VALENTINA SORTE | Riprende il viaggio visionario e poetico di via Pastrengo. Dopo l’ultimo appuntamento con Gek Tessaro e il suo teatro disegnato, il Festival Internazionale di Teatro di Immagine e Figura esplora altri linguaggi e propone un’altra emozionante sperimentazione visiva, quella della russa Polina Borisova.
Tra oggetti domestici e fili (in)visibili, la giovane marionettista riassembla la vita di una vecchia signora. Non lo fa però manovrando dall’alto marionette o pupazzi ma calandosi in quel corpo, in quella marionetta a taglia umana. In sé, l’operazione non è particolarmente originale. Anzi, a dirla tutta, la narrazione di un’esistenza attraverso il filo dei ricordi e del frammento è uno schema ricorrente.
Eppure, la Borisova usa questa tecnica in un modo molto interessante. Scompone la vita della vecchia signora in una trama di oggetti e avvenimenti che ricompone in scena attraverso un montaggio visibile, visibilissimo: un nastro di carta adesivo. Lo scotch che lega – nel senso stretto del termine – i vari frammenti di vita e che allo stesso tempo definisce graficamente spazio e tempo, diventa simultaneamente linea narrativa, linea scenica, linea grafica, linea drammaturgica. Go! – il titolo dello spettacolo – è un lavoro sulle linee.
È un lavoro di grande perizia poiché tutto è studiato nel minimo dettaglio. Le cuciture narrative sono giuste. D’altronde, come non notare la sbavatura di un tratto bianco su uno sfondo nero? Ma nonostante questa pulizia, Go! è pieno di calore e intimità. Arredi, costumi, luci, oggetti creano un piccolo universo domestico. Una vecchia poltrona a motivi floreali, gli abiti a tinte scure o pastello, le luci soffuse delle lampade restituiscono un ambiente casalingo in cui si muove il personaggio.
Il primo spazio di narrazione – la linea del presente – è quello del soggiorno. Qui la signora vive la sua solitudine e la condivide col pubblico. La Borisova è bravissima a usare l’ironia e la clownerie per rompere il ghiaccio. Basta poco. Delle micro-azioni, dei micro-sguardi. Presto il soggiorno si allarga allo spazio del ricordo e, sulla parete nera che sta alle sue spalle, iniziano a prendere forma altri luoghi e altri personaggi. Questa è la seconda linea narrativa. Col nastro adesivo l’artista disegna gli arredi mancanti: una stufa a legna, una porta, un telefono. Arrivano anche altre figure: la sagoma di un uomo, col cappello, e alcuni passanti. Forse una stazione.
Il pubblico segue questo racconto visivo sullo sfondo nero. Ma ecco che la bidimensionalità del tratto scivola nello spazio scenico e diventa tridimensionale: il filo del telefono scende dalla parete e si srotola/incolla sul pavimento. Non si tratta di un semplice passaggio del nastro adesivo dall’asse verticale a quello orizzontale. Il nastro diventa un elemento autonomo nello spazio. Non è più il segno grafico del filo telefonico ma diventa il filo telefonico. Il segno finisce di essere solo un segno: la vecchietta, dalla sua poltrona, accosta il nastro all’orecchio. Lo stesso avviene per altri oggetti scenici: per la stufa a legna, per l’uomo col cappello, per il gatto. Prima “stanno per” qualcosa, poi diventano quella cosa. All’inizio l’animale “sta” disegnato alla finestra, poi si mette sul braccio, attorno al braccio della vecchia signora. È un lavoro sulle linee, sì, ma è anche un lavoro sul segno.
Questo non significa che la dimensione grafica prevalga sulla dimensione performativa. Al contrario. Nella sua formazione, a San Pietroburgo prima e a Charleville-Mézières poi, l’artista russa ha approfondito sia la costruzione di marionette che la recitazione. L’uso del corpo e della maschera è altrettanto importante in questa creazione. La maschera che indossa (e che ha creato) non copre tutto il viso ma lascia scoperti gli occhi e la fronte, permettendole così di dare più intensità alle espressioni facciali. Ma non è solo abile nelle micro-espressioni. La Borisova riesce a calarsi dentro la maschera e a diventare una marionetta a taglia umana, assumendo fisicamente le movenze, le velocità e le incertezze di un’anziana signora, senza però interpretare nessuno. Da qui la sua forza.
Questo infatti le permette alla fine dello spettacolo, prima del congedo finale da questa vita, prima di spiccare il volo finale, di assumere la forma di un uccello e di abbandonarsi ad un momento di follia e di eccezionalità. In questo passaggio la dimensione performativa si esprime con più evidenza, senza creare problemi di coerenza col suo personaggio. Insieme alla poesia della vita rimane la coerenza della scena. La coerenza è data infatti dalla linea narrativa, non sicuramente dalla linea interpretativa. La donna diventa un uccello danzante, bello e mostruoso allo stesso tempo. Con la sua danza si prepara ad un ultimo attraversamento. Al non-ritorno che conclude il lungo collage dei ricordi. Il nastro adesivo ormai non tiene più. Il personaggio può uscire di scena. E mentre lo spazio rimane vuoto della donna, restano lì tutti gli oggetti, tutte le linee, tutti i segni in una simultaneità che prima non c’era.
Vengono alla mente alcune parole di Ejzenstejn nella Teoria generale del montaggio: “Da un lato il montaggio rinvia a una scomposizione cui vanno incontro i diversi fenomeni, seguita da una ricomposizione a un livello più alto; sotto questo aspetto, esso è lo strumento attraverso cui smembrare analiticamente gli oggetti o gli eventi, per averli poi restituiti assieme al senso della loro articolazione o […] del loro divenire. Dall’altro il montaggio invia al confluire di una serie di elementi, separati spazialmente o temporalmente, in una simultaneità.” Pur essendo uno spettacolo dal vivo e non certo una pellicola, il montaggio realizzato da Polina Borisova in Go! ha queste due qualità.
Sulla scena rimangono le tracce sparse di questa simultaneità. Il pubblico le può guardare, immobili, e vederle per la prima volta, al di là del loro divenire. Rimane l’impalcatura. Linee, segni, oggetti.
GO!
Messa in scena, pupazzi e scenografia e interpretazione di Polina Borisova
regia David Claveau
coproduzione Odradek/ Cie Pupella Noguès, Centre de Création et de Développement pour les Arts de la Marionnette
IF FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TEATRO DI IMMAGINE E DI FIGURE – XII EDIZIONE
05 e 06 aprile 2019 – Teatro del Buratto