ELEONORA MELIS D’ORAZZI | Con uno spirito moderno e brillante la compagnia di danza del Teatro alla Scala di Milano, diretta da Manuel Legris, porta al Teatro Lirico di Cagliari Il Lago dei cigni, dopo sette anni di assenza dal palco, che riprende la storica “mitica” regia, rimasta eredità del grande danzatore Rudolf Nureyev. Lo spettacolo è andato sold out per tutte le date.

Basati su un’antica fiaba tedesca, Der geraubte Schleier (Il velo rubato), ispirata al racconto di Jophann Karl August Musäus, i quattro atti musicati da P. I. Tchaikovsky furono portati in scena per la prima volta al Teatro Bol’šoj di Mosca, il 20 febbraio 1877, con la coreografia di Julius Wenzel Reisinger. Un’opera tradizionale russa di fine ‘800, che tutt’oggi appare immacolata, come se non fosse stata soggetta alla metamorfosi del tempo, un’identità definita e solida, considerata pietra miliare della cultura europea.
Nel 1984 Rudolf Nureyev presentò però al pubblico il suo Lago dei cigni con una chiave di lettura contemporanea, che andava oltre i miti, gli eroi e le leggende, lasciando spazio al racconto di un amore malinconico che tormenta i protagonisti.
Siegfried – interpretato magistralmente da Navrin Turnbull, ballerino australiano, solista del corpo di ballo del Teatro alla Scala – è un giovane principe sopraffatto da un irrefrenabile desiderio di evasione dai doveri della corona, desiderio che si acuisce ancor di più nel momento in cui i suoi occhi si specchiano in quelli diOdette.
Odette – Maria Celeste Losa, argentina, solista anch’essa del  Teatro alla Scala dal 2018, premiata come migliore interprete emergente – è romantica, speranzosa di essere presto accolta tra le braccia del giovane principe, ma cade vittima del beffardo sortilegio lanciato dallo stregone Rothbart – Emanuele Cazzato – che la trasforma in un cigno.
Come da tradizione Rudolf Nureyev decise di tener fede all’antitesi preposta nella versione originale del balletto, quella che contrappone il cigno bianco in cui si trasforma Odette e il cigno nero, seducente e sfacciata Odile, figlia del mago che gioca a sedurre il principe e a trarlo in inganno.

Maria Celeste Losa, il cigno nero
Maria Celeste Losa, il cigno nero

In occasione del debutto a Cagliari hanno collaborato alle numerose coreografie Isabella GuérinLaura Contardi, Massimo Murru, Lara Montanaro, Antonino Sutera, a coordinare oltre quaranta figure presenti sul palco tra attori e danzatori con rigorose diagonali e movimenti sinergici che hanno dato vita alle celebrazioni scene collettive. I musicisti hanno seguito i gesti maturi del direttore americano Kevin Rhodes, la cui carriera internazionale include concerti, opere e balletto.

Paradigmatico il simbolismo all’interno dell’opera. Il Cigno, vero protagonista, racchiude in sé un dualismo opposto: la purezza, la luce, la raffinatezza, ma anche l’inganno, l’infido, la morte. Le relazioni viaggiano all’unisono appese e calibrate tra linee sottili che collegano questi due opposti tra loro, apparentemente distanti, ma imprescindibilmente uniti. È la raffigurazione perfetta del mondo: le forze del bene che insistono e persistono contro le sfumature negative della vita; un cigno bianco che vive d’amore e di paura che sovrasta il su antagonista dal piumaggio nero portatore di eventi imprevedibili, inaspettati, considerato fin dal medioevo emblema della menzogna.

Emanuele Cazzato, MariaCeleste Losa,Navrin Turnbull, Teatro Lirico Cagliari
Emanuele Cazzato, MariaCeleste Losa,Navrin Turnbull, Teatro Lirico Cagliari

La doppia immagine è suggerita finanche he dalla della scena a cura di Ezio Frigerio e dall’atmosfera creata dalle luci: inizialmente un’aurea candita sovrasta la scena, la cornice è monocolore a indicare una situazione di serenità, onirica, come evidenzia anche la palette dei costumi selezionata da Franca Squarciapino – figura nota al mondo dello spettacolo per la sua carriera iniziata cinquanta anni fa, costumista che ha affiancato grandi registi, scenografi e coreografi in più di 250 spettacoli, ricevendo i massimi riconoscimenti in Italia e all’estero. Consistente il suo lavoro nel ricreare stacchi cromatici che variano di atto in atto, per enfatizzare il dramma in un’armonia complessiva che ricerca nei colori i simboli dell’opera.

Punto di forza sono i passi a tre eseguiti con eleganza dai solisti. Odette evoca un senso di angoscia e costrizione che rivela costantemente con il movimento delle mani che accarezzano il suo volto, delle braccia che si aprono e si chiudono, dalle punte di gesso rosa cipria che custodiscono piccolissimi passetti che accarezzano il legno del palcoscenico, aggraziati e precisi, proprio come la personalità del cigno bianco, delicato e fragile, che mai si arrende; Siegfried vuole coronare il suo desiderio d’amore, volteggiando nello spazio, Rothbart compie movimenti ampi, che occupano la scena, privando Odette dei suoi e dimostrando di avere pieno controllo su di essa.

Il Lago dei cigni, balletto del Teatro La Scala di Milano
Il Lago dei cigni, balletto del Teatro La Scala di Milano

Un fascino complessivo che può ammaliare perché, chi per scelta, chi per caso, almeno una volta tutti abbiamo sentito il fiabesco suono dell’arpa, i romantici flauti, la delicatezza del duo di oboi che formano la melodia di quest’opera, patrimonio culturale artistico dell’umanità che mai lascia delusi.

 

IL LAGO DEI CIGNO
balletto in quattro atti

coreografia Rudolf Nureyev, da Marius Petipa e Lev Ivanov
musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
supervisione e ripresa coreografica Manuel Legris
in collaborazione con Laura Contardi, Massimo Murru, Lara Montanaro, Antonino Sutera
coach per i ruoli principali Isabelle Guérin
corpo di ballo del Teatro alla Scala
direttore Manuel Legris

personaggi e interpreti principali:
Odette/Odile Maria Celeste Losa 
Principe Siegfried Navrin Turnbull
Rothbart Emanuele Cazzato

direttore Kevin Rhodes
orchestra del Teatro Lirico di Cagliari
regia Rudolf Nureyev
scene Ezio Frigerio
costumi Franca Squarciapino
produzione del Teatro alla Scala di Milano