VALENTINA SORTE | La 90/91 è la linea più lunga di Milano. Percorre la circonvallazione esterna, in senso orario e antiorario, in tutto 40 chilometri suddivisi in 65 fermate. Attraversa otto dei nove municipi della città. Ad esclusione del Municipio 1 che fa riferimento al centro storico, passa in tutti gli altri. Il suo percorso si snoda tra i due capolinea di piazzale Lotto e piazza Lodi e tocca zone della città molto diverse tra loro: quella di via Marghera con i suoi locali e quella di via Tortona, a due passi dai Navigli ma anche posti più anonimi, come la zona di Città Studi, o quartieri notoriamente più difficili e periferici come la Barona, Baggio, viale Zara e la Ghisolfa.
Lungo il suo perimetro, da luglio a settembre, si è svolta la prima edizione di 90/91: Shall we dance?, progetto promosso da Fattoria Vittadini in partnership con Circuito CLAPS, Centro di Alta Formazione ArteMente, Ariella Vidach – Aiep e Cro.Me. – Cronaca e Memoria dello Spettacolo e con il sostegno del Comune di Milano nell’ambito del Bando Milano è Viva nei quartieri. Otto appuntamenti gratuiti per portare la performance dal vivo nelle piazze e nelle strade delle periferie milanesi.
Questo progetto ha intercettato il desiderio della collettività di riappropriarsi di luoghi chiave di aggregazione sociale, dopo l’isolamento e il distanziamento forzato del periodo Covid, e ha reso quei centri di aggregazione – piazze, strade, parchi, giardini – un insolito palcoscenico a cielo aperto, frequentato da un pubblico estemporaneo e locale, fatto di passanti con le buste della spesa, cani al guinzaglio e curiosi affacciati alle finestre e ai balconi. Un pubblico poco sollecitato, in quei luoghi, da iniziative culturali e ora destinatario di questo progetto. 90/91 Shall we dance? inverte la direzione centripeta della geografia dell’arte e propone un percorso centrifugo che punta su luoghi non convenzionali e decentrati, di prossimità, seguendo logiche di rigenerazione del tessuto sociale e culturale e di ri-valorizzazione delle periferie urbane.
L’intento è stato duplice, da una parte favorire nuovi format di offerta e fruizione culturale, dall’altra trovare nuovi modi di rafforzare la coesione sociale. Non è un caso che per gli otto appuntamenti siano stati scelti luoghi privi di barriere architettoniche e accessibili anche a persone ipo e non vedenti: Piazza Spoleto (Municipio 2), Cascina Biblioteca (Municipio 3), Parco Oreste Del Buono (Municipio 4), Piazza Adriano Olivetti (Municipio 5), Piazza Berlinguer – Barrio’s Edi (Municipio 6), Piazza Anita Garibaldi (Municipio 7), Piazzetta Capuana (Municipio 8), Parco Nicolò Savarino (Municipio 9).
Il cartellone si è aperto a luglio in Cascina Biblioteca con FeMale, l’installazione di performing photography di Fragile Artists che ha risemantizzato i ritratti fotografici di corpi maschili, stampati come manifesti, abitandoli con i corpi femminili delle performer, e con Outdoor Dance Floor di Salvo Lombardo, una piattaforma da ballo che a fine performance ha portato il pubblico a partecipare al djset.
Successivamente, in piazza Spoleto, Chiara Ameglio/Fattoria Vittadini con Lingua ha proposto una performance molto partecipativa attraverso una ri-mappatura dal vivo del proprio corpo, e a seguire, ArteMente con il Corteo danzante ha condotto una vera e propria incursione urbana con DJset e coreografia composta da gesti molto semplici da apprendere e replicare da parte del pubblico, invitato a unirsi ai performer.
Ad agosto Ariella Vidach-AiEP con TTB – Temporaneo Tempobeat ha portato in Piazza Anita Garibaldi un happening coinvolgente ed empatico nato dalla sovrapposizione di una partitura coreografica a una trama di beat vocaliche, seguito da DiscOnAir di Barbara Stimoli e Silvia Albanese che attraverso la diffusione on air del dj set ha attivato un dancefloor nomade e inclusivo.
A settembre nel Municipio 5 Michele Ifigenia Colturi/Collettivo Tyche hanno proposto Amadriadi, lavoro dalla forte evocazione visiva e immersiva in relazione allo spazio urbano, e Elisabetta Consonni con Plutone/esploso ha coinvolto i cittadini nell’esplorazione di traiettorie danzate, percorsi di movimento e pratiche di condivisione e cooperazione.
Alcune delle proposte sono state poi replicate negli altri Municipi, permettendo così una diffusione capillare dei diversi eventi.
Di particolare interesse è stato il progetto The RING di Alessio Maria Romano, Leone d’Argento alla Biennale Teatro 2020, che oltre alla scelta di una location non convenzionale, come appunto quella di piazza Donne Partigiane nel Municipio 6, ha saputo stimolare forme di coinvolgimento attivo della cittadinanza, unendo performer professionisti, studenti e cittadini. La performance è stata infatti preceduta da un laboratorio di tre giorni, gratuito, aperto agli abitanti del quartiere. Questo appuntamento è stato inoltre scelto dal Centro di Alta Formazione ArteMente per aprire Milano Dancing City, progetto di promozione della danza, volto ad avvicinare e formare un nuovo pubblico.
Alessio Maria Romano, avvalendosi dell’assistenza di Leonardo Castellani e Riccardo Micheletti, ha concepito il lavoro come un contenitore coreografico variabile a seconda dei gruppi, dei luoghi e del contesto in cui è stato presentato, ma retto ogni volta da una serie di regole. In uno spazio delimitato – il Ring appunto – l’esercizio diventa molto velocemente un gioco compositivo, coordinato da regole specifiche, in cui i performer-giocatori camminano, corrono, danzano, si incontrano, agiscono e reagiscono in base al movimento, allo spazio, al tempo, al peso e all’altro, facendo emergere in filigrana una grammatica del movimento e lasciando al pubblico il compito di riconoscere le coordinate su cui regge questo gioco coreografico e corale.
Questo lavoro che unisce in scena e fuori della scena corpi e storie diverse, vissuti e percezioni diverse per creare una narrazione collettiva e polifonica, è forse il megafono di un’esigenza ormai condivisa di riavvicinarsi all’arte non solo come forma di fruizione culturale ma come forma di partecipazione e coesione comunitaria. La fruizione occasionale ed estemporanea di eventi culturali è un primo passo per avvicinare un pubblico estraneo a certi linguaggi performativi e a certe forme artistiche, ma non può essere certamente l’unica azione messa in campo. È necessario coltivare in qualsiasi comunità e in qualsiasi fruitore la capacità di leggere quei linguaggi per ricondurli a sé e alla propria sensibilità e poterli infine rielaborare. Si tratta quindi di costruire, non occasionalmente ma in modo capillare e diffuso, una grammatica comune. La prima edizione di 90/91 Shall we dance? apre a questa possibilità.
90/91 SHALL WE DANCE?
Città metropolitana di Milano: Municipio 2,3,4,5,6,7,8,9
23 luglio – 21 settembre
promosso da Fattoria Vittadini
in partnership con Circuito CLAPS, Centro di Alta Formazione ArteMente, Ariella Vidach – Aiep, Cro.Me. – Cronaca e Memoria dello Spettacolo
in collaborazione con Dance card
con il sostegno di Comune di Milano – Milano è Viva nei quartieri, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo