SOFIA BORDIERI | È giunto al termine il 17° Festival di danza contemporanea intitolato Alterated States della Biennale di Venezia. Il direttore artistico, Wayne McGregor, ha accolto compagnie e performer provenienti da varie nazioni, tra cui Canada, Irlanda, Australia, Cuba, Inghilterra, Francia, Cina e Italia (due le presenze), inserendo le varie creazioni all’interno del macro-tema degli stati alterati del performare e dell’assistere. Tutti gli appuntamenti sono stati organizzati presso i teatri dell’Arsenale, a eccezione di Split della coreografa Lucy Guerin al Teatro del Parco di Mestre e il colosso MÁM di Micheael Keegan-Dolan al Teatro Malibran.
Nello stesso, costola del Teatro La Fenice, si è concluso il festival con i vincitori del Leone d’Argento 2023, Tao Ye e Duan Ni, fondatori del Tao Dance Theater. Nella motivazione McGregor ha affermato che «abbandonata la narrativa, la trasmissione di un messaggio e le scenografie, i due coreografi hanno creato un genere di danza unica ed evoluzionistica, che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista».
Tao Ye, danzatore e coreografo, si è formato studiando danza tradizionale cinese, danza folklorica e danza classica da cui si è allontanato rifiutandone l’espressività peculiare. Ha proseguito allora gli studi con lo Shangai Army Song, l’accademia di danza militare, ma è solo l’incontro con Duan Ni che ha catalizzato la sua attenzione nel suo percorso. «Quando ho scoperto la danza moderna, quando ho visto il corpo di Duan Ni, ho visto tutto, l’acqua, volevo muovermi come lei» ha affermato durante la cerimonia di premiazione.
Duan Ni è stata, infatti, la prima danzatrice moderna cinese a danzare in compagnie internazionali. Dopo aver conseguito il diploma presso lo Shaanxi Art College, ha studiato al Modern Dance Choreography Department della Beijing Dance Academy con Madame Yang Meiqui, pioniera della danza moderna in Cina.
I due danzatori, oggi partner, hanno deciso di fondare la loro compagnia nel 2008, quattro anni dopo il loro primo incontro, con il comune intento di basare la loro ricerca coreografica sul quesito: come può muoversi il corpo?
Nella serata del 28 luglio, il talk condotto da Elisa Guzzo Vaccarino con il coreografo cinese ha offerto l’opportunità di conoscere più a fondo l’estetica della compagnia, fortemente ancorata all’astrazione e alla considerazione filosofica e meccanica del corpo umano. Tao ha spiegato al pubblico che fare arte significa per lui porsi domande da risolvere. Così, a partire da un sistema di valore artistico che esclude il mero intrattenimento, la sua attenzione è volta alla connessione tra i singoli individui, tra i singoli corpi che sono gli unici strumenti del suo lavoro.
«Penso che l’arte non sia finzione, ma qualcosa di molto vero e puro» ha affermato, ed è da questa base che nasce il loro Circular Movement System, un metodo di allenamento e di ricerca ispirato al cerchio, una figura perfetta in natura, matrice delle diverse forme circolari, cilindriche, sferiche. E continua: «L’essere umano ha sempre cercato di imitare la perfezione del cerchio, per noi è difficile muoverci in quel modo, ma c’è una relazione interessante, non c’è inizio o fine, non ci sono degli stop. Ognuno deve cercare di essere nel posto giusto sempre».
Addentrandosi negli spettacoli portati in scena, tratti da Series of Numbers, rispettivamente 11, 13 e 14 (titoli delle opere e numeri corrispettivi dei danzatori e delle danzatrici), il coreografo ha dichiarato di discostarsi totalmente dalla narrazione, per indagare, appunto, le relazioni tra i corpi: «Dalla fondazione di TAO voglio vedere quello che la danza da sola può esprimere. In Cina diciamo che, quando qualcuno è contento, muove le mani e i piedi, e io sono interessato a questo, è lì che voglio arrivare». I titoli sono stati scelti proprio per il loro essere scevri da preconcetti e suggestioni, un po’ come avviene anche per i colori dei costumi ideati da Duan Ni, appassionata di design, privi di contenuto concettuale.
Il primo spettacolo in scena, in prima italiana, è stato 11. I danzatori, sin dall’inizio, si muovono posizionati lungo una fila tangente rispetto alla visione, con movimenti fluidi e ben scanditi. Capelli corti e piedi nudi sono gli estremi di corpi abbigliati con pantaloni a palazzo e impermeabili oversize neri, che mostrano sulla superficie posteriore una striscia di vernice bianca. Lo spazio nero intorno è vuoto e illuminato dal riflesso delle luci sul linoleum bianco.
Accompagnati da un tappeto sonoro minimale, composto da Xiao He, i performer disarticolano i loro corpi mantenendo lo sguardo sempre verso il basso. A partire da un solo, piccoli gruppi di due, tre, sei, si allontanano gradualmente dalla fila che continua ad avanzare con movimenti densi e fluttuanti alternati a camminate in slow motion ad occhi chiusi.
In 11 i corpi non si toccano quasi mai, si muovono utilizzando ogni livello, dal salto al floorwork, con incursioni di movimenti più acrobatici, eredità della formazione militare di Tao Ye. Rigore, precisione, capi vorticosamente volteggianti spiccano così come i momenti di stasi. I corpi agili ed esili sono avvolti dai costumi ampi che amplificano le traiettorie di ogni movimento. Il loro è un virtuosismo poetico, ipnotico, scevro di qualsiasi intento narrativo. Tutto è asciutto ed essenziale, niente è superfluo.
Il giorno seguente, sullo stesso pavimento bianco, i danzatori hanno portato in scena in prima europea 13. Stavolta la formazione è un gruppo roteante abbigliato con costumi oversize, diversi nel taglio, in tinte beige, panna e grigio. Il plotone di performer muta la propria forma attraverso piccoli off balance e momenti di partnering.
Nell’incontro con l’altro, i movimenti variano in dinamicità e possibilità di direzioni, ogni volta diverse. La formazione rimane compatta e mai immobile, una base da cui i corpi pian piano fuoriescono con movimenti sempre più acrobatici. Spingere, cadere, saltare, trasportare, accogliere, tenere, seguire, sono azioni elementari, brevi insurrezioni dalla massa, che portano il gruppo a sfaldarsi del tutto: la visione di un insieme fluido e mutante.
Infine, anch’esso in prima europea, 14 è stato un’esplosione di blu, verde, bianco, rosa, viola, giallo, rosso, arancio. Sui tocchi di un metronomo il gruppo si muove con una coreografia all’unisono rigorosa e propulsiva. All’interno di una scena sempre spoglia, un’overdose di energici movimenti e colori si alterna con alcune pause altrettanto potenti: 20 rintocchi di stasi più volte ripetute.
La cifra principale è sempre il movimento circolare di ogni segmento del corpo: braccia, gambe, bacino, colonna vertebrale, testa, giunture. Tra cadute, circonduzioni e risalite, spicca una forte intelligenza e consapevolezza del movimento.
Lunghi applausi hanno accolto il Tao Dance Theater composto da danzatori e danzatrici perfettamente coordinati anche durante gli inchini, permanentemente impassibili. In effetti, in cinese la parola wûdăo, che significa danza, ha la stessa pronuncia di altre tre parole: arti marziali, vuoto (ciò non palpabile, effimero) e, infine, espressione di sé. Qualsiasi emozione esteriore è palesemente demonizzata, l’espressività è offerta solo dai movimenti che, forse, possono essere infiniti, come affermano i fondatori della compagnia.
Tao Dance Theater – Leone d’Argento della Biennale Danza 2023
direzione artistica Tao Ye e Duan Ni
11 (2021) prima italiana
coreografia Tao Ye
composizione musicale Xiao He
light design Ma Yue e Tao Ye
costumi Duan Ni
realizzazione costumi DNTY
danzatori Huang Qiqi, Yan Yulin, Xu Fujin, Tong Yusheng, Li Siyu, Liu Yiren, Sun Leirui, Wu Zhenkai, Li Jiayu, Cheng Leting, Wan Lu
13 (2023) prima europea
coreografia Tao Ye
composizione musicale Xiao He
light design Ma Yue e Tao Ye
costumi Duan Ni
realizzazione costumi DNTY
danzatori Huang Qiqi, Yan Yulin, Xu Fujin, Tong Yusheng, Li Siyu, Liu Yiren, Sun Leirui, Wu Zhenkai, Li Jiayu, Cheng Leting, Wan Lu, Lu Wenchao, Xing Jinhang
14 (2023) prima europea
coreografia e ideazione del suono Tao Ye
light design Ma Yue e Tao Ye
costumi Duan Ni
danzatori Huang Qiqi, Yan Yulin, Xu Fujin, Tong Yusheng, Li Siyu, Liu Yiren, Sun Leirui, Wu Zhenkai, Li Jiayu, Cheng Leting, Wan Lu, Lu Wenchao, Liu Liyuan, Zhang Zhuoyao
28 e 29 luglio 2023 | Teatro Malibran, Venezia