GIANNA VALENTI | Dal 23 maggio al 10 giugno, in 4 teatri e 4 spazi multidisciplinari di Torino, ma anche in outdoor, nei luoghi della natura, nelle periferie più difficili e nelle zone teatrali esterne, Interplay offre un’opportunità unica per viaggiare nei codici del contemporaneo e del performativo nella danza italiana e oltreconfine in questo momento storico, con 14 compagnie italiane e 9 dall’Europa e dal mondo.
Un viaggio nella complessità delle trasformazioni sociali e culturali in corso, con creazioni coreografiche che danno vita a una mappa di 9 diversi luoghi/aree attraverso cui transitare o dove fermarsi a dialogare – il corpo sociale, il corpo migrante, l’abbattimento degli stereotipi, la natura, l’umana vulnerabilità, la danza urbana e il corpo nello spazio, le tradizioni che si fanno contemporaneo, il mito che si fa presente.
Un viaggio che offre la possibilità di incontrare ciò che è contemporaneo e ciò che è avanguardia nella danza, con un concetto che è esso stesso danza e movimento – un concetto plurale e mobile di stili, tecniche, geografie e codici coreografici.
Natalia Casorati, fondatrice e direttrice di Interplay, ci parla di questa complessità dal punto di vista unico che riesce ad avere attraverso le visioni offerte dai network collegati al festival come Anticorpi XL, Étape Danse, Crossing the Sea, Red Acieloaberto, ma anche dalle proposte che le arrivano costantemente durante l’anno da artisti che ancora non conosce: «Le nuove generazioni, soprattutto dal Covid in poi, sono più attente ai problemi ambientali, al disagio sociale, alle questioni di gender e a tutte le tematiche che riguardano la Terra, la società, il mondo che li circonda e nei loro spettacoli è forte questa necessità di denunciare un malessere». «La maggior parte dei nuovi coreografi — continua a raccontarci Casorati — parte da una danza che possiamo definire urbana, per esempio break dance e hip hop, a cui solo più tardi sovrappone quelli che sono studi accademici in contemporaneo e classico. Questo li rende liberi di usare i diversi codici stilistici all’interno dei loro spettacoli ed è un fatto che trovo molto interessante rispetto alle generazioni storiche che hanno invece una danza più codificata e formale».
Interplay apre martedì 23 maggio alla Casa del Teatro con Mortiz Ostruschnjak e le sue “istruzioni di danza”, Tanzanweisungen (it won’t be like this forever), lavoro selezionato alla Tanzplatform di Berlino 2022, e con Carlo Massari e il suo Methamorphosis-Blatta, due lavori con cui il festival offre un confronto con la coreografia come possibile strumento di indagine sociale. A fine serata, la critica Elisa Guzzo Vaccarino presenterà il suo libro Confini, Conflitti, Rotte. Geopolitica della Danza, incontrando il pubblico e i coreografi per parlare di danza e di corpi sociali e politici.
Dei corpi della danza che attraversano confini e culture, si parlerà nello stesso teatro la sera di giovedì 25 maggio, quando il coreografo franco-tunisino Hamdi Dridi presenterà Om(s) de Menage, un lavoro che nasce come riflessione coreografica sulla sua complessa relazione con la Francia e come omaggio alle antenate della sua tradizione. Dopo lo spettacolo, Dridi, insieme alla critica Chiara Castellazzi, incontrerà il pubblico per parlare di multiculturalità e corpi migranti.
Confermando il suo impegno di legame con il territorio, Interplay abita la città e le periferie con una performance itinerante nel quartiere di Barriera di Milano venerdì 26 maggio, con due gruppi spagnoli dai movimenti potenti dell’era post-physical theatre, Collettivo Glovo e Ertza, e il gruppo italiano Azionifuoriposto.
Il festival si sposta poi il 30 maggio e 1° giugno al Quartiere delle Vallette per abitare Officine Caos — teatro, hub culturale e centro di produzione — che sarà sede di residenza degli artisti di Étape Danse, progetto collegato a Interplay e nato per sostenere le creazioni di coreografi mid-career della scena contemporanea da Francia, Italia e Germania. Il rapporto con il territorio, come ci racconta Casorati, è nel DNA stesso di Interplay – è dai luoghi del territorio che tutto è nato ed è attraverso i luoghi teatrali e non del territorio metropolitano torinese che il festival continua a crescere.
A Officine Caos si vedranno tre diversi duetti — Breathe with me a moment della coreografa israeliana Or Marin e False Memories della compagnia di Tu Hoang e Hiro Myrata, il primo vietnamita e il secondo giapponese. Sempre a Caos, nella seconda serata, il pluripremiato Le Fumatrici di Pecore di Abbondanza/Bertoni, un lavoro che con Infinito, una compagnia torinese no-profit che si esibisce nella seconda serata del festival il 26 maggio, offre una riflessione sui corpi della danza e sul concetto di abilità e disabilità fisico-motoria.
Appuntamenti anche nella natura al Parco del Valentino/Imbarchino sabato 3 giugno, con Room22 del Collettivo Funa e The Halley Solo di Fabrizio Favale, entrambi vincitori del bando Danza Urbana XL 2022. Sempre in natura, venerdì 9 giugno a Villa Rey, sede di un collettivo di artisti visivi sulla precollina torinese, Daniele Ninarello con un estratto da NOBODY NOBODY NOBODY it’s ok not to be ok e ORGIA, un lavoro site specific con quattro interpreti come installazione di corpi in movimento, in dialogo con le opere presenti.
Interplay è anche un viaggio attraverso gli stili e le tecniche che definiscono ciò che è il contemporaneo nella danza della nostra epoca: il contemporaneo “accademico”, l’hip hop, le danze tribali, il balletto classico, le danze di sala, lo sport, il gesto sociale, il threading, la contact rivisitata, il physical theatre, la break dance, la polka chinata, la house dance e altro — tecniche e stili che ci parlano degli interessi e degli ambienti da cui provengono i diversi artisti dei 25 spettacoli proposti.
Ecco allora il 6 e 8 giugno alla Casa del Teatro, coreografie create intorno a stili e tecniche storiche e popolari che diventano contemporaneo o che indagano le relazioni tra i corpi nelle diverse forme di danza. Nella prima serata, Alessandro Sciarroni con Save The Last Dance For Me, una danza di corteggiamento che risale ai primi dell’Ottocento eseguita tradizionalmente da soli uomini, e il belga Cassiel Gaube con Soirée d’Etudes, un lavoro che attinge al vocabolario della house dance.
Nella data successiva All you need is di Emanuele Rosa e Maria Focaraccio, una rivisitazione della logica binaria dei balli di coppia come tango, valzer e salsa e Wannabe di Fabrizia D’Intino, un lavoro sull’esposizione del corpo che danza nella cultura pop. Nell’ultima serata del festival, il 10 giugno, anche Laura Gazzani con una versione ridotta di Walter, vincitore Danza Urbana XL 2022, un duo che rimanda alle danze di corte e ai balli di sala e crea un valzer futuristico.
Alla Lavanderia a Vapore il 7 giugno si vedranno Stefania Tansini, premio UBU come miglior interprete under 35, con My Body Solo, un lavoro sulla memoria, sulla vulnerabilità e sulla precarietà attraverso il corpo, il respiro e la voce e Cuma, un a solo di Michele Ifigenia/Tyche che ricostruisce gli elementi dell’archetipo della Sibilla per dar vita a un ultimo messaggio divinatorio. Sempre in Lavanderia, Interplay chiude il 10 giugno con Coefore Rock&Roll di Enzo Cosimi, regista e coreografo tra i più autorevoli della scena contemporanea italiana, che presenta il secondo spettacolo del suo progetto Orestea sul mito nella contemporaneità.
INTERPLAY 23 è dal 23 maggio al 10 giugno.
A questo link potete scaricare l’intero programma.
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