti gli arretrati scaricabili ed a consultazione gratuita. L’online serve a dare circolazione più ampia e fruibile a tutto e a tutti.

Che futuro vedi per Hystrio? E per il teatro italiano?

(Sorride) Se continuiamo come stiamo facendo adesso, per Hystrio la vedo comunque bene: intendo dire, se continuiamo senza avere debiti a conservare il piacere del lavoro che facciamo per portare avanti questo prodotto di carta che ci piace tanto fare, preservando il suo valore e prestigio.
Quanto al futuro del teatro italiano si dice sempre: è morto, sta male. Invece secondo me evolve, involve, cambia: è una creatura viva, più local che global forse, e in vitù di questo continuerà nonostante i tagli, i decreti e manterrà la sua vitalità e avrà sempre qualcosa da dire. Non credo insomma a chi gufa sulla morte del teatro. Semplicemente il teatro cambia.