GIANNA VALENTI | Le mie parole vedranno per me è uno spettacolo site-specific che dà valore ai corpi della cecità — incontrandoli e raccogliendone le voci — e che sa spalancare questo impegno documentaristico in un manifesto sinestetico per un mondo dove ogni dualismo tra abilità e disabilità, luce e oscurità, normalità e straordinarietà finisce per perdere senso. L’azione teatrale, sonora e immersiva, è costruita per indagare e comunicare l’universo percettivo di quei corpi che si relazionano con il mondo attraverso un’assenza totale o parziale della propria capacità visiva, sia come condizione di nascita che come cambiamento fisico acquisito.
Presentato all’interno della stagione TPE-Cecità presso Area X a Torino, è una collaborazione tra Marco Corsucci, regista, e Andrea Dante Benazzo, qui dramaturg, e nasce dal desiderio del direttore Andrea De Rosa di avere Corsucci al lavoro su una terza tappa del suo percorso registico sullo sguardo — dopo quelle su Frank Wedekind e Alfred Jarry. 

Le mie parole vedranno per me, PH Andrea Macchia

La drammaturgia scenica è essenziale: due file di sedie contro le pareti laterali, un uomo immobile seduto a un tavolo, un microfono, un mangiacassette, cinque cassette audio perfettamente allineate; sul lato opposto, difronte all’uomo seduto, l’asta di un microfono che scende dal soffitto e una testa metallica minimale e cubista alla sua estremità; a terra, isolata, una stampante braille; sul bracciolo di ogni seduta, una cuffia audio per ogni spettatore.
Due teste, una difronte all’altra, due sguardi che sono due ascolti — Marco Bongi, non vedente, che in scena incarna la propria modalità di sguardo che nasce dall’ascolto, e la testa metallica che si rivelerà microfono per la registrazione binaurale. Due presenze a specchio che Corsucci sceglie come codice di sintesi dello spettacolo insieme all’introduzione progressiva delle due presenze sonore, quella su supporto analogico e quella in digitale. Una scelta che si rivela essenziale, quella di accostare e mantenere distinti l’analogico e il digitale, sia per la costruzione registica del lavoro, sia come guida drammaturgica che fornisce agli spettatori la possibilità di orientarsi all’interno dell’esperienza sonora avvolgente, fortemente esaltata dalla tecnica della registrazione binaurale.

Le mie parole vedranno per me, Marco Bongi, PH Andrea Macchia

Le mie parole vedranno per me ci immette nella quotidianità di persone non vedenti e ipovedenti, accogliendone l’unicità rispetto al processo creativo di formazione delle immagini. Le decine e decine di testimonianze registrate sono state possibili grazie alla collaborazione con due associazioni che a Torino si occupano di dare assistenza, la U.I.C.I. (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) e l’A.P.R.I. (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti). Alle persone/voci che si sono rese disponibili per il progetto (trovate i nomi in calce), è stato chiesto di registrare un diario sonoro, con la propria esperienza quotidiana, i propri ricordi o “sensazioni, percezioni, pensieri legati al proprio personale rapporto con la vista, con gli altri, con le cose, con lo spazio, intimo e/o pubblico, etc.” (Marco Corsucci, Istruzioni di drammaturgia).
L’importanza della testimonianza personale e quotidiana, come prima fase nello sviluppo della drammaturgia, è nata dall’incontro, condiviso con Bonazzi nel ruolo di dramaturg, con tre grandi autori, John Berger, Derek Jarman, Hervé Guibert, che nella loro vita hanno attraversato, per malattia, un periodo di deterioramento della vista e che hanno scelto di raccontarlo (Cataratta per Berger, Blue per Jarman, Citomegalovirus per Guibert).
Se nello spettacolo le registrazioni dei diari sono la presenza analogica, la presenza digitale (ottenuta attraverso la tecnica della registrazione binaurale) corrisponde alla seconda fase di raccolta dei materiali drammaturgici: l’incontro e la condivisione di uno spazio e di un tempo tra gli autori e le persone/voci che hanno registrato i diari. Gli incontri sono avvenuti in un luogo scelto dai protagonisti per poter comunicare il proprio modo unico di vivere la cecità, il proprio percorso assolutamente personale e non replicabile di raccolta delle informazioni dai corpi e dagli ambienti circostanti.

Le mie parole vedranno per me, Marco Corsucci, PH Andrea Macchia

In entrambe le fasi, volutamente e su richiesta registica, le voci sono state raccolte insieme ai suoni dell’ambiente in cui avvenivano le registrazioni stesse. Questa immissione del corpo/voce all’interno della fisicità degli spazi abitati fa sì che ad arrivare all’ascolto non siano solo le testimonianze, le confessioni, i sogni o le sensazioni come attraversamento di spazi corporei personali, ma una sorta di tessuto relazionale, spaziale e cinestetico, che avvicina l’esperienza dell’ascolto all’incontro fisico tra corpi e che rende la condivisione di esperienze una sorta di memoria estesa del corpo di chi ascolta.
Lo spazio, essenziale e meditativo, nell’assenza di luce e nell’ampiezza dei vuoti, e le scelte drammaturgiche e registiche immettono i corpi del pubblico in una continuità circolare di associazioni e sovrapposizioni sensoriali, in cui vedere suoni, immaginare parole, ascoltare immagini, percepire forme, sentire colori o toccare suoni — come la danza quasi invisibile e bellissima delle dita di Bonghi sul mangiacassette — si fanno non esperienze di una diversa abilità ma inviti a una superabilità a cui siamo tutti chiamati, riconoscendoci come potenti sistemi percettivi senza più la necessità di definire su quale canale ci stiamo attivando perché abbiamo  imparato a incontrare  il mondo su percorsi inediti di multisensorialità, in una prospettiva dove la sinestesia si fa normalità.

LE MIE PAROLE VEDRANNO PER ME 

regia Marco Corsucci
dramaturg Andrea Dante Benazzo
con Marco Bongi
con le voci di Fabio Bizzotto, Marco Bongi, Angelita Cipriani, Dajana Gioffré, Eugenio Mattiazzi, Simona Tesio, Alessandra Zerbinati
suono Dario Felli e Federico Mezzana luci Alessio Pascale
datore luci Alessia Massai
fonico Francesco Dina
direttrice di scena Yasmin Pochat
disegno modello 3D Andrea Belli
stampa 3D service “PolyD”
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa
in collaborazione con Intesa Sanpaolo / Area X è un’iniziativa di Intesa Sanpaolo Assicura
e con A.P.R.I. Onlus e Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – sezione territoriale di Torino