Ways of Seeing Climate Change - conference. Tim Spooner - artistFRANCESCA DI FAZIO | Tra gli artisti internazionali presenti quest’anno al performing arts festival Natura Dèi Teatri organizzato da Lenz Rifrazioni a Parma è Tim Spooner, giovane artista del Regno Unito che dal 2010 propone creazioni d’arte e live performances. All’interno del festival presenta “The Telescope”, una performance di breve durata in cui una telecamera-microscopio indaga l’interno di terreni sconosciuti.
“Il telescopio ha subito un traumatico spostamento e le sue lenti e i suoi vetrini sono stati risettati irrimediabilmente. E’ diventato impossibile ormai stabilire se, ciò che si vede nel telescopio, sia la superficie di un pianeta lontano o il riflesso microscopico dell’interno dell’occhio dello spettatore stesso.
Nonostante tutto, questo nuovo mondo è stato studiato e documentato a fondo.”
Così parla una voce fuori campo nell’immediato inizio della performance. Nello spazio bianco della sala Est di Lenz Teatro, un alto ed esile ragazzo in tutina argentea e parapetto in cartone bianco, quasi un bambino travestito da astronauta. Accanto a sé ha una curiosa valigetta piena di cassette a nastro e di fili elettrici, davanti a sé un sottile tavolino metallico tondo, girevole. Sul tavolino indistinti materiali inquadrati dalla telecamera-microscopio che rimanda a noi ciò che riprende attraverso un video-proiettore. Il tavolino è un microcosmo materico: ruota e sulla sua superficie si hanno eventi magnetici e reazioni chimiche, studiate (nonché provocate) dal ragazzo astronauta, meticoloso osservatore-demiurgo di un universo primordiale i cui segni non sono mai simboli riconoscibili ma incognite che si imprimono sulla retina. Eventi magnetici, chimici, elettrici creano vibranti composizioni di materia viva e inanimata, incuriosiscono lo spettatore straniato dalla visione di forme di vita di cui non capisce i connotati, offrono uno strano ed unico universo che sembra nascere dal logico flusso che segue la materia mentre si trasforma.
Sono visioni particolarissime di un universo parallelo. Visioni, sì, ma perfettamente materiche. Assistiamo alla materializzazione delle visioni del piccolo uomo venuto dallo spazio, operata dalle sue stesse mani di demiurgo: a chiudere l’esplorazione è infatti l’ inquadratura ravvicinatissima del suo occhio. “I am interested in ways we try to explain the world: metaphysics and creation myths. My own approach to the mystery is to experiment with how materials behave, to get a better understanding of them. From these I construct collections of objects which come together into ideas for possible universes.”
Terminata la performance l’artista invita a dare un’occhiata ai suoi lavori che sono esposti lungo le pareti della sala. Vi sono piccolissime sculture materiche, frutto di un ingegneristico assemblaggio di piccole parti dei più svariati oggetti, legnetti, vetrini, brandelli di palloncini, frammenti di oggetti irriconoscibili. Altre sono creazioni su carta e cartoncino, cartoline dipinte, disegnate o realizzate con la tecnica del collage in cui vige lo stesso principio di frammentazione e riposizionamento di parti, di figure. Il tutto è minuziosamente composto. Colpisce il lavorio tanto cerebrale quanto spontaneo ed interiore che s’ intravede in ogni lavoro. Notevole è il sistema di illuminazione pensato per porre in luce le piccole opere, formato da microscopiche lampadine sistemate su sottili impalcature metalliche a diverse inclinazioni collegate le une alle altre da neri fili elettrici a vista. Un’esposizione curata ma essenziale che trasporta lo spettatore nel curioso mondo dell’artista venuto dallo spazio.

http://www.tspooner.co.uk/