il-matto-3-massimiliano-loizzi-teatro-della-cooperativa.jpgRENZO FRANCABANDERA |Il nominativo internazionale è “I A T B”. Il motto, ispirato alle “virtù” delle unità da pattugliamento e del loro equipaggio, è: “Patiens Vigil Audax”.
Nave Libra ha un equipaggio fisso di 64 uomini, di cui 3 Ufficiali, che arriva fino a 81 durante l’attività operativa in mare. Questo recita il sito della Marina Militare nella pagina dedicata al pattugliatore d’altura Libra.

Ci sono i salvati. E i sommersi. Questa è una storia di sommersi, di cinque anni fa, venuta alla luce anche grazie ad un’inchiesta giornalistica condotta da L’Espresso.
11 ottobre 2013 a Sud di Lampedusa.
E’ lì che si rovescerà un barcone di quelli che solcano il Mediterraneo.
A bordo 480 persone. Di queste, 268 moriranno.

Oltre che dell’inchiesta giornalistica e di un videodocumentario , la vicenda è diventata soggetto del terzo spettacolo della trilogia di Massimiliano Loizzi intitolata “Il Matto“.
Si tratta di un format fortunato, in cui Loizzi istruisce in modo satirico e caustico un finto processo, ripercorrendo gli atti salienti di alcune vicende della storia della Repubblica, che riguardano il ruolo ambiguo dello Stato in alcuni casi di morte che Loizzi ritiene emblematiche del ruolo violento dell’istituzione e delle sue funzioni dell’ordine: se Il Matto (primo della trilogia di cui in fondo a questo articolo trovate il video integrale) ripercorreva i fatti della morte dell’anarchico Pinelli, e Il Matto 2 tornava ai fatti di Genova e all’omicidio di Carlo Giuliani, Il Matto 3 si occupa di quella che a conti fatti può essere considerata una vera e propria strage, in cui sono morte oltre 250 persone in fuga da Aleppo che in quei giorni veniva bombardata, nella guerra in Siria.
Sui fatti è in corso un’indagine e anche l’indagine non pare priva di contraddizioni e buchi.
A maggio 2017 il giudice per le indagini preliminari di Agrigento, Francesco Provenzano, ha respinto la richiesta di archiviazione e ordinato l’imputazione coatta per il reato di omicidio con dolo eventuale di quattro ufficiali in servizio l’11 ottobre 2013 ovvero la tenente di vascello Catia Pellegrino, allora comandante della nave Libra, i due tenenti di vascello della sala operativa della Guardia costiera, Clarissa Torturo e Antonio Miniero (le cui voci si sentono nelle telefonate di cui L’Espresso è venuto in possesso ed ha reso pubbliche in un’inchiesta giornalistica), e il comandante in capo del Cincnav, il centro operativo della Marina militare, allora ancora da identificare. Il gip ha poi trasferito l’indagine per competenza territoriale a Roma, dove però la Procura aveva chiesto l’archiviazione.
Ma il giudice Giorgianni, ha respinto la richiesta della Procura ed accogliendo l’opposizione presentata dagli avvocati delle vittime, Alessandra Ballerini e Emiliano Benzi, ha ordinato nuove indagini, e chiesto al pubblico ministero di formulare l’imputazione anche per il comandante della sala operativa del Comando in capo della Marina militare, Luca Licciardi, 47 anni, e per il responsabile della centrale operativa della Guardia costiera, Leopoldo Manna, 56 anni.

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Loizzi, come tipico dell’arte, non entra nello specifico della vicenda giudiziaria vera e propria (che tra l’altro ha i crismi dello spettacolo indegno, a tratti più farsesca della creazione scenica).
A Il Matto 3 è sufficiente tenersi sulla bastevole linea del buonsenso. Tanto basta per ricostruire il pathos del naufragio, il disinteresse delle istituzioni e anche di buona parte dell’opinione pubblica, e il dramma dell’esile considerazione che la vita umana ha nel nostro tempo, lontano da guerre vissute di persona, abituati come siamo alla cronaca delle immagini in tv.
Sono le stesse immagini che probabilmente vedeva  in tv a casa sua in Siria il dottor Jemmo, quando la sua nazione era in pace.
Poi è dovuto scappare con la moglie e i bimbi piccoli, cercando la salvezza in Europa. Sono sue le telefonate disperate con il telefono satellitare alle autorità italiane, che però lo rimandano alle autorità maltesi per più di una volta, quando la loro barca era a pochi km da Lampedusa e soprattutto a mezz’ora di navigazione dalla nave Libra, che viene tenuta invece ferma se non addirittura allontanata, per evitare il soccorso. Ma il barcone era stato colpito nella sua partenza dalla Libia, ed aveva imbarcato acqua. Fra la tarda mattinata delle prime telefonate e le cinque di pomeriggio quando il barcone si rovescia con il suo carico di vite umane, l’assenza e la presenza dello Stato in quel tempo intermedio, una presenza angosciante fatta di non-decisioni, assenze, disinteresse, finta distrazione (ed in realtà consapevole coscienza del non voler fare).
Vedere i propri figli sparire in mare, il proprio futuro, il senso della propria vita affondare.
In molti sostengono che senza quel drammatico naufragio e i suoi effetti massmediatici, l’Italia non avrebbe poi sostenuto, come poi ha dovuto fare, il peso delle intere operazioni di soccorso dei migranti nel Mediterraneo sulla rotta libica.

Tornando allo spettacolo, in una scena di fatto abitata solo dalle luci e dalla sua abile presenza, con movimenti studiati e attenti, Loizzi utilizza per tutto il tempo gli strumenti di un’arte di cui è da anni pressoché unico interprete, raccogliendo un testimone, quello di Paolo Rossi, alla cui scuola tra l’altro si è formato, adattandolo ad un personale senso di militanza libertaria, di cui questi spettacoli scorretti, poetici, antifascisti, sono l’abile  risultato.
Sulla parte di mestiere, di attore e mattatore, fra comicità e satira, di utilizzo dei pesi e contrappesi emotivi, Loizzi ha raggiunto una maturità frutto anche di anni di palcoscenico, spesso negli spazi della Milano resistente, come il Teatro della Contraddizione o il Teatro della Cooperativa che ha ospitato questo debutto, per non parlare dei suoi progetti in rete con Il terzo segreto di Satira, e molte altre operazioni al bordo della medialità più politicamente scorretta e virale.
Questo lavoro ne è la prova, con alcuni momenti davvero alti.
28783116_10156096290700890_4879087094177476050_n.jpgCirca l’equilibrio della composizione, complici una serie di finti finali (invero un po’ démodé), Loizzi mantiene il gusto tipico della satura, preferendo l’abbondanza, e l’uso dell’espediente della ridondanza (a volte comica a volte meno).
Su questo tema dell’eccesso, che ha sempre contraddistinto le sue opere, una qualsiasi regia esterna probabilmente avrebbe asciugato. L’occhio interno finisce sempre per essere benevolo con le proprie creature, a torto o a ragione evidentemente ritenute insopprimibili e funzionali al senso profondo dell’operazione. E’ il frequente limite di alcuni spettacoli a tema satirico, anche oltre Loizzi.

Ma considerando che queste creazioni di Loizzi hanno davvero caratteristica di completezza e potenza poetica, la considerazione di questo equilibrio anche formale può costituire davvero il tassello ulteriore per portare a compimento un percorso che in questi anni ne ha fatto il principale, e per molti versi unico esponente della satira politica teatrale, nel panorama  della scena italiana. I suoi one man show sono fastidiosi, per tutti, specie per chi ben pensa. Figuriamoci per chi pensa male. O pensa a male…
Li consigliamo quindi.
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Oltre che da Loizzi, questa storia è stata raccontata nel film “Un unico destino”, prodotto da Espresso e Repubblica con 42° Parallelo e Sky, che ha raccolto nuove prove sui clamorosi ritardi nei soccorsi. A questo link il video esclusivo de L’Espresso con gli audio delle incredibili telefonate di quella giornata.
Un ascolto che consigliamo a tutti voi che siete arrivati fin qui con la lettura.

Il Matto 3
scritto, diretto e interpretato da Massimiliano Loizzi
direzione e organizzazione Patrizia Gandini
produzione Mercanti di Storie in collaborazione con il Teatro della Cooperativa

 

Il video integrale de IL MATTO

https://www.youtube.com/watch?v=G_7t_NwWcuA