ENRICO PASTORE| La visione di Wayne McGregor, direttore della Biennale Danza 2023, declina in questa edizione il concetto di Altered States, ossia delle modificazioni percettive che subisce qualunque sguardo si posi su un evento. Non solo le neuroscienze, ma la fisica quantistica, ci rivelano ormai un mondo in cui la relazione tra lo sguardo e l’oggetto è in fondo fautrice di ciò che chiamiamo esperienza, e tale relazione è diversa per ciascun occhio portatore di storie personali diversissime le quale, intrecciandosi con un nuovo evento visivo, si modificano in modalità non prevedibili.
McGregor e gli artisti invitati in questa kermesse veneziana sembrano voler definire una funzione alla danza contemporanea: essere motore di cambiamento della percezione nell’ampliare lo spettro del possibile e coinvolgendo attivamente l’osservatore nel raggiungere gli auspicati stati di alterazione.
Rachid Ouramdane è coreografo particolarmente sensibile alla questione sollevata dal direttore artistico della Biennale Danza. Artista proveniente da una famiglia franco-algerina fuggita dalla guerra e rifugiata in Francia, vive da sempre uno stato di appartenenza a due mondi. Nel campo artistico ha sfruttato questo stare sul confine delle culture, decidendo fin dai suoi debutti in età adolescenziale, di vivere la danza come forma per indagare il disagio sociale, la lotta politica, le identità singole e comunitarie, la convivenza tra genere popolare (in origine l’hip hop) e la cosiddetta alta cultura. La sua attività di direttore allo Chaillot-théâtre national de la dance è volta a incrociare linguaggi ed esperienze artistiche avvalendosi di collaboratori di alto profilo come Pascal Rambert e Sonia Chiambretto, il collettivo circense XY, il musicista e compositore Jean-Baptiste Julien, e coreografi come Christian Rizzo e Meg Stuart, con la volontà di superare i confini di ciò che è considerato possibile.
L’azione coreografica è congiunta a una visione politica dell’arte come testimonianza e invito alla costruzione di relazioni visitando le regioni estreme sia sul fronte intimo sia nel contesto sociale indagando le storie di minori rifugiati, le tensioni sociali nelle banlieue (Police! del 2013 da un testo di Sonia Chiambretto) gli effetti dei cambiamenti climatici (Sfumato del 2012), di catastrofi ambientali o politiche, così come l’esperienza oltre il limite di sportivi ed acrobati (Corps extrêmes del 2021 in Italia programmato a Bolzano Danza).
Per Rachid Ouramdane indagare le tensioni politiche e sociali, o gli stati estremi di funamboli e circensi, così come l’intima esperienza delle variazioni percettive nello spazio-tempo significa sempre declinare il concetto di inclusione. Scopo della danza non è solo la testimonianza del presente o le modificazioni della mente, ma la creazione di una comunità artista-spettatore-cittadino, al fine di sfruttare un’ampliata percezione del mondo per creare nuovi presupposti dello stare insieme. Il lavoro con dilettanti, ragazzi rifugiati, portatori di handicap sono declinazioni di una stessa pratica volta a sgretolare l’isolante individualismo che attanaglia le nostre società occidentali.
Variation(s) presentato alla Biennale 2023 alle Tese dei Soppalchi è, per Rachid Ouramdane, una variazione intima di inclusione attraverso un’esperienza percettiva in due tempi. Unico comune denominatore è la musica in cui una cella tematica viene sottoposta a ripetizione e variazione. La danza, come nel caso di Anne-Teresa de Keersmaeker, rende materiale il fluire etereo della musica (la composizione è di Jean-Baptiste Julien già autore di Tenir le temps per 16 interpreti del 2015 da considerarsi come una precedente ricerca sul tema). Allo spettatore la possibilità di scoprire dove differenza e ripetizione si incontrano o transitano una nell’altra. Ruben Sanchez e Annie Hanauer sono i danzatori protagonisti dei due soli che compongono Variation(s) utilizzando modalità completamente diverse. Il primo si avvale di una moderna e raffinata versione di tip-tap (ancora una volta il genere popolare incontra la ricerca alta) in cui il suono del corpo generato dai passi fa da contrappunto al fraseggio musicale. Si gioca con i ritmi, i tempi, le altezze. Ogni elemento della danza si fa musica e la musica si concretizza nel corpo. Annie Hanauer invece disegna con il suo corpo geroglifici corporei che scrivono nell’aria il fluire della musica. Se il primo assolo si sviluppa sul battito e l’intervallo ritmico, il secondo si sostanzia del fluire denso e rarefatto di un movimento raffinato, sensuale e inarrestabile. I due soli, benché separati da una piccola pausa, sono in realtà in relazione proprio per la loro diversità. Lo sguardo dello spettatore è poi chiamato a creare la connessione e a relazionarsi esso stesso con quanto visto e percepito, creando in questo modo un’esperienza vissuta in comunione con altri ma vissuta nella differenza così come nella ripetizione.
Rachid Ouramdane, da molti anni ospite gradito nel nostro paese, ci invita a superare i limiti, ad aprirci a ciò che abitualmente rifiuteremmo, a superare i nostri pregiudizi. La danza è per il coreografo franco-algerino uno strumento per aprire la mente, per unire le persone, abbattere le barriere. In un periodo storico in cui risalgono alla ribalta i nazionalismi estremi, le tensioni sociali si fanno sempre più accese, e la forza delle armi nuovamente soppianta il dialogo e la diplomazia, lo sforzo di questo artista può apparire debole rispetto alla violenza degli eventi, eppure ciò che è debole e fragile è oggi più importante che mai nel rivelare il senso tragico della vita, nell’invito a non sprecarla in inutili contese e nell’esplorare la meraviglia di ciò che può sorprenderci.
Anno/Durata: | 2019, 60’ (prima italiana) |
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Design e coreografia: | Rachid Ouramdane |
Musica: | Jean-Baptiste Julien |
Luci: | Stéphane Graillot |
Direzione di scena: | Jean-Marc L’Hostis |
Scenografia: | Sylvain Giraudeau |
Con: | Annie Hanauer, Ruben Sanchez |
Prodotto da: | Chaillot – Théâtre national de la Danse |
Co-prodotto da: | CCN2 – Centre chorégraphique national de Grenoble, Bonlieu scène nationale Annecy, Théâtre de la Ville – Paris |
Creato il 9 ottobre 2019 presso: | Bonlieu Scène nationale Annecy con il supporto di Dance Reflexions by Van Cleef & Arpels |