SARA PERNIOLA | Oreste, un uomo dal forte accento romagnolo, cambia umore con incredibile facilità, passando dalla dolcezza all’agitazione, e poi all’assenza; balbetta quando va in difficoltà, e scrive lettere d’amore alla sua Mariù. É un Ingegnere Cosmonautico Nucleare in un Osservatorio Astronomico che sogna di andare sulla Luna con suo babbo, ma solo dopo essere passato dalla Russia.
La sala Thierry Salmon del Teatro Arena del Sole di Bologna si è trasformata davanti ai nostri occhi in una stanza dell’ex ospedale psichiatrico l’Osservanza di Imola e Oreste è Claudio Casadio, il protagonista de L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi del drammaturgo e romanziere Francesco Niccolini, con le illustrazioni di Andrea Bruno e la regia di Giuseppe Marini. Per la sua interpretazione Casadio ha vinto il Premio Nazionale Franco Enriquez 2023 Città di Sirolo XIX edizione come Migliore Attore nella Categoria Teatro Classico e Contemporaneo.
Oreste è circondato da una scrivania ricolma di oggetti, quadri e disegni posizionati sullo sfondo, un armadio di legno: Casadio percorre questo spazio recitando e cantando con gioia e sospirando di malinconia, intrecciando la sua ingarbugliata figura con quella degli altri personaggi – Ermes, sua sorella Marilena, il dottore e l’infermiere – che, sotto forma di fumetti lievemente animati, scorrono sullo schermo.
Si alza dal letto e la sua voce registrata intona la canzone Parlami d’amore Mariù – scritta nel 1932 da Cesare Andrea Bixio ed Ennio Neri per Vittorio De Sica – e il connubio tra la dolcezza della melodia e la forte stonatura della sua vocale rivela già un personaggio che utilizza costantemente la sua follia e la sua immaginazione come strumenti di rivalsa, per esprimere il suo dolore e dare una forma alla speranza.
La speranza per lui, infatti, è data dalla fantasia: è nell’Industria Cioccolatini Orsetto, nata durante la rivoluzione russa grazie a un ufficiale della gloriosa Armata Rossa, per «addolcire le bocche e i cuori addolorati»; è nel desiderio di andare sulla Luna e «riavvolgere il nastro»; nel ritrovare Mariù – conosciuta al Festival della Canzone dei Matti «in quel bel posto della Toscana» – e poi portarla via con sé.
Tutti i personaggi che popolano la sua irrealtà gli ricordano, però, un tempo perduto che non tornerà più, che ha dato e tolto tanto; gli ricordano ancora di come l’amata Mariù non sia stata conosciuta al Grand Hotel per il Festival della Canzone dei Matti, ma all’ospedale psichiatrico di Maggiano, a Lucca; gli insinuano il dubbio che suo padre – partito per la guerra – possa non sentirlo e non attenderlo, dopo 10 anni di vano contatto telepatico con Mosca.
Oreste, nel frattempo, pur nella sua follia, sembra comprendere quanto sia complesso uscire da un silenzio di anni e cercare le parole per ripercorrere una vita; di come nulla ci è dato senza una contropartita; di quanto la crudeltà possa tormentare, confondendo i pensieri.
Lo spettacolo, così, percorre gli abissi dell’inconscio, attraverso i quali, a poco a poco, si riscoprono le esperienze traumatiche che l’uomo ha rimosso e da cui non può slegarsi. Prima l’amore negato della madre e una morte accidentale, poi una famiglia che si sfalda e un omicidio. L’orfanotrofio e il riformatorio, ignobili lavoretti e un oltraggio a un pubblico ufficiale; infine, il manicomio. Una vita che ha schiacciato Oreste sotto la sua terribile onda d’urto, condannandolo alla follia, al rifiuto e alla segregazione.
Impossibile non sentirsi partecipi di questa spirale di eventi tragici: al protagonista ci si avvicina con compassione, comprendendo la scelta dell’arroccamento e della paura nei confronti di un mondo che Freud definisce “straniero e ostile”, dove l’insopportabile irrompe e fa franare tutto. Scopriremo, infatti, durante la narrazione, che Oreste – nonostante la libertà concessagli dalla Legge Basaglia – sceglierà liberamente di fare ritorno nell’ospedale psichiatrico, unico luogo dove può essere sé stesso e dove troverà, nel finale, il modo per trovare la pace.
La storia rappresentata trae la sua origine da un’idea presente in Francesco Niccolini da 15 anni: il testo teatrale si ispira, infatti, a un Oreste realmente vissuto – Oreste Fernando Nannetti –, chiamato NOF4, che ha passato quasi tutta la vita nell’ospedale psichiatrico di Volterra, conquistandosi la sua dose di popolarità per aver inciso con la fibbia del suo panciotto settanta metri di muro in un giardino interno del manicomio, e che poi il museo La Collection de l’Art Brut di Losanna ha trasformato in una mostra di grande successo. A questa storia, poi, prima del risultato finale, si sono mischiati vari ricordi di vicende manicomiali e l’Orestea di Eschilo, invenzioni e suggestioni.
La grande versatilità di Claudio Casadio fa in modo che in scena venga rappresentato un uomo poetico e dolce, irruente e comico, grazie al quale poter sperimentare la trasversalità del suo talento attoriale. Le musiche di Paolo Coletta e le luci di Michele Lavagna, i costumi di Helga Williams e le animazioni a opera di Imaginarium Creative Studio contribuiscono a rendere lo spettacolo coinvolgente: tutto si coniuga perfettamente con la storia, creando sia atmosfere armoniche sia dissonanti con ricordi e tumulti interiori che riusciamo a vedere e a sentire.
L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi, dunque, è una pièce originale, dalla forte drammaturgia, che dimostra, una volta di più, quanto sia necessario porre l’attenzione sul delicato tema della malattia mentale, dal momento che «con un po’ più d’amore, sarebbe andata in un altro modo».
L’ORESTE. QUANDO I MORTI UCCIDONO I VIVI
di Francesco Niccolini regia Giuseppe Marini illustrazioni di Andrea Bruno con Claudio Casadio scenografia e animazioni Imaginarium Creative Studio musiche originali Paolo Coletta costumi Helga Williams luci Michele Lavagna aiuto alla regia Gaia Gastaldello collaborazione alla drammaturgia Claudio Casadio organizzazione Andrea Paolotti distribuzione Massimo Tamalio produzione esecutiva Società per Attori voci di Cecilia D’Amico, Andrea Paolotti, Giuseppe Marini, Andrea Monno
Teatro Arena del Sole, Bologna 12 Febbraio 2023