RENZO FRANCABANDERA | Si è chiusa a fine giugno a Genova con un bel risultato di pubblico e presenze artistiche Fuori Formato il Festival internazionale di danza contemporanea e videodanza, giunto quest’anno alla sua III° edizione, e ospitato tra l’altro in alcune bellissime dimore storiche del capoluogo ligure come Villa Durazzo Bombrini. Un mix di temi fra fantascienza, terrorismo, paternità, insetti, silenzio, memoria, affrontati dagli artisti ospiti della rassegna, curata da Teatro Akropolis, Rete Danzacontempoligure e Augenblick, e organizzata dal Comune di Genova e Teatro Akropolis con il sostegno di MiBACT e di Siae nell’ambito dell’iniziativa “S’illumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”, in collaborazione con Società per Cornigliano.
Parliamo nel caso di Akropolis di una realtà che nell’ultimo quinquennio ha sviluppato una particolarissima capacità attrattiva e coagulante rispetto alle iniziative sul territorio del capoluogo e che è diventata capofila di una serie di interessanti progetti multidisciplinari. Menzioniamo in questo caso, e non incidentalmente, il Premio Ubu assegnato alla curatela delle loro collane editoriali di studi sulle arti sceniche, a testimonianza di un lavoro di grandissima serietà, strutturatosi in questi ultimi anni con una logica imprenditoriale certamente di emanazione artigianale, come normale nell’impresa culturale, ma con una attenzione alla cura e al dettaglio che ha via via coinvolto altri soggetti del territorio in azioni di sviluppo condiviso. Ed è il caso proprio della rassegna Fuori Formato, nato all’interno del progetto “S’illumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” che sostiene iniziative culturali in aree periferiche cittadine o in aree della città caratterizzate da problematiche economiche e sociali, che favoriscono la creatività di giovani autori, artisti, interpreti ed esecutori.
Nei quattro giorni del festival si sono succeduti tredici spettacoli e venti film che accoglievano una selezione di creazioni provenienti da Italia, Europa, Stati Uniti, Canada in cui i danzatori, fra arte, danza e performance, hanno ragionato sull’espressività di questo linguaggio nelle sue forme attuali. I primi tre giorni – da martedì 26 a giovedì 28 giugno – il festival si è svolto tra il parco e le sale della stupenda Villa Durazzo Bombrini (Cornigliano, via Ludovico A. Muratori 5), una dimora storica a ridosso della zona industriale di Sestri occupata da spettacoli e performance site specific, oltre che ospitale sede dei dibattiti all’aperto nel giardino. Una meraviglia assoluta all’interno della quale gli artisti selezionati da una call con 90 candidature si sono esibiti, componendo la rassegna dal vivo curata da Teatro Akropolis e Rete Danzacontempoligure, arricchita da una sezione dedicata agli Under 35. Venerdì 29 Fuori Formato si è poi spostato nel centro storico al Teatro Altrove (piazza Cambiaso 1), dove sono proiettati i film finalisti sia della sezione nazionale Under 35 sia della sezione internazionale della rassegna di videodanza Stories We Dance curata da Augenblick 1234: hanno risposto alla call internazionale in 126 artisti da 32 nazioni ed alla fine fra danza, arte contemporanea ed autoironia del linguaggio, dopo la proiezione all’Auditorium Montale del Teatro Carlo Felice, la giuria – composta in maniera eterogenea da figure provenienti da diversi ambiti, ovvero Antonio Tagliarini, Ewa Gleisner, Mariam Al Ferjani, Francesca Bennett e Giorgio Montolivo – ha proclamato all’unanimità miglior film di questa edizione Drop Out bodies di Ludivine Large-Bessette, F 2017.
Altre menzioni anche per Dunja Jocic in BIRD, di Dunja Jocic e Marinus Groothof, NL/SRB 2016, come miglior performer, miglior coreografia ad Antoinette Helbing per BANG, di Jan Vesala, DK 2018, KEEPING BALANCE, by Bernhard Wenger, A 2015 per il miglior concept ex aequo con SINK OR SWIM, di Michiel Vaanhold, NL 2015, Alan Lake per la regia di RAVAGES, CDN 2015. Miglior corto under 35 a SAETTANTI BOUMMM, di Pietro Firrincieli, IT 2016, mentre la giuria popolare ha scelto THROUGH THE SUPERMARKET IN FIVE EASY PIECES, di Anna Maria Jóakimsdóttir Hutri, FIN 2017.
Questa vittoria segue quella dell’anno passato di “Body Language Zone” di Kim Saarinen, un lavoro del 2015 che aveva raccolto consensi unanimi per il suo sguardo ironico, a suo modo erotico-fantozziano, in cui la libera espressione del corpo viene raccontata fra sogno e realtà da una ligia impiegata in divisa.
Torniamo poi sui tre spettacoli presentati in particolare Giovedì 28 giugno a Villa Bombrini, iniziando da Memories of the past di e con Luca Alberti, in collaborazione con la Compagnia DEOS // Giovanni Di Cicco. Una figura dal tratto ambiguo, quasi sacrale, ricerca una dimensione di sé dentro la pratica quasi zen del ricordo, dell’affanno di ritrovarsi e di tornare quasi in vita nello spasmo di quello che si è stati. Ispirato al tema del ricordo e del recupero di sé nel rivivere la memoria, lo spettacolo pur assente di una cifra drammaturgica leggibile in senso stretto, riesce bene a creare una ambientazione psicologica, richiamando ora pratiche ascetiche orientali, Sufi, ora turbamenti d’occidente, metropolitani.
E’ seguita, prima nell’androne e poi nella bellissima Sala Solimena del palazzo, la prima assoluta di Perché mi hai abbandonato della compagnia Koinè Genova. La coreografia, firmata da Cristiano Fabbri che la interpreta con Rocco Colonnetta, si ispira alla figura paterna, evocata subito con il rimando sonoro a Father and Son di Cat Stevens e poi alla metafora del nodo, del legame di carne che lega il genitore al figlio. La drammaturgia, in questo caso leggibile e diremmo diacronica, osserva queste due figure nel loro rapportarsi per tutto il periodo dell’esistere, passando per la sempre presente questione della ribellione all’ordine costituito incarnato dal padre, per andare lungo la propria strada. Partendo da alcuni spunti interessanti, il lavoro nella sua attuale forma prima, si perde dietro un insieme di simboli fin troppo didascalici, che nella parte finale diventa ridondante, come pure i temi della conflittualità si leggono in movimenti che risultano troppo accompagnati sotto lo sguardo dello spettatore. Il lavoro va proseguito proprio nella sottrazione di tutta questa cifra più intelligibile, per cercare una profondità che in questo momento al lavoro manca.
Ultima delle proposte della serata, nel Salone delle Feste, la prima regionale di uno spettacolo sulla paura, all’interno della sezione Under 35: PeurBleue di C&C Company. A dispetto del titolo, la vicenda è invece ispirata ad una monocromia rossa, incarnata da una natura morta a pavimento di oggetti di largo consumo, plastica da supermercato, in cui arriva questa consumatrice per ripararsi dalla pioggia. Il lavoro dovrebbe poi raccontare di un attentato e dell’incubo improvviso capace di cambiare di colpo l’orizzonte della vita della donna, la danzatrice Chiara Taviani, che subisce questa metamorfosi cromatica dal rosso al blu, ma a differenza dello spettacolo precedente, qui la drammaturgia risulta di converso poco leggibile e l’esito parimenti manca di quel necessario dettaglio di nesso di relazione fra origine dell’ispirazione coreografica e sua realizzazione. Inutili e già viste decine di volte ormai le scene in cui la fanno da padrone le lunghe capigliature: quanto a tricologia, la danza ha già detto quello che occorreva.
Memories of the past (20’)
Di e con: Luca Alberti | In collaborazione con: Compagnia DEOS//Giovanni Di Cicco | Concept: Luca Alberti, Alessandra Elettra Badoino | Photo: Michael Palamà
Perché mi hai abbandonato (30’)
Koinè Genova Genova. Di Cristiano Fabbri | Con: Rocco Colonnetta, Cristiano Fabbri
PeurBleue (25’)
C&C Company Sezione Under 35
Di: C&C company | Produzione: Residenza Idra 2015/2016 | Con: Chiara Taviani | Disegno Luci: Violeta Arista | Consulenza drammaturgica e coreografica: Carlo Massari | Con il supporto di: Residenza produttiva Carrozzerie n.o.t, Teatri di Vita di Bologna, Pim OFF/ Milano