FEDERICA GUZZON | Grazie all’attività di Distretto Creativo, sul territorio del viterbese e del reatino, nasce il Distretto Festival. L’inaugurazione sarà l’8 dicembre con Gobbo a mattoni di Riccardo Goretti; il festival poi seguirà il fine settimana dal 14 al 16 dicembre.
Civita di Castellana si prepara alla festività natalizia con la magia del teatro che riesce a unire ogni fascia di età, distinzione sessuale e culturale. Tutti coinvolti, compresi i ragazzi: sono infatti circa 500 a far parte del progetto per le scuole inserito all’interno di Distretto Creativo. Il tema dell’inclusione e della condivisione è centrale per il festival, sarà il filo rosso dei progetti coinvolti.
In attesa della prossima settimana, abbiamo intervistato Ferdinando Vaselli di Distretto per farci dare delle anticipazioni sul festival.
Come è nata l’idea di realizzare un festival di teatro di qualità a Civita Castellana e quale tipo di offerta fornite?
Il festival nasce in seno all’officina culturale Distretto/Creativo, un progetto che ormai da quattro anni svolgiamo tra la provincia di Viterbo e quella di Rieti. Si tratta di un’attività legata allo spettacolo dal vivo che prevede rassegne, formazione, produzione, residenze finanziata dalla Regione Lazio in collaborazione con i comuni.
Distretto Festival nasce proprio dalla necessità di rafforzare il rapporto con la comunità portando il teatro nei centri anziani e in quelli commerciali, nelle scuole e nelle chiese, nelle fabbriche e nelle piazze. La nostra missione è coinvolgere pezzi di territorio, attraverso percorsi di formazione ed educazione alla visione.
Per questi tre giorni le nostre sfide sono tante. Anzitutto il luogo: la provincia del Lazio. Tutto quello che accade fuori Roma sembra perdere di significato. Noi lavoriamo per dare una possibilità di esistere ai luoghi lontani dai centri, cercando di comprendere come sia percepito qui il presente. Scommettiamo sulla partecipazione attiva della popolazione e delle realtà locali che ci supportano, come la manifestazione Civitonica per i centri anziani e i centri commerciale. Siamo tra passato e presente, in una sinergia di forze, in cui i 500 ragazzi coinvolti rappresentano il massimo successo.
Il programma è di tutto rispetto con gli spettacoli di Riccardo Goretti, Daniele Timpano e Fabrizio Pallara del Teatro delle Apparizioni. Per venerdì 14 ci sarà l’Incontro su teatro e adolescenza, per noi veramente significativo. Per l’occasione interverrà Andrea Paolucci di Teatro dell’Argine, Stefania Marrone di Bottega degli Apocrifi, nonchè responsabile del Tavolo Formazione di Cresco, Andrea Pocosgnich di Teatro e Critica, Isabella di Cola di Atcl, Tiziano Panici di Dominio Pubblico e Simone Amendola. Non mancheranno gli insegnanti e i ragazzi delle scuole superiori che hanno partecipato al progetto.
Puoi raccontarci cosa rappresenta Distretto Festival per i ragazzi coinvolti e in che modo li avete integrati nel festival?
Per i ragazzi è un momento di incontro, confronto, formazione e divertimento. Parteciperanno attivamente al festival attraverso le 130 ore di laboratorio che abbiamo fatto in quattro istituti, le lezioni-spettacolo con Daniele Timpano ed Elvira Frosini, il laboratorio con Francesco De Santis di Teatri 35 e infine lo spettacolo insieme ai ragazzi del centro diurno. Inoltre parteciperanno al convegno anche come relatori.
Questa prima edizione è focalizzata sulla diversità, sull’inclusione/esclusione e sull’incontro/scontro. Cosa rappresentano questi temi oggi e perché affrontarli a teatro?
Abbiamo lavorato su queste dicotomie per porre un focus sul rapporto tra arte e comunità. Non solo come elemento di estrema attualità nel dibattito politico ma come elemento di partenza della nostra indagine artistica.
Non a caso il tema sul quale stiamo lavorando è quello delle autorappresentazioni. A tutti i partecipanti ai laboratori abbiamo chiesto un autoritratto. Come si vedono, come li vedono gli altri, come vorrebbero che gli altri li vedessero. Partendo da queste suggestioni andiamo ad analizzare le cose che ci escludono, che ci fanno sentire diversi o che ci rendono uguali agli altri, parte di un gruppo, di una comunità. Indaghiamo se questo processo parte dall’esclusione dell’altro o da una condivisione di valori comuni. Ci interroghiamo per ritrovarne il percorso di sviluppo: da cosa è provocato e cosa causa nella vita delle persone e della collettività.
Insomma un tema vasto e complesso che non ci interessa raccontare mettendo in scena il nostro punto di vista; il nostro compito è quello di esplorare, di capire le ragioni dei buoni e dei cattivi, di ascoltare.
Spesso il teatro prende una posizione ma forse semplicemente dovrebbe mettersi in ascolto, senza essere militante. Dovrebbe esplorare i conflitti, la complessità del mondo. Non giudicarla.
Questo lo dimentichiamo anche in nome di una ricerca linguistica che spesso appiattisce i contenuti per mantenere l’integrità della forma.
Quale tipo di selezione avete effettuato per presentare il programma attuale con spettacoli per adulti e bambini e l’Incontro su teatro e adolescenza?
Abbiamo ragionato sul coinvolgimento di varie tipologie di pubblico mantenendo dall’altra parte un focus sul contemporaneo. Con Gobbo a Mattoni abbiamo coinvolto il centro anziani di Civita Castellana, uno spettacolo aperto al pubblico esterno in un giorno di festa. Gobbo a Mattoni è un racconto dolente e accorato sulla fine delle ideologie, nascosto da un divertimento nella narrazione delle storie che ci fa ridere dall’inizio alla fine. Ci presenta un ritratto dal ‘900 al post-ideologico, stando seduti a tavolino con dei vecchi che giocano a carte.
Gli sposi – Romanian tragedy di Timpano/Frosini ospiterà i ragazzi delle scuole in una lezione-spettacolo, una lezione di storia e teatro, un racconto sul fare teatro. Ci riporta nella storia della Romania che anche i ragazzi rumeni di seconda generazione conoscono molto poco.
Il Teatro delle Apparizioni porta il suggestivo lavoro Fiabe da tavolo nella sua ultima versione, con sei nuove favole. Qui coinvolgiamo le famiglie, i bambini e gli adulti una domenica pomeriggio d’inverno prenatalizia, in un luogo non propriamente teatrale: un centro commerciale. Infine ci sono i laboratori in cui si incrociano i ragazzi del centro diurno con quelli del Midossi in due performance che diventano un unico tracciato.