ANTONIO CRETELLA | Quand’ancora era all’apice della sua carriera politica, sebbene i primi segni di decadenza si facessero già ben evidenti, Berlusconi, a latere di un discorso riguardante i finanziamenti pubblici alle scuole private, disse apertamente che gli insegnanti “inculcano ai ragazzi valori contrari a quelli dei genitori”, ultima pennellata di una narrazione tesa alla delegittimazione della scuola pubblica dipinta come covo di comunisti ex-sessantottini pronti a sperimentare la cura Ludovico su cavie umane. Certo, detto da un abile piazzista che in quarant’anni di televisione ha forgiato generazioni di vestali e pretoriani del trash per i quali la politica è un brutto spot anni ’80 della Standa, farebbe anche ridere, se non fosse per il fatto che la sua dichiarazione conteneva il presupposto programmatico della distruzione della scuola come istituzione e la sua riduzione a ramo d’azienda, obiettivi perseguiti in modo bipartisan, come oggi piace dire, anche dalla sinestra (e non è un refuso). Il risultato è stato che la scuola è diventata una roccaforte della resistenza al condizionamento dei cani Pavlov e degli yes-men addomesticati da quelli che la pedagogia chiama “apprendimenti informali”, quelle serie di nozioni, dati e ideologie appresi in modo non strutturato da fonti di vario genere, dalla TV alla Rete. Apprendimenti che non sottoposti ad alcun tipo di revisione mescolano informazione e complottismo, e possono essere usati come viatico di una “riprogrammazione culturale” quale fu, ad esempio, l’uso del cinema e della radio negli anni bui del Ventennio.
La scuola ha dovuto e deve fare i conti con la concorrenza sleale del qualunquismo cognitivo agendo spesso come una Penelope che pazientemente cerca di riannodare i fili di un discorso sensato, di un senso etico e di una visione oggettiva del mondo che i cattivi maestri informali stracciano e imbrogliano a proprio piacimento. Quando poi questa faticosa operazione di ricostruzione di senso dà i suoi frutti fornendo agli alunni gli strumenti per pensare in autonomia, la si accusa di indottrinamento, di plagio, come se un ragazzo di 14 anni non fosse in grado di comprendere in autonomia parte della complessità del presente se messo nelle condizioni di poterlo fare, ma fosse solo il passivo ricettacolo di influenze degli adulti. Uno schema che abbiamo visto varie volte: Greta Thunberg accusata di essere manovrata dai genitori, gli alunni della prof.ssa Dall’Aria accusati di essere pedine nelle mani della malvagia docente comunista; accuse che provengono da chi, con la proverbiale trave nell’occhio, non si accorge di quanto il proprio pensiero sia una avvilente ripetizione da pappagallo.
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