CHIARA AMATO | Come nell’incipit delle Metamorfosi Ovidio esplicita il tema della sua opera – Canto le forme dei corpi che presero nuova figura –, così nello spettacolo Anatomia comparata (una festa per il mio amore) di Nicola Russo viene fatto intendere al pubblico da subito che si tratta di un dialogo tra un corpo vivo e uno che “ha preso nuova figura” nella morte.
Lo spettacolo, datato 2021, torna all’Elfo Puccini di Milano, dove l’attore romano ha collaborato per anni con Bruni e De Capitani. Quest’opera fa parte di un trittico di suoi lavori da regista, di cui parla nel testo Teatro (Titivillus Editore), nel 2021: tre modi per rapportarsi con i fantasmi, perché il teatro è intimamente legato alla morte, in quanto caratterizzato da una vita brevissima. Oltre ad Anatomia comparata, che è una sorta di undialogo tra due amanti post mortem, le altre due opere sono Io lavoro per la morte (2017), sulla perdita della madre ed Elettra, biografia di una persona comune (2010), ispirato alla biografia dell’attrice di avanspettacolo Elettra Romani.
Tornando ad Anatomia, le due amanti che parlano in scena della loro unione saffica sono Elena Russo Arman, attrice e performer con la quale Russo era già legato professionalmente, e Marit Nissen, artista che nella sua carriera si è occupata di cinema e doppiaggio oltre che di teatro.
La scena, di Giovanni De Francesco, risulta molto lineare: una parete sullo sfondo, creata con la collaborazione di Alessandra Catella, raffigura un parco abitato da statue dell’antichità classica greco-romana e presenta tre aperture; centrali, in alto, due lampadari illuminano lo spazio scenico stretto e orizzontale, dove vi sono pochi elementi d’arredo (una sedia, un appendiabiti carico e delle riviste). Proprio dall’interazione con questi oggetti prende il via la rappresentazione: la Arman entra in scena in tenuta da casa e mette in ordine quegli indumenti, in un continuo avanti e indietro utilizzando l’uscita sul retro della parete, mentre appare la Nissen, in un elegante kimono e con i capelli raccolti.
Siamo al cinquantesimo compleanno della prima e viene esplicitato fin da subito che la seconda invece è defunta: «finalmente mi hai raggiunta, a cinquant’anni non rischi più di morire giovane».
I temi affrontati, in punta di piedi e con estrema dolcezza dalle due attrici, sono vari: dal primo incontro al parco, alle loro differenze caratteriali, fino alla conclusione del rapporto a causa di un susseguirsi di problemi di salute e successiva dipartita di una delle due.
Il passaggio fra le diverse sezioni dell’opera non avviene in maniera netta, ma sempre molto fluida, come se davvero fosse un dialogo tra due donne che si sono amate a lungo e intensamente, e che con confidenza ripercorrono insieme questioni irrisolte che non hanno mai affrontato, per poter accompagnare la festeggiata a vivere in maniera più leggera quel distacco. Questo è reso possibile grazie alla naturalezza dei movimenti e all’interazione dei loro corpi: c’è intimità tra le due performer, intensità negli sguardi e il loro sfiorarsi non avviene mai in maniera casuale, ma sempre in momenti di particolare tensione emotiva del racconto.
La sfida reale per le interpreti è però nel linguaggio, come afferma Russo in un’intervista: «non vado a teatro per sentir parlare come nella vita, perché credo che il teatro abbia un’altra funzione, mi piacciono testi che hanno aperture poetiche che ti portano in un mondo dove si parla in un altro modo (…) non potrebbe avvenire con la stessa armonia se usassi un linguaggio più quotidiano». Il loro modo di rapportarsi alterna ironia quotidiana, nel riprendersi l’una con l’altra come in una coppia datata, e ancora legata, a una lingua decisamente poetica ed evocativa.
La scelta registica è molto evidente: il contenuto ha a che fare con la normalità delle dinamiche e degli episodi che affrontano tutte le storie d’amore ma, nel modo di raccontare, riecheggia la pagina scritta e mostra un un labor limae intenso.
Per altro verso, il rischio di tale prosa è di rallentare eccessivamente il ritmo nella prima parte dello spettacolo (in particolare nella scena in cui si narra della foto del loro primo incontro e di un regalo fatto a mano dalla Nissen).
Di particolare intensità invece il monologo in cui la Nissen racconta della sua malattia, delle giornate in ospedale e del suo desiderio di voler regalare tutti i propri oggetti più cari ai suoi amici, come a creare una rete immaginaria in giro per l’Europa.
Le sue parole sono abbinate ad un utilizzo del corpo marcato: l’attrice infatti balla, si snoda su sé stessa, esplode di vita.
La musica, di Andrea Cocco, e le luci, di Cristian Zucaro, nello spettacolo intervengono da sottofondo, da accompagnamento, mai in maniera invadente. Il disegno luci infatti prevede che i giochi d’ombra siano creati da luci soffuse e laterali.
Quella che il regista ci regala è un’esperienza psicanalitica: siamo spinti a riflettere e necessariamente a confrontarci, con l’amore, le perdite e le fragilità che la vita ci fa affrontare, temi cardine di qualsiasi esistenza umana.
ANATOMIA COMPARATA (una festa per il mio amore)
testo e regia di Nicola Russo
con Elena Russo Arman e Marit Nissen
scene e costumi Giovanni De Francesco
luci Cristian Zucaro
suono Andrea Cocco
assistente alla regia Isabella Saliceti
immagine carta da parati Alessandra Catella
produzione Teatro dell’Elfo
Teatro Elfo Puccini, Milano | 15 aprile 2023