ELENA SCOLARI | Solo un paio di settimane fa ci siamo lamentati perché il presidente Conte non aveva nemmeno nominato la cultura e lo spettacolo nella sua prudente e paterna prolusione sulle riaperture concesse all’inizio delle fase 2. In questi ultimissimi giorni si avverte invece un’accelerazione: si vedono segnali, si leggono pre-notizie, interventi in Parlamento… Serpeggiano voci, alcune sono auspici, altre sono nero su bianco sui maggiori quotidiani (vd Repubblica di oggi, 09.05.2020). Attendiamo tutti una comunicazione ufficiale sulle date in cui si potrà riprendere a fare spettacolo dal vivo, almeno all’aperto, in questa prossima stagione estiva.
Forse sarà una ripresa a macchia di leopardo; i tapini lombardi che bevono troppi aperitivi dovranno forse aspettare di più, chissà, ma intanto artisti e organizzatori si stanno attrezzando per essere pronti.
Vi presentiamo qui di seguito alcune delle prime idee pervenute alla redazione di PAC per #Lucidellaribalta, perché possano essere viatico per tutto il settore teatrale.
Ci teniamo però a ricordare che tutte queste “soluzioni” permetteranno comunque un numero di spettatori (e un incasso) inferiore a quello che in condizioni normali accede agli spettacoli di festival e rassegne estivi (per non parlare di quello che sarà nelle sale teatrali); tutti i singoli artisti e i gruppi teatrali fremono per poter tornare a incontrare il proprio pubblico, sosteniamoli!
Cominciamo con l’esempio che ci racconta Edoardo Fainello, direttore dell’Accademia Teatrale Lorenzo Da Ponte di Vittorio Veneto, tradizionalmente al lavoro in uno spazio aperto:
Noi gestiamo da 6 anni il Piccolo Teatro Dante, non lontano dal centro storico di Serravalle, un teatro all’aperto, tutto di legno. Una specie di piccolo Globe semplificato formato da un palco disegnato e costruito da collaboratori, insegnanti e allievi dell’Accademia stessa. È stato concepito sul modello dei palchi rinascimentali inglesi: tutti gli spettacoli – shakespeariani – della rassegna vengono rappresentati all’ora del tramonto. Normalmente il pubblico può sedere su sedie (anche portate da casa) o direttamente sul prato, sotto gli alberi, portando con sé un telo da stendere sull’erba. Per la contingenza Covid19 abbiamo delimitato lo spazio con paletti e cordicelle creando zone distinte per le famiglie, per i conviventi, per i single.
Abbiamo verificato negli anni che gli spettatori sono più spavaldi di quanto si creda: non hanno bisogno delle poltrone vellutate, si muovono anche in orari ancora inconsueti per l’Italia, non se ne vanno nemmeno se piove, siamo convinti che il fermo obbligato di questi mesi non ci farà mancare la loro presenza, appena sarà possibile.
Rimaniamo all’aperto (la parola aperto ci piace perché è un participio passato che sa di futuro, in questo periodo) e ci spostiamo sul lungofiume. Parliamo con Fabio Mangolini, attore e regista, ex Presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara ed esperto di sistemi culturali internazionali e gli chiediamo cos’ha in mente, per tornare a fare teatro quest’estate:
In realtà Teatro sui fiumi è un progetto nato qualche tempo fa ma che torna attualissimo, con qualche correzione, per affrontare le restrizioni cui dovremo sottostare: nove attori scenderanno da Mantova fino al mare, passando per Ferrara, lungo il Mincio e il Po, a bordo della motonave Nena (così come sappiamo avviene sull’Adda lecchese con il battello fluviale Addarella) presentando ogni sera uno spettacolo di Commedia dell’Arte negli approdi rivieraschi. Faremo più “crociere” di quante fossero previste perché il numero di naviganti sulla Nena sarà senz’altro contingentato e dovremo allestire in maniera accurata lo spazio a terra dove avverrà lo spettacolo serale.
La mia collaborazione con Teatro dell’Argine intende andare alla ricerca del pubblico là dove non c’è. E lungo il Grande Fiume sono poche le città di grande irraggiamento culturale e teatrale.
Vorremmo far diventare il teatro lungo il Po una tradizione che possa servire da modello per altri progetti lungo le vie fluviali d’Europa. Diventare, insomma, un prototipo per costruire progettualità sorelle che possano andare alla ricerca dei pubblici, delle comunità e delle persone al di fuori dei grandi circuiti.
Speriamo che le giornate fluviali si possano concludere in un momento di incontro fra il pubblico e gli artisti, seppure gli spettatori saranno più “radi”.
Tra gli spettatori privati del teatro da mesi ci sono anche i bambini. Sappiamo che le scuole sono state chiude proprio quando più intensa sarebbe stata l’attività teatrale (spettacoli e laboratori) per loro concepita e organizzata da centinaia di compagnie in tutta Italia. Sorvolando sulla complicata situazione delle scuole per il prossimo anno citiamo la proposta del Melarancio di Cuneo, storica compagnia impegnata nel teatro ragazzi che, per l’estate, immagina spettacoli nei parchi, con il pubblico seduto su stuoie nei prati, diviso per gruppi o famiglie conviventi. Non avrebbe senso, soprattutto con i bambini, tenere separati i singoli individui quando in moltissimi casi arriveranno sul luogo di spettacolo a bordo della stessa automobile, dice il presidente Gimmi Basilotta. Abbiamo comunque pensato alle scuole, per l’autunno, e abbiamo preparato alcune proposte da realizzare dal vivo, insieme a insegnanti e allievi, attraverso una piattaforma on line: ciascuna proposta ha una durata di 15/30 minuti e può essere ripetuta più volte nel caso che la connessione internet non consenta di far partecipare l’intero gruppo classe.
Per il comparto ragazzi segnaliamo anche gli interventi pubblicati sulla rivista Eolo, a firma di molti operatori del settore.
Durante l’Assemblea del teatro e della danza organizzata dai colleghi di Altre Velocità con Rete Critica il 27 aprile scorso, tanti sono stati i partecipanti (qui raccolti i videointerventi), riportiamo volentieri la soluzione romantica di Luca Serrani e Isadora Angelini di Teatro Patalò:
Io chiedo che se due persone arrivano a teatro tenendosi per mano, quelle due persone possano entrare insieme, e sedersi vicine. Non occuperanno molto più posto di una sola persona, certo due sedie, ma la distanza dagli altri sarà all’incirca la stessa di una persona sola. Io chiedo che se due persone arriveranno al botteghino tenendosi per mano, abbracciandosi, quelle due persone possano entrare come ne entra una sola, ché loro hanno già scelto di seguire lo stesso destino. Io chiedo di poter scegliere il proprio destino, di poter scegliere qualcuno a cui dare la mano in questo buio che dobbiamo attraversare. Uomo e donna, uomo e uomo, donna e donna, adulto e bambino, padre e figlio, a prescindere dall’età del padre, a prescindere dall’età del figlio.
E se bar e ristoranti sono autorizzati alla cucina da asporto perché non immaginare brevi “pezzi” teatrali take away? Uno per volta, al bancone, l’avventore sceglie dal menù la poesia o il racconto che vuol sentire, l’attore o l’attrice glielo recita, lo spettatore/cliente paga e si porta a casa il ricordo di una pietanza aerea quanto sapida.
PAC rilancia nuovamente la chiamata #Lucidellaribalta perché crediamo che nuove modalità si svilupperanno “sul campo”, in un prato, in un bosco, lungo un sendero luminoso (e combattivo) che siamo tutti impazienti di percorrere.
#INFO
– La chiamata è rivolta tanto agli organizzatori quanto ai soggetti produttori, cioè sia a chi ha idee per l’accoglienza del pubblico, modalità teatrali all’aperto o al chiuso che prevedano distanza tra gli spettatori (anche in movimento all’aria aperta) sia a chi ne ha per produzioni artistiche che “leggano” la contingenza dal punto di vista della creazione.
– Inviateci le vostre idee pratiche per la riapertura di spettacoli e teatri a paneacquaculture@gmail.com con oggetto #lucidellaribalta
– Testo max 10 righe
– Indicazioni chiare su: modalità, destinatari (pubblico, attori, istituzioni, sponsor, et cetera).