CHIARA AMATO | Scopate sentimentali. Esercizi di sparizioni di e con Filippo Timi è un progetto pensato per il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini.
È un’opera che si avvale della collaborazione di Rodrigo D’Erasmo, violinista e polistrumentista degli Afterhours, e Mario Conte, sperimentatore di musica elettronica.
Timi e D’Erasmo già in passato avevano fatto un reading proprio di lettere di Pasolini musicate da Rodrigo, ma questa volta i testi sono inediti, scritti dall’attore stesso, che ha definito questo spettacolo un “Comizi d’amore 2.0“. Scegliere di mettere in scena un testo su PPP è un atto politico.
Lo spettacolo è ricco di versi, silenzi, musica e video ed è diviso in dodici episodi: giudizio, 05:03:22, Il verme, Scopate sentimentali, Le caviglie secche delle madri, La sproporzione del sacrificio, Il ciglio del santo, La destinazione, Madre, Roma, Dove cadi fiorisci, Il collasso.
Nell’attesa dell’inizio della performance si è immersi nella cornice dei Bagni Misteriosi presso il Teatro Franco Parenti, uno spazio molto bello ricavato con il recupero architettonico dell’antico Centro Balneare Caimi con le sue piscine, dove un uomo vestito da candido puttino porge agli spettatori ghirlande hawaiane. La musica in sottofondo ci fa sentire su un’isola esotica e lontana, mentre ai lati del palco due Veneri del Botticelli alte quattro metri e vestite in abiti sportivi, un long drink in mano recano in basso stampate le tre “P”: ricordano molto la street art di Save the Wall, le opere del fotografo Lachapelle, recentemente proposte al MUDEC di Milano con la mostra I Believe in miracles, in cui il divino è rappresentato contornato da oggetti pop e simboli del consumismo.
Sulla scena invece molti strumenti musicali preludono all’importanza che la componente sonora avrà nella rappresentazione: una tastiera, un piano, percussioni, un violino e una chitarra. La musica infatti è pensata come perfettamente fusa e a momenti finanche predominante sul testo e sull’interpretazione.
Timi entra in scena con un cappotto di paillettes blu, un paio di mocassini e una maschera da scimmia; D’Erasmo in total black da orchestrale, mentre Conte indossa una giacca da colori eccentrici. L’impressione è che ognuno di loro abbia assecondato con i costumi una propria indole personale e artistica.
Un trillo di un telefono invade lo spazio incessantemente e la performance inizia con la drammaturgia, opera dello stesso attore, che rievoca il passaparola tra gli amici di Pasolini all’alba del suo decesso.
È molto forte qui il senso del “giudizio” (parola che dà anche il titolo anche al relativo episodio) sulle scelte fatte dal poeta, scelte che avrebbero potuto salvargli la vita e che non ha compiuto. In un intervista Timi aveva dichiarato che scrivere questi testi gli era servito per riappacificarsi con Pasolini, che ha sempre vissuto come un padre spirituale. Un padre che non ha mai perdonato per averci abbandonato e per la cui morte siamo tutti colpevoli, non in quanto assassini, ma perché ad ammazzarlo è stato un essere umano.
Nel parlare del cadavere di PPP, Timi si fa verme. La parola si mischia a gorgeggi, versi, come se assistessimo ad una metamorfosi kafkiana dell’uomo che diventa verme, non interpreta solo di esserlo. Anche col corpo vi ci somiglia e parla di questo “frocio scatenato”, di cui si sta alimentando: si cita il mito. Di nuovo l’elemento del divino torna, e infinite sono le citazioni, i riferimenti letterari e mitologici: Orfeo, le Erinni, le Amazzoni, Poseidone, Apollo. Sono connessioni a tratti non dichiarate esplicitamente o spiegate al pubblico, ma piuttosto lasciate all’immaginazione, al sentire soggettivo.
Non sarebbe potuto mancare, in un omaggio a PPP, né il riferimento frequente alla città di Roma né quello alla figura della madre. E qui il tema del materno è speculare anche per il Timi uomo, al di là del contingente teatrale, come confermato dall’interprete in alcune sue interviste: “evocando il rapporto di lui con la mamma parlo di me con mia madre, del suo sguardo materno sul mondo e su di me. La rappresentazione di tutti i miei punti di vista è opera sua, dei suoi occhi, dei suoi sorrisi”.
Questo spettacolo non spiega, non definisce, anzi è volutamente caotico. Tutto ciò è accentuato anche dall’elemento video alle spalle del trio, che fornisce stimoli visivi durante tutta l’ora della performance. Il pubblico assiste ad un susseguirsi di immagini che passano dai luoghi della periferia di Roma a spezzoni cinematografici, un live di Mina con Ancora, ancora, ancora, e immagini sul fascismo.
Nel finale sulle note di Grande degli Afterhours, che rimbomba a tutto volume, il video ci mostra Timi e un ragazzo più giovane che lottano e si guardano su un litorale. È il poeta che lotta col suo compagno in quella tragica ultima notte? È Timi che lotta con PPP per arrivare ad una catarsi?
La scelta registica qui non è offrire un percorso drammaturgico lineare e decifrabile, ma di essere in dialogo col pubblico, fin quasi a confondercisi in alcuni momenti, a farne parte. Infatti l’attore racconta barzellette, aneddoti, come accade peraltro spesso nel suo codice di interprete della scena, canta con il suo spettatore, fuma e beve sul palco come se partecipasse ad un rituale collettivo di rievocazione: centrale è l’intenzione dell’artista di ingaggiare lo spettatore soprattutto attraverso il codice musicale. In questa cornice si incastra anche il duetto finale che Timi intraprende con il cantante Diodato, presente in platea.
Le luci, a cura di Andrea Gallo, seguono questa linea interpretativa: si opta per un piazzato continuo sulle parti recitate e un cambiamento di registro durante i momenti musicali, dove si lascia che le luci assecondino il ritmo del brano musicale eseguito.
Nel complesso lo spettacolo alimenta nello spettatore una grande curiosità per la persona Pasolini, prima ancora che per lo scrittore, di cui resta comunque la voglia di approfondire i testi e una vicinanza emotiva al suo personaggio, grazie proprio allo sguardo che Timi offre sulla sua poetica/vita.
Risulta vincente l’utilizzo del linguaggio musicale che entrambi gli interpreti adoperano in continuità e complementarietà con il testo. Meno incisivo invece l’elemento video, spesso ridondante e scollegato alla scena.
SCOPATE SENTIMENTALI.
Esercizi di sparizione
uno spettacolo di e con Filippo Timi, Rodrigo D’Erasmo e Mario Conte
voce e corpo Filippo Timi
violino e chitarra Rodrigo D’Erasmo
real time electronics e sintetizzatore Mario Conte
assistente alla regia Federico Baldi
luci Andrea Gallo
suono Paolo Panella
tour manager Matteo Mecocci
progetto grafico Pazzi Design Studio
produzione Vertigo e UFO
Bagni Misteriosi – Teatro Franco Parenti, Milano | 29 maggio 2022