ILENA AMBROSIO | Nata in America agli inizi del XIX secolo la stand up comedy sta riscontrando negli ultimi anni un grande successo nel nostro Paese. Un format che prevede di stare in piedi di fronte a un pubblico abbattendo del tutto la quarta parete, di bypassare il politicamente corretto e che, anzi, pretende scorrettezza, licenziosità, dissacrante ironia, ha probabilmente risposto all’esigenza della cultura contemporanea di partecipare, senza troppi convenevoli, al dibattito su temi scottanti, di prendere di mira con violenza anche chi, appena un ventennio fa, era pubblicamente intoccabile, di criticare e polemizzare sulle tendenze di comportamento, sulle mode.
È a questo genere che si è rivolto Gabriele di Luca di Carrozzeria Orfeo per cucire indosso a Beatrice Schiros – oramai interprete di punta della Compagnia – un monologo che ha debuttato lo scorso mese al Campania Teatro Festival: Stupida Show! Cap. 1 Cattivi pensieri.
Sola sul palcoscenico, parlando, come format vuole, direttamente al pubblico, l’interprete dà voce all’altra parte di sé che chiama Fottiti Schiros: una vocina che, appunto, le fa fare cattivi pensieri, quelli che sotto sotto facciamo un po’ tutti ma che lei poi tende a esternare per troppa sincerità.
L’inizio è subito scoppiettante: la Schiros arriva in scena con la mitragliatrice della satira già carica a pallettoni ed esordisce, ça va san dire, con Covid, no vax e compagnia bella. A partire da questo prologo sarà tutta una – ben costruita per la verità – carrellata di bersagli contro cui sparare i proiettili del sarcasmo, dell’acre ironia, anche di un bell’energico giramento di… La pochezza del mondo social, la banalità delle pseudofemminismo di donne che espongono i propri corpi spacciandosi per paladine della lotta al patriarcato; ancora, i luoghi comuni sulla maternità e le sue gioie, il buonismo, gli stereotipi sui ruoli di uomini e donne, le molestie.
Attraverso una scansione in episodi ma che non manca di una certa fluidità, i cattivi pensieri di Fottiti Schiros vengono da subito fuori – anche se forse troppo presto, privando il lavoro di una dinamica in crescendo che avrebbe giovato – senza nessuno dei filtri imposti dal buon costume, dalla morale, dalla compostezza, anzi con un compiaciuto graffio dissacrante e provocatorio: Dici che mi chiameranno mai in televisione con questo monologo? Ma questa donna indipendente, che pensa con la propria testa, non si tira indietro di fronte alla possibilità di svelare anche una certa fragilità, i rammarichi, le delusioni, soprattutto un grande senso di solitudine.
E infatti il monologo approda senza soluzione di continuità a un finale che, pur conservando l’essenziale ironia, si carica di toni più marcatamente esistenzialistici che indugiano – forse eccessivamente – in un’enfasi drammatica la quale accentua il carattere ibrido di questo lavoro.
E sta qui, crediamo, la criticità che ostacola la forza dissacrante che è nei suoi intenti. Il mix di ironia, saudade e incazzatura è davvero l’abito perfetto per Beatrice Schiros la cui fisionomia attoriale oramai collaudata nei lavori di Carrozzeria Orfeo – una cui carrellata aveva proposto Elena Scolari per PAC – si rivela assolutamente idonea ad occupare da sola lo spazio della scena. Ma la costruzione teatrale del testo che evidentemente prevede tutte le battute, i cambi di tono, gli ammiccamenti al pubblico, la gestualità e anche il continuo rimarcare uno slancio spregiudicato e irrispettoso tiene lontane l’estemporaneità e l’immediatezza tipiche delle performance di stand up comedy. La Schiros appare a tutti gli effetti come un personaggio, eccellente, spiritoso, perfettamente “mediatico”, e proprio questo crea un poco efficace corto circuito tra quella immediatezza e una pura teatralità che stempera la schiettezza e la sincerità di ciò che dice, rendendo a tratti affettate persino la commozione e la nostalgia.
Un atterraggio, quello sulle corde del pathos, che si accorda però molto bene al sentire del pubblico, riscontrando – abbiamo potuto notare – una certa approvazione.
E di certo il lavoro la merita per l’energia di Beatrice Schiros, in primis, e per aver imboccato una strada che, magari più precisamente delineata, potrà condurre a un risultato maggiormente nitido e coerente.
STUPIDA SHOW!
(CAPITOLO 1 – CATTIVI PENSIERI)
drammaturgia Gabriele Di Luca
Con Beatrice Schiros
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
coprodotto da Carrozzeria Orfeo, La Corte Ospitale, Accademia Perdura – Romagna Teatri, Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival