MICHELE PECORINO* | Lo scorso 10 febbraio 2024 è andato in scena, in prima italiana, presso il Teatro del Ponente di Voltri, My Body is Your Body. Lo spettacolo fa parte di Resistere e Creare, rassegna internazionale di danza nata nel 2015 dall’incontro tra Marina Petrillo del Teatro della Tosse e Michela Lucenti del Balletto Civile. Attualmente, la rassegna è diretta artisticamente da Linda Kapetanea e Jozef Fruceck con Marina Petrillo. I tre operatori si impegnano da anni per offrire all’audience la possibilità di entrare in contatto con linguaggi internazionali.
Lo spettacolo presentato nella serata di sabato è l’ultima creazione della compagnia Overhead Project, diretta dal coreografo e artista circense Tim Behren. La performance è stata presentata per la prima volta nel 2018 allo Studiobühne di Colonia, in Germania. In quell’occasione, il cast era composto dalla danzatrice Mijin Kim e dal duo acrobatico Leonardo García e Leon Börgens.
La tappa genovese rappresenta invece il primo tassello della tournée italiana che segue quelle tedesca e inglese. Nel cast Italiano ancora una volta Mijin Kim, affiancata però da Maiol Pruna Soler e Francesco Germini, entrambi con alle spalle una formazione circense.
In questa nuova creazione Behren procede sulla scorta dell’antecedente Surround. Entrambi i lavori costituiscono Politics and Geometry, una serie che prende spunto dall’analisi della disposizione dei deputati in differenti camere parlamentari. La disposizione in parlamento delle varie fazioni politiche, può avere delle influenze sulla cultura delle comunità che queste rappresentano?
Da questo interrogativo ha preso avvio il lavoro del coreografo, che per questo lavoro ha individuato come punto primigenio la camera dei comuni inglese, uno dei più antichi parlamenti d’Europa dove vige una struttura politica e culturale binaria, resa ben visibile dalla collocazione degli scranni ai due lati dell’aula.
La performance di Behren, sin dalla sua nascita, avviene in luoghi teatrali convenzionali. A non essere convenzionale è la disposizione delle sedute per gli spettatori, poste in maniera similare alla camera dei comuni. Le platee sono anche in questo caso quindi due e corrono lungo entrambi i lati più lunghi della scena, che si sviluppa seguendo una planimetria rettangolare. Gli spettatori sono disposti gli uni di fronte agli altri, quasi contrapposti. Ognuno di loro ha la possibilità di incontrare lo sguardo di chi gli sta seduto frontalmente. Sin dal suo ingresso in sala, l’audience entra in contatto con i tre performer, che la accolgono con un saluto, uno sguardo, un sorriso.
Ogni danzatore indossa un completo di colore differente dall’altro, con camicia abbinata. Uno dei due uomini veste di colore petrolio, mentre l’altro di colore viola. La donna indossa un completo di analoga fattura ma dal color vinaccia. Una volta che gli spettatori prendono posto, i danzatori iniziano ad interagire in quello spazio intermedio dove i reciproci sguardi dei pubblici si incontrano.
I corpi, muovendosi per la scena, territorio liminale percorso da differenti presenze, osservano ogni singola persona, la guardano fissandola negli occhi: i performer accolgono i numerosi sguardi, li incorporano per poi, chinandosi sulla schiena, proiettarli verso la tribuna opposta. Con il capo capovolto, quindi da una prospettiva differente, vanno ad incontrare altri sguardi.
Lo spettatore perde dunque il suo originario status di osservatore per divenire oggetto osservato, non solo dai performer ma anche e soprattutto da chi è convenuto per assistere alla performance. Il pubblico diviene performer, spettatore-attore: perde il suo originario status di soggetto tendente ad un incontro unilaterale e conoscitivo. Nel percorso delineato dal coreografo, lo spettatore, divenendo oggetto stesso della performance, si predispone all’incontro e alla relazione con gli interpreti e con i suoi pari. I corpi stretti attorno alla scena si costruiscono in funzione dello sguardo che si poggia su di loro. Il corpo del singolo inizia ad appartenere all’altro, agli altri.
Sin dai primi movimenti emerge sulla scena una fulgida e arguta estetica che si impernia non soltanto sui corpi degli interpreti ma anche su quelli occasionali degli astanti. La composizione musicale, opera di Simon Bauer, è un tappeto sonoro che sembrerebbe il campionamento effettuato in un paesaggio naturale. Allo scorrere dei minuti, le modulazioni acustiche si arricchiscono di ritmi sui quali i tre performer, aventi corporeità differenti, costruiscono le loro partiture di movimento. Il ritmo incalza e con esso anche i gesti, la prossemica e i movimenti che divengono sempre più ritmati e acrobatici. Le fisicità si incastrano l’una sull’altra, elevandosi, sorrette soltanto da precari e al medesimo tempo perfetti equilibri.
Ad intessere le trame dello spettacolo interviene anche il disegno luci di Charlotte Ducousso, che non solo illumina la scena ma anche la platea che sostanzialmente rimane sempre in luce. I cambi di intonazione luminosa segnano anche il passaggio da una sezione all’altra, così come il suono. I neon si accendono e si spengono come a voler fendere l’occhio dell’osservatore-osservato. Ogni sezione ha i suoi momenti di climax che esplodono in rapide costruzioni simmetriche e spettacolari. Ogni parte è caratterizzata da un differente rapporto tra i tre. I corpi ora a torso nudo, ora ricoperti dalle camicie e dalle giacche, si attraggono, si respingono, si avvinghiano.
My Body is Your Body mostra, immergendosi nel pieno del discorso, quanto il punto di vista sia una questione centrale per il pubblico teatrale. Behren riesce con questo lavoro a mettere in discussione la frequente concezione che si ha in merito a comportamenti specifici di genere o sociali, e di conseguenza ai corpi performativi. Ciò che è emerso, al termine della performance, è uno spazio relazionale condiviso e attento ad accogliere le diverse istanze, pur se questo esercizio, nello spazio interno e in qualche senso di mediazione (qui affidato all’arte, e nella società alla politica) necessiti di uno sforzo a tratti davvero acrobatico, ma necessario.
L’aspetto conflittuale raggiunge quindi lo spettatore con minor vigore, proprio perchè filtrato dalla componente acrobatico attrattiva, che forse predomina come codice espressivo su quello concettuale, che resta più sfumato.
Nonostante ciò, Behren, con il suo linguaggio di grande impatto, arriva a instillare una riflessione su politica, teatro e ruolo del pubblico dentro il teatro e nella società.
MY BODY IS YOUR BODY
Regia, coreografia Tim Behren
con Mijin Kim, Maiol Pruna Soler, Francesco Germini
Creazione Mijin Kim, Leon Börgens, Leonardo García
Formazione, occhio esterno Patricia Carolin Mai, Susanne Schneider
Accompagnamento filosofico Eric Eggert
Accompagnamento drammaturgico Mirjam Hildbrand
Disegno luci e scenografia, drammaturgia visiva Charlotte Ducousso
Composizione musicale, drammaturgia Simon Bauer
Costumi Monika Odenthal
Teatro del Ponente, Genova Voltri, 10 febbraio 2024
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.