GIANNA VALENTI | Hofesh Shechter e la sua compagnia ha debuttato in prima nazionale a Torinodanza con Theatre of Dreams un lavoro coreografico che riconferma la centralità della musica e dello sguardo cinematografico nel percorso di questo coreografo israeliano di base a Londra dal 2002. Shechter è anche musicista e compositore delle colonne sonore dei suoi lavori, a cui si aggiungono una passione e un talento per il cinema che l’hanno portato a dirigere, girare e montare personalmente diversi suoi lavori per la scena. Sono queste le due anime che danno forma a un immaginario teatrale dove la musica fa da cuore pulsante e lo sguardo cinematografico diventa l’elemento strutturante della sua composizione coreografica.
Le quinte chiuse e, in lontananza, un ritmo regolare, quasi tribale, quasi battito. Un danzatore arriva dalla platea e semplicemente guarda, ascolta, dando forma visibile a un’attesa e segnando un dentro e un fuori, un qui e un oltre. Quello che si spalanca oltre le quinte di Theatre of Dreams è un procedere ininterrotto di piani sequenza gestito dal coreografo con l’uso di tre quinte nere parallele. I tendaggi si aprono e si chiudono ininterrottamente in punti diversi sul piano orizzontale della scena creando spaccati verticali che si definiscono per l’intensità della luce. Un meccanismo complesso e velocissimo di aperture e chiusure che creano un montaggio di brevi e brevissime azioni coreografiche di corpi singoli, trio, duetti o gruppi che guidano il nostro sguardo di spettatori come in una serie di riprese cinematografiche a piano ravvicinato, medio e lungo. Ogni azione sembra provenire da un mondo o da una narrazione diversa, brevi apparizioni di un vissuto o di un immaginario che non è importante definire o riconoscere, ma semplicemente rendersi disponibili a ricevere. Quello che viene offerto è uno stato di presenza che si trasferisce ai corpi degli spettatori e che trasforma ogni percezione quotidiana. Siamo altrove, oltre. Ma oltre dove?
La danza di Shechter si definisce per l’intensità qualitativa dei movimenti, per il livello di forza o di leggerezza applicate, per il fluire morbido o per il procedere intenso e spezzato di corpi attraversati da una vibrazione continua che spegne la mente e ne spalanca la presenza. Il montaggio gestuale in scena è una metamorfosi continua di segni e un incalzare di reiterazioni e anche di accelerazioni al limite delle possibilità di un corpo fisico. La velocità di concatenazione di ogni gesto con il precedente e il successivo rende impossibile tracciare ogni singolo segno, a parte qualche eccezione, ma rimane il gesto collettivo incarnato dai corpi trasformati emotivamente dal ritmo incessante che li attraversa.
Per Shechter essere abitati dal groove, dal ritmo, è essere radicati e rilassati nel rapporto con le energie pesanti della terra e da questo radicamento poter dare intensità ed energia alle braccia che hanno la responsabilità di portare avanti la narrazione. E anche in questo Theatre of Dreams, come in tutti i suoi precedenti lavori, i danzatori narrano con l’intensità del linguaggio gestuale che trasforma corpi, volti e sguardi. Ma non potrebbero farlo senza il sostegno della colonna sonora che da traccia registrata si arricchisce, a circa metà del lavoro, di un’orchestra di tre musicisti polistrumentisti in scena. Le musiche, composte dallo stesso Shechter, si muovono da ritmi percussivi — tra sonorità tribali, techno e clubbing — attraverso ritmi jazz e samba, a tratti accarezzando il fado e la musica klezmer e creando uno spazio magico e surreale attraverso i vocalismi che si spalancano eccessivi dalla voce di uno dei tre musicisti.
Siamo nella finzione teatrale, attraversiamo storie, pensieri, desideri, narrazioni che ci vengono offerte e immagini, sensazioni ed emozioni che ci crescono dentro risvegliate da quella finzione. Ma è poi finzione quando riusciamo a essere in uno stato di presenza? Esserci, essere pienamente in quel momento e poterci essere per la verità di presenza dei corpi sulla scena.
L’ultima sezione del lavoro è potente, il gruppo di danzatori, ben tredici, lavora in unisono in una narrazione gestuale condivisa all’interno dello stesso ritmo, con rari momenti di asimmetria in cui i corpi si ammorbidiscono nella diversità di movimenti elastici che abitano le diverse direzioni dello spazio. Pochi istanti che permettono un respiro diverso e subito dopo l’impatto di una narrazione di gruppo condivisa ricomincia, inarrestabile.
String, groove e energy nel linguaggio della Shechter Company. Il corpo che si muove in maniera elastica. Il ritmo che lo abita. La capacità di creare con una intensità tale da far sentire profondamente ciò che il corpo crea, accedendo a un livello di attivazione energetica e di libertà espressiva in cui la mente tace e la coreografia si fa rito collettivo. È questo il finale di Theatre of Dreams, i corpi dei danzatori trasformati dal respiro e dal ritmo e gli sguardi quasi estatici a incarnare la ricerca di Hofesh Shechter sulla complessità delle emozioni umane a livello collettivo e la sua tensione umana e artistica verso un assoluto.
THEATRE OF DREAMS
coreografia e musica Hofesh Shechter
disegno luci Tom Visser
costumi Osnat Kelner
Prodotto da Hofesh Shechter Company
Commissionato da Théâtre de la Ville – Paris ; Georgia Rosengarten
Co-coprodotto da Sadler’s Wells London; Brighton Dome & Brighton Festival; Les Théâtres de la Ville de Luxembourg; Seongnam Arts Center/Seongnam Cultural Foundation; Danse Danse Montréal; MC2 : Maison de la Culture de Grenoble – Scène nationale; Ruhrfestspiele Recklinghausen; Central – La Louvière; Shanghai International Dance Center Theater (SIDCT); Théâtre Sénart – Scène Nationale; Torinodanza Festival / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale; Festspielhaus St. Pölten (AT); La Comédie de Clermont-Ferrand scène nationale; Maison de la danse, Lyon – Pôle européen de création; Les Gémeaux – Scène Nationale de Sceaux; Château Rouge, scène conventionnée – Annemasse; Châteauvallon-Liberté, scène nationale; Scène Nationale ALBI-Tarn; Le Carré Sainte-Maxime. Con il supporto di Theater Rotterdam; Les Salins – Scène Nationale de Martigues; Marche Teatro / Inteatro Festival; La Briqueterie CDCN du Val-de –Marne and The Maria Björnson Memorial Fund.
La Hofesh Shechter Company gode del supporto della Fondazione BNP Paribas per lo sviluppo dei suoi progetti ed è supportata da fondi pubblici tramite Arts Council England.