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Svetlana Zakharova – Roberto Bolle – ph Brescia e Amisano Teatro alla Scala

ANTONELLA POLI | Corruzione di costumi e desiderio di affermazione sociale, niente di nuovo in scena si penserebbe, come d’altronde non si potrebbe immaginare che questi due temi erano al centro del settecentesco romanzo dell’Abbé Prevost  che ci fa entrare nella Parigi de la Régence ove la borghesia cede ai facili costumi. Allora fece scandalo, fu censurato due volte anche se la storia della giovane Manon é una tragedia d’amore che ha il suo triste fine proprio perché vincitori ne escono l’amore e i sentimenti.

Non a caso Maupassant scrive : « Dans cette œuvre, si pleine de charmes et de perfidie instinctive, l’écrivain semble avoir concrétisé tout ce qui est le plus plaisant, le plus alléchant, et le plus infâme, de la créature féminine ! Manon est entièrement, complètement femme, comme elle l’a toujours été, comme elle l’est et comme elle le sera toujours. »

Sintesi perfetta questa dello scrittore francese che con questa citazione mette in evidenza tutte le qualità della protagonista elevandola a prototipo della figura femminile.

L’opera assume cosí una valenza più universale, alcuni potrebbero interpretare quest’idea come segno di antifemminismo e darle un significato negativo. Ció che va evidenziato invece é soprattutto il merito dell’Abbé Prevost per aver creato questo romanzo i cui personaggi incarnano i vizi sociali e sono descritti con un’acutezza psicologica profonda capace di restituire al lettore forti emozioni.

Nel 1974 il coreografo Kenneth Macmillan trae spunto da quest’opera  per crearne un balletto in tre atti che é stato in scena al teatro alla Scala  fino al 15 novembre con la presenza delle étoiles Svetlana Zakharova, Natalia Osipova, Roberto Bolle et il primo ballerino, giovane talento scaligero, Claudio Coviello.

Personaggi centrali del balletto sono Manon, Des Grieux e Lescault, vero artefice dell’intreccio. La coreografia é innovativa considerando che si tratta di un balletto di quarant’anni fa, ricca di passaggi complessi soprattutto nei pas des deux e che richiede anche una grande forza interpretativa da parte degli artisti. I momenti centrali sono costituiti dalla variazione di Des Grieux et dal pas des deux del primo atto ove gli amanti iniziano a dichiararsi il loro amore; una variazione in cui Manon mostra tutta la sua avidità per il lusso e ancora un pas des deux « languido » ove Des Grieux cerca di « addolcire e far cambiare vita » a Manon nel secondo atto e infine nel terzo atto, il pas des deux ove sensualità, tenerezza, amore e morte s’intrecciano per un finale oscuro e tragico.

Da non dimenticare anche le parti danzate, ed é il caso di dirle recitate, di Lescault. Verrebbe da dire che é lui il vero artefice della storia, il suo ruolo é centrale dato che la storia comincia proprio con la promessa di Lescault a un nobile per « cedergli » sua sorella Manon. Il suo comportamento si giustifica con le parole dello stesso Macmillan che afferma : « La chiave della sua condotta si trova, io credo, nelle sue origini: una famiglia dignitosa, sicuramente, ma modesta e ben presto ridotta alla povertà in quel XVIII secolo dove le fortune si creano e si disfano con la rapidità di un temporale. Ebbene, nella miseria, si finisce per perdere tutta la dignità. E Manon ha talmente paura della miseria! Meno della paura della povertà stessa che della vergogna di essere povera ».

Il primo cast in scena vedeva la coppia Zakharova- Bolle nei ruoli di Manon e di Des Grieux, il primo ballerino Sutera in Lescault e Alessandra Montanari nell’amante di quest’ultimo. Le due étoiles, già grazie alla loro esperienza e all’affiattamento oramai consolidato hanno impressionato ma sono mancati a volte un po’sul piano del pathos. Antonino Sutera poteva essere più scaltro, mostrarsi più maligno nella sua interpretazione cosí come anche Alessandra Montanari più viziosa nel ruolo di amante. Nel pas des deux finale la Manon ormai allo stremo (Zakharova) é trascinata sulle spalle del suo Des Grieux, sul suo volto e dal suo corpo emana un sentimento di morte reale.

l'histoire de Manon - Svetlana Zakharova - Roberto Bolle - ph Brescia e Amisano Teatro alla Scala K61A2286 b XVedendo il secondo cast in scena si ha l’impressione di vedere un altro spettacolo. Natalia Osipova (Manon), é molto espressiva, e il ventunenne Claudio Coviello (Des Grieux), comunicano più tra loro mostrando un’intesa perfetta. Il giovane, nononostante l’età, appare già maturo per un ruolo cosí importante e quello che colpisce é proprio il suo amore per la « vita ». Nel pas des deux finale, attraverso i suoi sguardi e i movimenti delle sue braccia cerca di ridare vita a Manon oramai febbricitante e morente. Certamente lavorare con Natalia Osipova ha costituito per lui un arricchimento professionale, facendo notare dei progressi anche rispetto al Lago dei Cigni del luglio scorso ove interpretava il principe Sigfrid. Nota di merito a Mick Zeni, nei panni di Lescault, che ha saputo in maniera magistrale condurre l’intreccio con le sue doti teatrali e alla sua amante maliziosa  Alessandra Vassallo.

Da non dimenticare la musica costituita da brani di Massenet, alcuni tra questi tratti da Le Cid e da Thaïs, Don Quichotte, Cleopatra, Ariane a Cenerentola, riarrangiati da Leighton Lucas su domanda dello stesso MacMillan e che il coreografo ha utilizzato come ottima fonte di ispirazione dato che questo balletto si rivela ed é amato anche per la grande omogeneità tra musica e danza.

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