ELENA SCOLARI | Tre draghi alti 15 metri a fare la guardia a una tartaruga gigante, il cui dorso fa da palco (pure girevole) per Il flauto magico di W.A. Mozart. Tutto sull’acqua. Sull’acqua austriaca del lago di Costanza, a Bregenz.
Un super-evento speciale per qualche danaroso centenario? No no, credetemi: il Bregenzer Festspiele si tiene tutti gli anni dal 1946. Certo, ci ha messo decenni a diventare quello che è ora e a guadagnarsi recensioni sul New York Times, ma ora è veramente un’attrazione fa-vo-lo-sa! E sprechiamo l’aggettivo, consci che non sia enfatico, stavolta.
A Bregenz (circa 28.000 abitanti, badate bene) non c’era un teatro e così i lungimiranti sognatori pensarono di crearne uno nel punto più bello della cittadina: il lago. Cominciarono con due piccole chiatte: una per l’orchestra e una per la scenografia, e misero in scena – anzi in acqua – Bastiano e Bastiana, opera giovanile del genio mozartiano. L’idea bizzarra e azzardata venne premiata, il pubblico amò da subito questa piccola follia galleggiante, a suonare ci venne la Vienna Symphony Orchestra e di anno in anno il festival non ha fatto che crescere, sotto tutti gli aspetti: spettatori, 200.000 in media; contributi, 5.7 milioni di euro, 1.3 milioni da sponsor come Mercedes e Coca Cola e 20 milioni di budget totale; dimensioni del palco e delle tribune, 6.980 posti; attenzione dalla critica internazionale; durata della programmazione: un mese intero tra luglio e agosto e un cartellone che alterna l’opera o il musical principale (che cambia ogni 2 anni) e concerti classici; merchandising, indotto, fama… Bregenz ha anche avuto modo e fondi, nel tempo, per costruirsi teatri, sale da concerto, un centro culturale che fa perno sullo Seebuhne.
Tutto questo in una cittadina di 28.000 abitanti. La metà di Lecco, per dire, dove negli anni ’60 un coraggioso e anticonvenzionale uomo di cultura, Giacomo de Santis, colpito da una gita a Bregenz, volle copiare e fece costruire dall’Azienda di Soggiorno un palcoscenico sul lago, avveniristico per quegli anni, addirittura con i camerini subacquei, usato per due sole stagioni e poi lasciato, letteralmente, marcire.
Ma non impantaniamoci! Il flauto magico visto sul lago di Costanza merita tutto l’apparato che ci sta intorno. È stata una gioia vedere uno spettacolo così, continue sorprese sceniche: i draghi che sputano fuoco, dalle passerelle che uniscono le loro teste si calano acrobati per numeri aerei, il palco diventa improvvisamente la foresta dove Pamino si perde grazie a grossi fili d’erba gonfiabili che spuntano d’un colpo, il carapace gira, si apre e un alto cono mobile si tramuta nella gonna maestosa della regina della notte, Pamina arriva dalle acque su una barca di cristallo, una testa retrattile della tartaruga è un ponte tra il mondo della fiaba e quello della realtà. Insomma, un po’ di effettoni ci sono, sì, ma che fantasmagoria unica! Mozart non avrebbe potuto sognare di meglio, per la realizzazione di una sua opera.
Pur non addentrandoci in un giudizio tecnico sui cantanti, sembrati tutti buoni, forse nessuno davvero eccellente, possiamo affermare che il risultato complessivo è senz’altro ineccepibile. Così come lo sono gli spettatori, organizzati e armati di copertina per via del clima, e che davvero non scattano foto dopo la diffida del messaggio audio diffuso in platea! Notiamo anche che ci sono due schermi dove scorre il testo, solo in tedesco (il pubblico è prevalentemente tedesco e austriaco), il libretto è stato un po’ rimaneggiato e a giudicare dalle risate degli indigeni durante i lunghi recitativi, ci pare di capire che anche qui sia stata fatta una parziale attualizzazione dell’opera… tutto il mondo è paese.
Ci piacerebbe però che anche il nostro paese, che segue troppi pifferai, galleggiasse meglio e diventasse un po’ più magico.