RENZO FRANCABANDERA | Con un prologo che ha preso avvio proprio in questo fine settimana con la proposizione al pubblico rovigotto e non solo della loro nuova creazione, i tenaci artisti del Teatro del Lemming che da oltre un ventennio lavorano con il coordinamento di Massimo Munaro in questa zona del Veneto ad una pratica teatrale invero tenace e intensa, hanno dato il via all’edizione 2023 del Festival Opera Prima.
Nato a Rovigo nel 1994, il Festival Opera Prima si è proposto negli anni come un evento capace di portare all’attenzione di pubblico e critica una nuova generazione teatrale che negli anni novanta si definì dei Teatri Invisibili: questa solo faticava ad emergere ma che era del tutto esclusa dalla scena teatrale italiana. Il festival divenne da subito “casa” e riferimento per questa generazione, e contribuì grandemente all’emersione di moltissimi artisti da questa “invisibilità”. Allora come ora il Festival propone l’incontro di maestri e nuove generazioni. All’epoca ebbero qui le loro prime date artisti come Ascanio Celestini e Roberto Latini, gruppi come i Motus, Fanny & Alexander, Teatro Clandestino, Masque Teatro, Ariette, ecc. E proprio i Motus insieme a Michele Sambin sono gli artisti storici che torneranno in questa edizione del festival.
A loro si affiancheranno giovani e nuovi performer, che arricchiranno un’edizione davvero notevole di un festival che ha già ottenuto il premio UBU “Giuseppe Bartolucci” assegnato da una giuria presieduta dal critico Franco Quadri. Rinato dalle sue ceneri nel 2018, il Festival si propone come una vetrina peculiare e specifica di un modo di fare teatro che accoglie la storia pluridecennale della performatività nella sua accezione più moderna ma anche più tradizionale allo stesso tempo.
Abbiamo intervistato negli spazi del Teatro Studio, Massimo Munaro.