ILENA AMBROSIO e RENZO FRANCABANDERA | Matta, quel che resta del vecchio mattatoio comunale. Ovvero quel che inizia quando si recupera uno spazio all’arte.
Riavvolgiamo il nastro. Dieci anni fa. Pescara, ex Mattatoio, anno 2011: l’Associazione Artisti per il Matta taglia il cordone dello Spazio Matta.
L’area dell’ex Mattatoio di Pescara si trova nella prima periferia del capoluogo abruzzese, tra il centro città, la stazione ferroviaria e alcuni quartieri marginali di Pescara (come il complesso popolare di San Giuseppe). Con il Programma della PCM per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie della città di Pescara, Artisti per il Matta ha firmato nel 2011 una convenzione decennale per la gestione dello spazio e avvia un progetto ambizioso che mira a trasformare l’intera area dell’Ex Mattatoio – compreso il secondo lotto, in corso di ristrutturazione – in un distretto artistico-culturale.
Sin dall’inizio, dunque, lo Spazio Matta ha avuto la finalità di sviluppare un progetto di cultura diffusa nel contesto territoriale, attraverso azioni di divulgazione e promozione dello spettacolo dal vivo e delle arti visuali e delle attività culturali di innovazione sociale.
Sfruttando la posizione strategica dell’area che rafforza la ricaduta del progetto culturale in termini di inclusione sociale della periferia nelle dinamiche del centro città, gli Artisti per il Matta hanno fatto propria la sfida di «portare la bellezza in periferia», ovvero offrire una proposta artistica di qualità, mettendo al centro il valore dell’esperienza dello spettatore e favorire differenti modalità di interazione sociale. Un lavoro in rete che da un lato include artisti e operatori culturali della città e della Regione nelle attività dello Spazio, dall’altro coinvolge la comunità cittadina come fruitore attivo della cultura.
Gli aspetti di fragilità che, il più delle volte, caratterizzano un’area periferica, sono così stati introdotti per compensare questi elementi caratterizzanti la geografia urbana tramite l’applicazione presenza di una rete sociale e culturale in grado di sviluppare pratiche di solidarietà e collaborazione.
Una rete che, inutile dirlo, ha visto allentare le sue maglie a causa della pandemia. Le restrizioni dell’ultimo anno e mezzo hanno, infatti, obbligato Spazio Matta a sospendere le attività artistiche in presenza (rassegne di spettacoli, laboratori per minori) con un conseguente indebolimento della comunità di spettatori. Accanto al peggioramento della povertà materiale e all’ampliamento della popolazione s’inasprisce così il malessere sociale, a causa dell’isolamento che non riguarda solo le persone in disagio o gli anziani, ma tocca tutti i cittadini, in particolare la popolazione giovane che non può vivere contesti di aggregazione sociale e spesso vive una povertà educativa.
L’Associazione Artisti per il Matta ha così rimodulato la progettualità rispetto alla situazione contingente per rispondere ai cambiamenti in atto nelle dinamiche socio-culturali. È nato così MATTA#APERTO che porta le attività dello spazio nella città: laboratori di musica, teatro e danza per bambini e adolescenti, residenze con giovani artisti, attività di inclusione sociale per persone in situazione di disagio, incursioni di teatro nei cortili delle case, passeggiate urbane alla riscoperta del quartiere.
Prossimo appuntamento sarà, dal 16 al 19 agosto, il laboratorio La drammaturgia contemporanea inglese: storia di un circolo virtuoso, workshop rivolto ad attori, drammaturghi e registi, sulle nuovi scritture anglosassoni e sulla loro possibilità di messa in scena e tenuto da Monica Capuani e Federica Rossellini
Abbiamo intervistato Monica Ciarcelluti, una delle quattro figure che ha la co-curatela dello Spazio Matta e direttrice artistica dell’Atelier Matta.
L’Atelier Matta nasce all’interno della Programmazione dello Spazio Matta di Pescara con l’obiettivo di offrire sul territorio una formazione artistica di alto livello orientata alla sperimentazione e alla contemporaneità. È il luogo di incontro tra i maestri della scena contemporanea e gli artisti del territorio abruzzese e del Centro Italia. Il filo metodologico è legato alle necessità che nascono dalla sperimentazione artistica, dalla contaminazionie tra linguaggi, con particolare attenzione alle trasformazioni sociali e culturali, quale quella in corso e generata dalla pandemia.
Monica Capuani, giornalista, traduttrice, scrittrice e Federica Rossellini, oramai figura di punta della nuova generazione di attrici/performer. Che tipo di sinergia crede verrà a crearsi tra queste due professioniste?
Il laboratorio è pensato per attori, drammaturghi e registi. In che modo le attività incontreranno le sensibilità di artisti che vivono e fanno teatro da punti di vista differenti?
Ci troviamo in un momento di snodo. Come la storia insegna le pandemie hanno quasi sempre traghettato verso grandi cambiamenti sociali e culturali. La zona di crisi è sempre fertile per chi crea e per l’innovazione. Entrare in contatto con i temi della drammaturgia straniera è uno stimolo non solo a livello creativo, per attingere a nuovi temi, ma anche per nuove opportunità di lavoro. Si potrebbe aprire un ampio ventaglio di possibilità di messa in scena per gli attori, registi, drammaturghi.
Oggi più che mai occorre contaminarsi. La contaminazione è una grande fonte di ricchezza culturale e creativa. L’attore, il danzatore, oggi devono essere fautori di cambiamento e attraversare i grandi temi che muovono il sistema mondiale, basta leggere l’Agenda 2030. Sapere quello che accade fuori dalla porta di casa, entrare in contatto con le realtà teatrali straniere è fondamentale per entrare in contatto con i processi culturali a livello globale.
La scelta tematica di MATTA#APERTO 2021 è ricaduta sulla drammaturgia anglosassone con un’attenzione particolare alle problematiche che questi testi porrebbero ad attori e registi che dovessero affrontarli per una messa in scena italiana. Cosa pensa ci sia in queste drammaturgie di fondamentale e significativo per il teatro tout court e quali stimoli crede possano offrire anche alla nostra scena contemporanea?
Le policy culturali a livello europeo e non solo spingono verso grandi temi che ho la sensazione facciano ancora fatica a essere assorbiti in Italia. I temi legati al gender o al green in altri Paesi, quali quelli anglosassoni o nordeuropei, trovano molto più spazio nella scena, o comunque mi sembrano maggiormente assorbiti. Il laboratorio sarà anche occasione di riflessione in tal senso.
MATTA#APERTO. Dopo mesi di chiusure il nome di questo progetto è sicuramente significativo. A cosa e a chi vuole e spera di aprirsi Atelier Matta?
Nella visione più lontana vorrei veramente che l’Atelier Matta diventasse catalizzatore di energie fertili, luogo di incontro tra artisti, attori, registi provenienti da diverse culture e aperti alla sperimentazione. Nel mio percorso artistico e formativo ho verificato che non esiste regia senza pedagogia, la sperimentazione nasce pertanto anche dallo scambio e attraversamento di buone pratiche pedagogiche e dalla formazione, l’incontro con i maestri è fondamentale per costruire nel futuro.