LAURA BEVIONE | Le scuole di danza pullulano di aspiranti étoile in bianco tutù che, in occasione dei saggi finali, si contendono i pochissimi – e dunque vezzeggiatissimi – Billy Elliot. Chissà perché, però, crescendo, la lampante disparità numerica fra i due sessi sparisce e, anzi, capita assai spesso di assistere a spettacoli di danza contemporanea con cast esclusivamente maschile. Per non parlare, poi, del prevalere di coreografi uomini, pur con eccezioni di deciso rilievo…
Con soddisfazione, dunque, abbiamo assistito ai due lavori – diversi per natura e impostazione – creati da Lisbeth Gruwez e ospitati dal festival Torinodanza – non a caso diretto da una donna, Anna Cremonini. La danzatrice e coreografa belga, formatisi nella compagnia di Jan Fabre, nel 2007 ha fondato, insieme al musicista e compositore Maarten Van Cauwenberghe, la propria compagnia, Voetvolk, ricercando un linguaggio che mescolasse in modo omogeneo movimento, suono e parola.
Una poetica evidente, pur nelle differenze, in entrambi gli spettacoli proposti a Torino: il corale The Sea Within e l’assolo It’s Going to Get Worse and Worse, and Worse, My Friend.
Nel primo, dieci donne, dieci potenti creature diverse per fisico e modalità di presenza scenica, occupano un palcoscenico spoglio, mosso dall’acido disegno luci. Le danzatrici alternano sipari singoli e simultanei a precisissimi momenti corali, durante i quali i movimenti di ciascuna si intersecano, assecondando una perfetta geometria, a quelli delle altre.
C’è chi disegna il perimetro del palcoscenico con la fluida dinamicità del proprio corpo e chi pare abbandonarsi a un’intensa onda marina; chi, ferma in proscenio, esplora invisibili mutamenti intervenuti sul proprio corpo e chi segna i confini di quello spazio di costante esplorazione che è appunto la sala teatrale.
Le danzatrici, poi, sostengono la compagna che pare prossima a precipitare e si danno la mano a formare girotondi rituali. Si avvicinano a formare gruppi slabbrati e carovane in lento cammino verso mete ognora più lontane.
I movimenti sembrano dettati da correnti misteriose e capricciose, che alla linea retta preferiscono deviazioni e curvature, alla regolarità del ritmo accelerazioni e repentini rallentamenti.
La coreografa belga traduce in scena l’imprevedibilità del mare, la rasserenante calma piatta e la terrificante tempesta e, ancora, l’inatteso ritorno della bonaccia. Un disegno minuzioso e presissimo pur nell’apparente causalità, cui la musica originale composta da Van Cauwenberghe dona impressiva consistenza.
E se forse la coreografia non rivela una particolare originalità, è tuttavia ammirabile la scientifica eppure “naturale” capacità di ordinare e coordinare i movimenti delle dieci bravissime interpreti; così come è da evidenziare la creazione di visioni potentemente allusive – basti la scena finale, con quel ruotare delle danzatrici sul posto, sincroniche eppure ognuna secondo una personalissima modalità; astri felicemente persi in una galassia lontana. E, ancora, è indubbiamente significativo e riuscito lo sforzo compiuto da Lisbeth Gruwez di flettere schemi coreografici preesistenti alla personalità delle proprie performer, di cui l’artista riesce a cogliere e valorizzare la peculiare e unica femminilità. E non è poca cosa…
Atmosfera e stile cambiano nell’assolo It’s going to get worse… , incarnato in scena dalla stessa Gruwez, fascinosamente androgina. Camicia bianca e pantaloni classici grigi, scarpe stringate di vernice nera, la coreografa-danzatrice avanza al centro del palcoscenico avvolto nell’oscurità, con brevi e rallentanti movimenti del braccio che si fanno poi man mano più ampi e veloci.
La coreografia segue e chiosa il filo sonoro creato da Van Cauwenberghe, il quale ha mixato musica elettronica e frammenti tratti dal discorso di un predicatore televisivo americano ultraconservatore. Ecco, allora, che suono, parola e gesto si fondono, allo stesso tempo complicandosi e illuminandosi reciprocamente, così com’è proprio della poetica sviluppata dalla compagnia Voetvolk.
Lisbeth, concentrata e ironica, magnetica e ammiccante, occupa la scena con la sua figura minuta ma espressivamente gigantesca, utilizzando la propria danza minimale e precisissima per riflettere, quasi paradossalmente, sul potere della parola, che pare capace di fascinare, ancora prima di chi ascolta, chi la pronuncia: l’oratore affascinato dal suo stesso eloquio, così come Narciso sedotto dal suo stesso volto.
Il risultato è uno spettacolo esso stesso seduttivo, che testimonia dell’eclettico talento di Gruwez, capace tanto di muovere armoniosamente un composito coro di performer quanto di dirigere se stessa in un assolo originale impregnato di un’eleganza tutta femminile.
THE SEA WITHIN
creazione Lisbeth Gruwez
drammaturgia Bart Meuleman
luci Harry Cole
scenografia Marie Szersnovicz
musica e sound design Maarten Van Cauwenberghe, Elko Blijweert, Bjorn Eriksson
interpreti Ariadna Gironès Mata,Charlotte Petersen, Cherish Menzo, Daniela Escarleth Romo Pozo, Francesca Chiodi Latini, Jennifer Dubreuil Houthemann, Natalia Pieczuro, Sarah Klenes, Sophia Mage, Chen-Wei Lee
produzione Voetvolk VZW, con il sostegno di Rappresentanza Generale del Governo delle Fiandre in Italia
IT’S GOING TO GET WORSE AND WORSE AND WORSE, MY FRIEND
creazione e interprete Lisbeth Gruwez
composizione e sound design Maarten Van Cauwenberghe
stilista Veronique Branquinho
consulente artistico Bart Meuleman
luci Harry Cole, Caroline Mathieu
produzione Voetvolk VZW, con il sostegno di Rappresentanza Generale del Governo delle Fiandre in Italia
Fonderie Limone, Moncalieri (TO)
10 ottobre 2019