VINCENZO SARDELLI | Una risata vi seppellirà. Che idea sui generis questo Tanti saluti, in scena lo scorso week end al Teatro Binario 7 di Monza, progetto civile clownesco di Giuliana Musso che indaga il tema del “congedo” ai nostri tempi.
Uno spettacolo sulla morte, anche in presenza di una forte componente umoristica, può sembrare un controsenso in un Paese come l’Italia, secondo soltanto al Giappone quanto a speranza di vita. Lifting e integratori, fitness e farmaci, ci danno l’illusione di essere immortali. Tendiamo sempre più a vedere la morte come un tabù. L’uomo contemporaneo è talmente assorbito dalle cose terrene, da vedere nell’eternità una mitologia ormai superata.
Giuliana Musso, esponente di un teatro di narrazione e d’indagine al confine tra comicità e poesia, esplora sociologicamente il tema del morire ai nostri giorni. In una cornice istrionica e ironica, sul palco con Beatrice Schiros e Gianluigi Meggiorin, realizza sei brevi monologhi che danno voce a medici e infermieri, i principali testimoni dell’ultima fase della nostra vita. Diversi anche i teatri del morire: sale di terapia intensiva, ospizi, reparti di lungo-degenza, case.
Lo spettacolo è un magma all’apparenza caotico. È giostra circense dove sfilano ricordi, testimonianze, note di vita reale. Tra magliette rigate, nasi da pagliaccio e una cassapanca, movenze marionettistiche e corse anchilosate, i bravi e affiatati attori danno voce alle variegate reazioni davanti al tema del trapasso. Ecco le reminiscenze del fatidico “tunnel” di luce e di pace di chi è stato in bilico tra aldiquà e aldilà. Oppure le smanie d’indistruttibilità del magnate onnipotente, come della nonna liofilizzata, fanatica della chirurgia cosmetica.
Si ride in maniera sommessa. Si gioca filosoficamente con i luoghi comuni, sublimati nella comicità. Si riflette sulle piccole umane fragilità: accettiamo con smorfie di circostanza le notizie funebri riguardanti conoscenti più o meno lontani; commemoriamo con frasi fatte le persone care. Come se a noi non dovesse toccare.
In bilico tra rassegnazione e ribellione, questo show edonista e commovente spazia tra eutanasia e palliativi, errori in sala operatoria e cinismo dei medici, vittimismo dei pazienti e interessi economici delle assicurazioni.
Le luci diffuse lambiscono il pubblico, esorcizzano il mistero, coinvolgono in un processo identificativo.
Giuliana Musso racchiude la morte all’interno del cerchio della vita. Morte che è presenza, interlocutrice, evocatrice di una nuova realtà. L’attrice vicentina spazia tra comicità in falsetto e monologhi dallo sguardo intenso. Beatrice Schiros guida nel processo di elaborazione con forza recitativa e grande compassione umana. Gianluigi Meggiorin, clown della voce, scatena il gioco che mima l’avanspettacolo, il circo, la burla, tra cellule danzanti ed elettrocardiogrammi cadenzati.
A rilanciare il ritmo e a scongiurare ogni eventuale stallo, è la musica: dalla malinconia agrodolce di Paolo Conte e Bruno Lauzi (Onda su onda) alle misteriose miscele di frontiera di Goran Bregovic e Fanfare Ciocarlia, tra folk balcanico e raffinata tecnologia. Atmosfere festose per scongiurare la dissoluzione. Sonorità fragorose un po’ alticce, alternate ad altre solenni e toccanti. In queste misture scoppiettanti entra pure qualche venatura techno. Allora anche la recitazione degli attori si fa più ritmata, assomiglia a un rep.
Lo spettacolo, tra humour e malinconia, è dosato dalla regia di Massimo Somaglino con l’assistenza tecnica di Claudio Parrino (direzione clown Maril Van Den Broek). Coniuga Halloween, Natale e Carnevale. Salta nella fantasia e nel gioco. Sa sporcarsi le mani con le pene della vita. Forse lascia poca consolazione. Eppure ne ricaviamo qualche impulso per ritracciare il nostro percorso davanti ai grandi interrogativi esistenziali.