LAURA NOVELLI | Baciato dai colori caldi del tramonto romano, il Mattatoio di Testaccio, in queste calde serate estive, sembra un luogo fuori dal tempo e dai contorni del tessuto cittadino. E invece basta attraversarlo, basta percorrere i suoi ariosi spazi esterni ed interni, così geometrici eppure così labirintici e fluidi, per capire che no, non è un “altrove”. Esso è, al contrario, uno spaccato di Roma, che mescola storia e contemporaneità, emergenze sociali e progetti culturali ad hoc, archeologia urbana e riflessione sull’oggi, vita reale e rielaborazione fictive, storia umana e ricerca artistica. Una porosità fisiologica che, nell’articolata proposta del collettivo Alterazioni Video, diventa fatto estetico, codice, linguaggio. Si intitola, infatti, Himalaya, la mostra l’insieme di eventi assemblati da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri nell’ambito di un progetto site-specific studiato per La Pelanda e inserito nella corposa programmazione della rassegna re-creatures – estate 2022 che, a cura di Ilaria Mancia, ripensa gli spazi in sinergia con le altre attività di formazione, ricerca e produzione attive al Mattatoio, come le residenze di Prender-si cura, i percorsi di formazione del Master MAP_PA (Master in Arti Performative di Palaexpo e Accademia di Belle Arti di Roma) e i laboratori gratuiti. Parole d’ordine: metamorfosi, ri-creazione. Luoghi, animali, oggetti, persone diventano altro, mostrano altro, attraversano confini, si incontrano e poi di allontanano, migrano e poi ritornano.
“Dopo gli anni del Covid – ci spiega la stessa Mancia, anche responsabile della progettualità di formazione – riprendiamo a pieno ritmo l’attività in questo luogo simbolo di Roma che è stato un mattatoio e che deve rimanere tale nella sua fisionomia storica. Ma che, proprio rimanendo tale, si apre a incursioni, presenze artistiche, linguaggi performativi, incontri, visioni che ne rigenerano il senso. I temi sono ovviamente legati ad urgenze contemporanee, a questioni critiche come l’ecologia o il trans-femminismo ad esempio, e l’ottica dell’intera vetrina è quella appunto di rigenerare, ricreare, al fine di stabilire connessioni tra gli esseri viventi e tra questi e il mondo. D’altronde, creatura e creazione sono parole che hanno in comune la stessa etimologia”.
Artiste e artisti di fama internazionale quali Rä di Martino e Mauro Remiddi, Hylozoic/Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser), Marcelo Evelin e Latifa Laâbissi hanno presentato, tra il 6 e l’8 luglio, una serie di installazioni capaci di dialogare con lo spazio e con creature animali assurte a simboli organici di riflessione sull’oggi, mentre rimarrà in scaletta fino al 7 agosto la presenza di Alterazioni Video. La complessità che muove il viaggio del collettivo, tra video, performance, mostre, cinema e musica, ha il suo cuore nella creazione di un surreale Turbofilm, Himalaya il titolo, coprodotto da Azienda Speciale Palaexpo e girato tra Roma e il Mattatoio “in condizioni di emergenza”. Ovverosia – come vuole l’estetica dell’ensemble – intercettando le “occasioni” che lo spazio genera nel pensarlo quale portatore di snodi (socialmente, politicamente) problematici e, insieme, di aperture metaforiche; coinvolgendo partecipanti volontari chiamati a mettersi in gioco in modo totalmente libero e “creativo” e riservando una robusta parte del montaggio filmico ad un evento live (si è svolto il 30 giugno) in cui il cinema smargina nel teatro, incontra il pericolo dell’evenemenziale.
“Il gruppo di lavoro che compone il cast del film è molto numeroso – ci spiega Ilaria Mancia – e il fatto che esso sia stato montato dal vivo davanti al pubblico lo ha reso un fatto molto teatrale; in una performance continua (sono durate dieci giorni le fasi preparatorie del lavoro, iniziate in 23 giugno con una prima emersione intitolata Himalaya-Casting Party, ndr) e attraversabile è entrato dunque il rischio del fallimento e l’estemporaneità stessa dell’evento ha amplificato il ruolo di quella improvvisazione strutturata che da sempre Alterazioni Video concepisce come canale privilegiato per mettere in rapporto gli spettatori con l’oggetto/opera. Questo credo sia molto interessante”.
Il film, proiettato nella sala del Teatro 1, assembla materiali poveri e personaggi che, ripresi nella loro semplice e addirittura cruda verità umana (oltre che nella loro romanità un po’ naif), abitano un immaginario campo base piantato alle radici del tetto del mondo: che sia l’Himalaya o Roma, l’Asia o Testaccio, non fa differenza. Perché l’idea della scalata è qui essenzialmente una straordinaria metafora dell’esistenza e, tanto più, delle esistenze marginali. Le tende degli scalatori sono le tende dei senzatetto romani. Quelle “case mobili” che compaiono e scompaiono lungo i margini del Tevere, sotto i ponti, nelle stazioni, dentro il Mattatoio stesso.
Himalaya ci racconta dunque l’aspirazione a una scelta di libertà e di rispetto per l’Uomo e per la Natura. “Siamo al campo base. Il maggior numero di tende – scrivono gli artisti nelle loro note – ha lasciato il posto al silenzio. Dopo la valanga del giorno scorso hanno rinunciato in tanti. Siamo rimasti in pochi […]. Le giornate passano osservando le nuvole e ascoltando il vento. Il tempo sembra essersi fermato […]. Abbiamo attraversato la Russia così come l’India, ci siamo accampati in giungle umide e appiccicose fino ad arrivare qui, ai piedi dell’infinito, dove i mondi si incontrano, dove le nazionalità o le proprie storie personali si annullano, come in mezzo al mare, al cospetto di queste vette siamo solo esseri umani”.
Le immagini si rincorrono velocemente come in un montaggio delle attrazioni sghembo, funambolico, ironico, spaesante, persino irriverente, che non chiede interpretazioni intellettualistiche quanto, piuttosto, un’adesione spontanea. Un riconoscersi piccoli e unici e simili dinnanzi alla maestosità della montagna e alla complessità degli altri. “Quando – prosegue Mancia – ho fatto il primo sopralluogo alla Pelanda con Paololuca Barbieri Marchi, lui mi ha fatto subito notare che le tende di chi vive qui e condivide lo spazio con gli artisti che ci lavorano (in modo ovviamente non sempre facile) sarebbero state un’occasione, non un problema. Da questa idea è nato poi l’intero progetto”.
A vivere qui sono, per esempio, Anepa e Filippo, personaggi centrali nel Turbofilm. E non è un caso che sotto la tettoria esterna dove essi hanno piantato la loro tenda prenda vita l’installazione chiamata a dare completezza palpabile al film stesso: una gigantesca stampa su carta blueback con la fotografia della vetta più alta del mondo fa da sfondo alla vita quotidiana degli abitanti del Mattatoio. Ed è sempre Ilaria Mancia a sottolineare il corto circuito tra realtà e incursione artistica che si innesca con questa operazione: “La tettoia è ora il campo base di momenti di lavoro, di pause all’ombra, del tempo cadenzato da chi ci vive. Lì Anepa, lavandosi i capelli nel suo catino, alza lo sguardo verso la grande immagine delle montagne, si gira, sorride divertita e dice: questa sera avrò freddo”.
A complemento del nuovo Turbofilm, l’incursione performativa di Alterazioni Video prevede poi altri momenti significativi: nel Foyer 1 è visitabile l’installazione Si è impallato lo schermo e abbiamo messo i Turbofilm sulle camicie (2022); la Galleria delle Vasche ospita la proiezione di Guerra e Pace, profetico film girato in Russia nel 2019 che, non scevro da declinazioni apocalittiche oggi quanto mai attuali, affronta il tema delle fake news e della post-verità; nel Foyer 2 è infine possibile guardare, seduti su comodi materassi, il primo Turbofilm del collettivo, All My Friends Are Dead (2009), girato in Camerun e incentrato sui rituali di possessione così ampliamente studiati dall’etnologo e antropologo francese Jean Rouch.
Tutti gli eventi di re-creatures sono ad ingresso gratuito “e ciò – conclude Ilaria Mancia – è certamente un incentivo per il pubblico giovanile che ci segue con grande entusiasmo; debbo dire che abbiamo anche molti spettatori stranieri e che anche le attività di formazione hanno incontrato un vivo interesse da parte di molte ragazze e molti ragazzi. Il progetto Prender-si cura riflette in pieno la filosofia della rassegna in quanto è concepito proprio come un luogo di scambio, di relazioni, in cui la cura vale sia per chi insegna sia per chi apprende”.
RE-CREATURES – estate 2022
LA PELANDA – MATTATOIO di Roma
Roma, Piazza Orazio Giustiniani, 4
L’ingresso (gratuito) è consentito nel rispetto delle norme anti-Covid vigenti al momento dell’evento
Informazioni e calendario degli eventi: www.mattatoioroma.it Facebook: @mattatoioroma Instagram: @mattatoio #MattatoioRoma