RENZO FRANCABANDERA | È in corso da fine giugno e con conclusione il 20 settembre la sesta edizione di Scena Natura. Dialogo tra le arti e il verde, rassegna multidisciplinare che si svolge presso l’incantevole Fienile Fluò (via di Paderno 9, Bologna) con affaccio sugli spettacolari calanchi dei colli bolognesi. L’iniziativa propone anche quest’anno un programma con oltre 30 appuntamenti tra teatro, danza, musica, proiezioni cinematografiche, dj set e performance immersive, dentro il palcoscenico naturale in un dialogo continuo tra le azioni artistiche e l’ambiente circostante.
Organizzato dall’associazione culturale Crexida/AnimaFluò, fondata nel 2003 dall’ attrice, autrice e regista Angelica Zanardi, il festival ha proprio questa cifra, ovvero la volontà di integrare l’arte con la natura, utilizzando il paesaggio come fonte di ispirazione e scenografia naturale.


Abbiamo rivolto alcune domande alla direttrice artistica.

Angelica, che storia è quella fra te/voi e Fienile Fluò e quando è nata l’idea della rassegna estiva?

Fienile Fluò è nato nel 2008 dall’idea di creare un luogo immerso nel verde, dedicato alla creazione artistica, e dal sogno di mescolare l’arte, il cibo e la natura, dando vita a uno spazio dove proporre una programmazione culturale abbinata a esperienze enogastronomiche e conviviali. Dal 2008 a oggi a Fienile Fluò abbiamo realizzato moltissimi progetti e produzioni artistiche, ospitato numerosissime residenze di artisti attivi in ambito locale, nazionale e internazionale e svolto una programmazione ricca e multidisciplinare.
Nel 2019, come espressione culminante e fortemente identitaria della ricerca artistica che abbiamo sviluppato in questi anni, è nato Scena natura. Dialogo tra le arti e il verdeil nostro festival che propone progetti, spettacoli, concerti, performance ed esperienze immersive che mettono in relazione le tematiche attuali e i linguaggi contemporanei con l’ambiente naturale che diventa protagonista e guida della narrazione artistica.

Quale rapporto esiste fra gli allestimenti e l’ambiente circostante? 

Gli allestimenti sono studiati per i luoghi in cui vengono proposti in un’ottica di reciproca valorizzazione. Nel bellissimo contesto paesaggistico e ambientale delle colline bolognesi, un anfiteatro naturale affacciato tra i calanchi, un sentiero panoramico sulle colline, un vigneto e altre zone verdi semi-boschive fanno da cornice scenografica agli eventi in programma. Il pubblico viene coinvolto a 360 gradi attraverso un’ambientazione suggestiva, esperienze sensoriali e allestimenti informali e site specific che intervengono in maniera armoniosa sul paesaggio, grazie all’utilizzo di materiali e sedute per il pubblico naturali ed ecocompatibili, nel rispetto del cromatismo esistente e in armonia con il contesto. 

Cosa avete proposto in questi anni al pubblico e che tipo di pubblico c’è stato in questi anni?

In questi anni abbiamo proposto una programmazione molto varia e multidisciplinare che include spettacoli di teatro contemporaneo, progetti musicali originali che si muovono all’interno di generi diversi, performance di danza nel verde, rassegne di cinema sotto le stelle e percorsi ed esperienze immersive in natura che propongono un coinvolgimento sensoriale degli spettatori in abbinamento all’attraversamento del paesaggio. In ogni edizione del festival un posto importante è riservato poi ai nostri progetti teatrali, costruiti su drammaturgie originali e pensati in modalità site specific. Quest’anno è andato in scena Tza-tzi-ki, una sorta di degustazione teatrale che stimola sensorialmente gli spettatori e li conduce in un viaggio dentro se stessi attraverso i sapori.

Il nostro pubblico è piuttosto vario, ma credo che sia in larga misura rappresentato da persone che hanno voglia di sperimentare un diverso approccio all’evento artistico o da persone che non frequentano abitualmente i teatri e che sono attratte dal contesto naturale e informale e dall’atmosfera del nostro festival. Ci piacerebbe però che il nostro festival fosse frequentato di più anche da un pubblico di settore, che abbiamo l’impressione snobbi un pò la rassegna e il nostro spazio per ragioni di distanza o forse per la fluidità e l’informalità che caratterizza il nostro contesto.

Con quali risorse avete messo assieme il programma di questa edizione?

ll nostro festival è sostenuto dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune di Bologna, ma i contributi di cui disponiamo coprono solo in minima parte i costi di programmazione e organizzazione del festival. L’Azienda agricola La rovere colli di Paderno, che gestisce l’agriturismo, fornisce un altro importante contributo al festival, ma facciamo sempre fatica a trovare le risorse necessarie e siamo costantemente alla ricerca di sponsor che negli ultimi anni è sempre più difficile trovare…

Il teatro per i vostri spettatori cosa è? Svago, rito, evasione dalla città, o cos’altro?

Il teatro per noi è un importante mezzo di comunicazione e riflessione. Il rinnovarsi contemporaneo di un rito antico e fondamentale per l’uomo. È calore, relazione, nutrimento. Per la maggior parte dei nostri spettatori credo sia un’esperienza nuova, coinvolgente e molto stimolante… quando scelgono di sperimentarla. Ma oggi non è facile portare le persone verso esperienze artistiche, al di fuori di abitudini consolidate, zone di comfort e strade più o meno battute.

Come si fa per venire da voi?

In realtà ci troviamo a soli 7 minuti da porta S. Mamolo in auto e quest’anno abbiamo anche organizzato un servizio navetta che parte da via D’Azeglio nelle serate di spettacolo. E poi in orario diurno c’è il bus 52 che arriva molto vicino a noi.