RENZO FRANCABANDERA | Dopo un’estate intensa che ci ha visti presenti in borghi, città e festival, in Liguria e non solo, con spettacoli che hanno incontrato lo sguardo di oltre 15000 spettatori, l’autunno riparte a Genova dai Teatri di S. Agostino, che riapriranno il 4 ottobre con un programma caratterizzato, ancora una volta, dalla multidisciplinarietà e dagli spettacoli tout publique.
Lavori internazionali di teatro fisico tra la danza e Nouveau cirque, drammaturgia contemporanea, esplorazione dei nuovi linguaggi della scena, teatro per le famiglie, esperimenti di teatro sociale e una nuova produzione dedicata a Italo Calvino – nell’anno del centenario della sua nascita e di Genova Capitale del Libro.
L’autunno prende il via a passo di danza con il focus Resistere e Creare, dal titolo Corpo e Anima con eventi in calendario fra il 4 e il 15 ottobre e un evento in programma a Dicembre: la rassegna di danza internazionale giunta alla sua IX edizione è diventata in questi anni un incubatore di forme artistiche e di pensiero, residenza creativa, nucleo promotore di circuitazione di artisti internazionali, sostegno produttivo, attività di scouting, formazione, innovazione di linguaggi, con l’intento di farsi mediatore culturale tra vecchie e nuove generazioni.
Da sempre aperta al contemporaneo e ai linguaggi innovativi della danza internazionale, la rassegna, nata nel 2015 da un progetto di Michela Lucenti (Balletto Civile) e Marina Petrillo (Teatro della Tosse), dal 2022 ha affidato la direzione artistica al duo Linda Kapetanea e Jozef Fruĉek, fondatori della compagnia greca di danza RootlessRoot e creatori del metodo Fighting Monkey; una scelta nata in una sorta di ideale continuità sul pensiero artistico e sulla creazione estetica, e con l’obiettivo di diffondere l’eccellenza della danza italiana contemporanea sul mercato europeo ed extra europeo.
Nel programma si abbina la presenza dei lavori di “maestri” della scena contemporanea agli spettacoli degli young coreographers e agli appuntamenti performativi e di approfondimento fuori dalle sale, per favorire e avvicinare un pubblico sempre più ampio: fra gli spettacoli internazionali si segnalano SIOPE/SILENCE, nuovo lavoro di RootlessRoot, compagnia guidata dagli stessi Kapetanea e Fruĉek in prima nazionale, MAZUT, della compagnia franco catalana Baro D’Evel/Blaï Mateu Trias and Camille Decourtye, SONOMA, di La Veronal/Marcos Morau ispirato alle opere e alla vita del regista Luis Buñuel, CULTUS, di Zappalà Danza e il ritorno di Abbondanza e Bertoni, Fattoria Vittadini, Compagnia Sanpapié, oltre ai giovani di del collettivo Poetic Punkers e FUNA Performing Arts con un calendario che interseca tutta la stagione.
Abbiamo incontrato Linda Kapetanea, Jozef Fruĉek e Marina Petrillo per un’intervista.
Come si inizia a programmare un festival? È un po’ come creare un lavoro artistico?
LK – È un’opera d’arte.
Come danzatrice, coreografa e spettatrice, il mio interesse è fermamente rivolto alla danza al servizio dell’impulso creativo, in risonanza con la nostra scoperta non verbale del mondo.
Creare un programma di festival È come una raccolta di idee di diversi artisti e, successivamente, è una composizione creativa. La verità è che non mettiamo insieme un programma basato solo sui creatori. Di solito ci sono due assi. Il tema più ampio dell’anno o della stagione e il caso speciale di ogni opera. Sempre con i limiti delle nostre capacità tecniche e dei costi. Tuttavia, il lavoro gioca il ruolo principale. Quando scegliamo pensiamo più all’opera e meno al nome dell’autore. Vogliamo vedere la ricerca sul corpo.
It s an artwork. As a dancer, choreographer, and viewer, my interest is firmly on dance in the service of the creative urge, resonating with our non-verbal discovery of the world. Creating a festival program It s like a collection of ideas of different artists and after that, its a creative composition. The truth is, that we don’t put together a program just based on creators. There are usually two axes. The wider theme of the year or season and the special case of each work. Always with the limitations of our technical capabilities and costs. However, the work plays the main role. When we choose we think more about the work and less about the name of the creator. We want to see the research on the body.
Intorno a quali idee si è condensata l’edizione di quest’anno e perché sono stati scelti proprio questi artisti?
LK – L’idea è quella di aprire il confronto attraverso i progetti che ospitiamo, affinché attraverso le storie che prendono vita sul palco possiamo prendere coscienza, ispirarci, sognare, immaginare le cose in modo diverso.
Per quanto riguarda gli spettacoli, il programma è strutturato in modo tale che ognuno possa trovare lo spettacolo che più lo tocca o che lo riguarda di più. Non iniziamo la progettazione del programma con la logica che tutto piacerà a tutti. E uno spettacolo vale la pena di essere visto per farci riflettere e magari capire qualcosa di diverso da quello che ci aspettiamo o abbiamo pre-deciso. Con gli spettacoli si pongono le domande e ognuno definisce le proprie risposte. Ogni performance è unica nella sua interezza.
Sentendo il bisogno di dimostrare che la danza ha il potere di ispirare, quest’anno abbiamo cercato di portare al centro della scena maestri di danza e artisti straordinari.
The idea is to open the discussion through the projects we host, so that through the stories that come to life on stage we can become aware, be inspired, dream, imagine things differently.
As far as the shows are concerned, the program is structured in such a way that everyone will be able to find the show that will touch them the most or that concerns them the most. We don’t start program design with the logic that everything will please everyone. And a show is worth seeing to make us think and maybe understand something other than what we expect or have pre-decided. With the shows, we pose the questions and everyone defines their answers. Every performance is unique in its entirety.
Feeling a need to demonstrate that dance has the power to inspire, this year we sought to bring centrestage dance masters and extraordinary performers.
Ci sono rapporti di vicinanza e/o di accompagnamento di medio periodo con alcuni di loro? Come si sceglie qualcuno da seguire per un po’ di tempo?
LK- La verità è che negli anni conosciamo tanti artisti. Ne seguiamo molti e discutiamo con loro anche dei loro progetti. Segui un artista perché senti i progressi e trovi ispirazione.
The truth is that throughout the years we know many artists. We follow many of them and also discuss with them their concepts. You follow one artist becauseyou feel the progress and you get inspired. Linda
In che modo il festival interseca Genova? Che tipo di territorio è oggi la città e quanto determina delle scelte artistiche?
MP – Genova è una città che sfugge alle definizioni. C’è chi la definisce “la superba”, città regale e bellissima, e chi “un imbuto”. Verticale e labirintica, popolare e altera, indomabile e sconfitta. Un territorio che ha pagato molto caro il prezzo della deindustrializzazione e l’assenza di un progetto reale di sviluppo sostenibile e che ha ferite aperte difficili da curare.
La vita artistica e culturale della città riflette puntualmente l’insufficienza delle risorse e soprattutto la resistenza a condividere. Genovesi diffidenti: ognuno per sé ma senza un Dio per tutti.
I salotti culturali, come nell’Ottocento, sono spazi riservati agli eletti riconosciuti dai vecchi poteri delle famiglie. Luoghi non permeabili che non dialogano con il resto della popolazione che affolla le strade nella movida notturna e che a volte, con grande fatica e grande merito, riesce a produrre perle di controcultura che ridanno momenti di speranza.
La programmazione di Resistere e Creare, riflette la città e le sue dinamiche socio-culturali e scende in campo portando il racconto attraverso il corpo che è strumento performativo eccellente in grado di raccontare oltre la barriera della lingua, ritornando alla natura prima delle cose, a quello che rende i racconti universali.
Questa intenzione del “raccontare” “condividere” è centrale nel lavoro, lo accende e ne è motore e da questa intenzione discende quello che stiamo cercando di fare per dare continuità e struttura ad alcuni aspetti fondamentali del lavoro quali l’internazionalizzazione il sostegno alle giovani compagnie e la formazione.
Un tempo il teatro aveva l’ambizione di modificare la società. Pensate ci riesca o è invece la società che modifica e plasma il medium?
JF – La relazione è sempre stata bidirezionale: il teatro influenza la società e la società influenza il teatro.
Coesistono: è un organismo vivente.
Finché saremo creature umane, ci esprimeremo, creeremo mondi che nessuno ha mai visto prima. E continueremo a farlo indipendentemente dal fatto che la società sia interessata o meno. Indipendentemente se cambierà una persona o un’intera generazione.
Il teatro va creato solo e soltanto se siamo bruciati dal desiderio di condivisione. Perché se non lo manifestassimo, ci mangerebbe vivi. Questo è il teatro che può cambiare il pubblico. Non perché si tratta di cambiare la società, ma perché si tratta di cambiare noi stessi per dare un senso alla vita folle e assurda che viviamo e amiamo.
This relation was always both directional: theater influence society and society influence the theater.
They coexist, it is one living organism.
For as long as we are human creatures, we will express ourselves, we will create worlds that no one have ever seen before. And we will keep on doing it regardless if society is interested or not. Regardless if it will change one person or whole generation.
Theatre should be created only and only if we are burned by desire to share. For if we would not manifest it, it would eat us alive. That is the theatre that can change audience. Not because it is about changing society, but because it is about changing ourselves to make sense of the crazy and absurd life’s we live and love
In che modo il linguaggio coreografico è cambiato con la tecnologia? È una presenza ingombrante?
La lingua è la nostra prima grande invenzione tecnologica
Essere in grado di usare le parole per alterare la mente di altre persone
Da lì tutto si è evoluto, tutte le altre innovazioni tecnologiche.
Quindi sì, la tecnologia cambia ed espande il modo in cui possiamo condividere le nostre storie, idee, visione. Solo espansione espansioneespansione, niente di cui preoccuparsi
Language is our first great technological invention
Being able to use words to alter the mind of other people
Everything evolved from there, all other technological innovations.
So yes technology changes and expands the way we can share our stories, ideas, vision. Just expansion expansionexpansion, nothing to worry about
Come funziona il rapporto fra voi tre sul piano delle scelte?
Innanzitutto portiamo tutti sul tavolo tante e diverse idee. Tanti spettacoli, tanti nomi e tante performance a cui abbiamo assistito. Seguiamo anche cosa succede alle altre città e festival.
Successivamente iniziamo a vedere queste idee in modo più pratico. Iniziamo a fare il puzzle e cerchiamo di capire cosa possiamo permetterci, tecnicamente, budget, disponibilità, tema artistico.
Marina è aperta a qualsiasi idea e alla fine è lei a dare l’ultima risposta perché conosce meglio le condizioni del teatro e della città. La cosa bella di questa collaborazione è che siamo 3 persone con gusti e opinioni diversi per la danza e attraverso la discussione scegliamo quella che risalta di più e sappiamo che sarà preziosa per il pubblico.
First of all we all bring many and different ideas on the table.
Many shows, many names and many performances that we have seen.
We also follow what is happening to the other cities and festivals. After that we start to see these ideas more practically.
We start to make the puzzle and try to understand what we can afford, technically, budget, availability, artistic theme.
Marina is open to any idea and at the end she is the one to give the last answer because she knows the best the conditions in the theater and in the city.
The nice thing in this collaboration is that we are 3 people with different tastes and opinions for dance and through discussion we choose the one that stands the most and we know is going to be valuable for the audiences.