ESTER FORMATO |  Tendenza Clown, la rassegna settembrina svoltasi a Milano a cura di Circuito CLAPS con il supporto del Teatro Franco Parenti, ha inaugurato la sua VII edizione in piazza Santa Maria del Suffragio con lo spettacolo “MDR – Morto dal ridere” della compagnia castigliana Los Galindos.
Tre mirabolanti clown dai nomi singolari quali Rossiglione, Martedì e Melone piombano letteralmente sulla folla di spettatori in attesa, allegramente obbligati a seguirli sino al Giardino delle Culture. Qui, una serie di secchi rovesciati fanno da sedili per il pubblico, mentre un bagno chimico e una spoglia impalcatura in legno e ferro costituiscono la scena dello spettacolo.

Los Galindos

Non vi è un tempo morto fra una gag e l’altra; per circa un’ora e mezza i tre performers inanellano una lunga serie di brillanti numeri, spesso e volentieri di natura acrobatica  e spericolati, volti a sottolineare la totale natura maldestra dei protagonisti. Il plot è più assurdo che mai: una spettatrice è morta dal ridere a causa degli sberleffi di Melone, personaggio che tanto ricorda lo scanzonatissimo Stanlio; Rossiglione, il più anziano della combriccola, insieme a Martedì che spesso e volentieri si sottrae alle sue volontà, escogiterà tutta una serie di modi per punire Melone con una condanna a morte esemplare dalla quale il clown sfuggirà sempre.
La farsa costruita proprio su un canovaccio assurdo e iperbolico si compone di una sequenza di incredibili trovate che vedono i tre clown dar vita a uno spettacolo acrobatico che risulta quanto mai perfetto e vincente, perché proprio nell’assurda rivendicazione del fare giustizia, resa sulla falsa riga di un processo, emerge l’umanità e l’intima complicità che lega indissolubilmente queste misteriose figure del nostro patrimonio collettivo.

Evidentemente è questo il fondamento imprescindibile del teatro clownistico, sempre in equilibrio fra vacuità e umanità, assurdità e meraviglia; una poetica che si imprime nel pubblico con l’atto del ridere e dell’interazione che avvicina e rendono familiari queste maschere millenarie, giunte ai nostri giorni attraverso migliaia di varianti ed evoluzioni ma evidentemente più vive che mai.

Di stile completamente diverso, è invece il breve e delizioso spettacolo di C’ART, compagnia italo-brasiliana che porta in scena nel foyer del Franco Parenti “Felici per sempre” per la regia e interpretazione di Flavia Marco e Andrea Casaca. Qui il teatro di improvvisazione si mescola a tinte da teatro dell’assurdo tramite una coppia di allegri e scanzonati sposini che il pubblico si vede arrivare in una macchina d’epoca. Con i loro abiti nuziali esternano la felicità del fatidico giorno ma un inconveniente, un guasto alla loro auto, dà vita a una serie di buffi litigi attraverso i quali fanno capolino dispetti infantili che cambiano in maniera repentina l’umore ai due personaggi.

C’ART ph. Sara Meliti

Tutta la drammaturgia scenica è costruita secondo lo schema ciclico in base al quale nei primissimi quadri i due sono più innamorati che mai per poi litigare e infine tornare a fare la pace e scambiarsi di nuovo gli anelli nuziali. Coerentemente a questa semplice e immediata struttura, il breve spettacolo è un succedersi di simpatici dispetti e sotterfugi che si alternano ad acrobazie e capriole dentro e fuori l’automobile. I due non smettono di inseguirsi l’un l’altro, esattamente come due bambini capricciosi mal disposti a venirsi incontro, e raccontano con una gestualità assolutamente accurata e poetica, il lato puerile dell’amore così inevitabile e talvolta necessario affinché si rifaccia di nuovo la pace (e si ritrovino gli anelli!).
Insomma, un equilibrio assai precario quello del matrimonio, perfettamente e ironicamente condensato nel talento acrobatico di Flavia Marco che scappa e volteggia da un lato all’altro, dentro e fuori l’auto, mentre il marito si preoccupa delle impronte che lascia a mo’ di dispetto sulla lucida carrozzeria, come a ribadire la differenza elementare di comportamento e di pensiero fra uomo e donna.
L’immediatezza e la gentile ironia di C’ART coinvolgono e divertono grandi e piccini e trovano pieno compimento con il lancio del bouquet e il congedo degli sposi che, felici, vanno via in auto, come in un ironico happy ending da vecchio film hollywoodiano.

Altro giro, altra corsa per l’attesa attrice di fama internazionale Gardi Hutter con il suo “Come un topo nel formaggio”, uno spettacolo che si presenta come teatro per ragazzi ma che invece sviluppa sulla scena tutte le potenzialità espressive di una performer di altissimo livello.

Gardi Hutter ph. Sara Meliti

Si tratta di un’assurda e originalissima storia di un topo che con un cannocchiale spia e fa la custodia a un enorme pezzo di formaggio, messo proprio in una trappola dalla quale il buffo protagonista si tiene alla larga. Eppure, l’ingordigia verso quel pezzettino ormai ammuffito che però appare gigante, come la luna, nella scenografia così onirica, lo spinge ad avvicinarsi a poco a poco, fino a ritrovarsi all’interno della trappola, intanto arrugginita dal tempo, e che perciò non sembra – all’apparenza – più funzionare.
L’attrice catalizza l’attenzione dei bambini e degli adulti grazie al suo trucco,  all’eccentricità dei costumi e alla verve clownesca. Rinchiuso nella sua tana, il topino ha costruito una sorta di laboratorio segreto dove se ne inventa tante per poter prendere un po’ di quel formaggio. Lo corteggia, lo osserva, lo studia, come un astronomo con la luna. Ne analizza quindi le macchie, la forma e vi annota tutto.

Protagonista assoluta e unica di questo show, Gardi Hutter, in bilico fra improvvisazione e drammaturgia scenica, mette a segno una trafila di ingegnose quanto assurde trovate che finiscono per coinvolgere anche gli astanti. L’interazione con il pubblico contribuisce all’originalità dello spettacolo nel quale la maschera del clown subisce un’ennesima metamorfosi e suggerisce una figura più complessa, vale a dire una sintesi fra linguaggi disparati che vanno dalla mimica alla parola, dall’insistenza su un immaginario assurdo e onirico agli atavici meccanismi della favola: raggiungere il formaggio equivale a raggiungere la luna, un impossibile riflesso di felicità che la buffa creatura non smette di inseguire sino all’ultimo istante. Si delinea, quindi, nella maschera di Hutter, quella natura ironica e al contempo malinconica del clown, tanto che nel suo travestimento di scena la performer non rinuncia al naso rosso, simbolo intramontabile.

La rassegna Tendenza Clown che ha contemplato quest’anno un cartellone ricco di eventi, ha messo in evidenza quanto dietro la figura del clown si nasconda una serie di linguaggi scenici e poetici spesso e volentieri in commistione fra loro, e che attraverso sperimentazione e ricerca si rinnovano continuamente, schiudendo al pubblico prospettive e forme nuove del circo contemporaneo. Agìto in circuiti molto periferici dello spettacolo dal vivo, la sua scarsa visibilità impedisce alla maggior parte degli spettatori di farne esperienza e conoscere un’intera poetica che corre parallelamente ai linguaggi più sdoganati, in grado di offire spesso uno sguardo sulla realtà denso di meraviglia.

 

MDR – MORTO DAL RIDERE

idea e regia Bet Garrell e Marcel Escolano
creazione e interpretazione Anicet Leone, Gabriel Agosti and Marcel Escolano
produzione Los Galindos

FELICI PER SEMPRE

reazione, interpretazione e regia André Casaca e Flavia Marco
produzione Teatro C’art (Italia) e Teatro do Sopro (Brasile)

COME UN TOPO NEL FORMAGGIO

di Gardi Hutter, Ferruccio Cainero, Mark Wetter
con Gardi Hutter
regia di Ferruccio Cainero
scenografia di Roli Beetschen
musiche di Franco Feruglio
foto di scena per TENDENZA CLOWN Sara Meliti
distribuzione PEM Habitat Teatrali

VII FESTIVAL DEL CIRCO CONTEMPORANEO – TENDENZA CLOWN
Milano, 16 e 19 settembre 2024