RITA CIRRINCIONE | È la serata inaugurale della V edizione di Prima Onda Fest e siamo nel piccolo foyer del Teatro Garibaldi di Palermo. Tra il pubblico che staziona in attesa dello spettacolo e i tanti “addetti ai lavori” presenti si coglie una certa emozione: per molti di loro questo luogo non è solo un teatro – il teatro dove sono passati artisti come Carlo Cecchi, Peter Brook, Wim Wenders, Emma Dante, Davide Enia, solo per citarne alcuni – ma un luogo che per una generazione di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo palermitani ha rappresentato “casa”, uno spazio dove incontrarsi, sperimentare, ricercare, provare, in quella esaltante stagione del TGA – Teatro Garibaldi Aperto – iniziata nell’aprile del 2012 quando, sull’onda del Teatro Valle di Roma, fu occupato.

Teatro Garibaldi – Palermo

Piccolo teatro all’italiana situato nel quartiere arabo della Kalsa, sin dall’inaugurazione (nel 1862 per mano di Garibaldi) è stata segnato da alterne vicende: a brevi periodi di attività sono seguiti lunghi periodi di abbandono, durante i quali è stato saccheggiato e spogliato di ogni arredo, per ritornare più volte a risorgere come un’Araba Fenice. Ma dietro ogni riapertura non c’è alcuna suggestione mitologica come per il leggendario uccello, solo la volontà di artiste e artisti – in questo caso gli organizzatori di Prima Onda – che ancora una volta l’hanno ripulito e sottratto all’incuria e al degrado per restituirlo alla città.
Ideato da Genìa LabArt, “collettivo multidisciplinare di realtà produttive nel campo del teatro, della danza e della musica” presieduto da Sabino Civilleri, anche per questa edizione Prima Onda Fest si è avvalso di una terna di direttrici artistiche: Manuela Lo Sicco, attrice, regista e coreografa, Premio Ubu 2021, per la sezione teatro; la danzatrice e coreografa Giovanna Velardi per la danza; Valeria Cuffaro, dell’associazione Curva Minore, per la parte musicale. Si aggiunge Cristina Alga, che ha curato i progetti dedicati alla comunità, in sinergia con il territorio delle periferie della Città Metropolitana di Palermo.
A partire dal 23 ottobre fino al 3 novembre questa V edizione ha inondato la zona sud-occidentale di Palermo con più di trenta spettacoli, performance, concerti, incontri, workshop. Dal Teatro Garibaldi il festival si è propagato in altre sedi, come l’Ecomuseo Mare Memoria Viva, i Cantieri Culturali alla Zisa, il piccolo Teatro Atlante, con tappe all’aperto come le improvvisazioni musicali Oreto Blues di Curva Minore al Ponte dell’Ammiraglio, le performance itineranti sulla foce del fiume Oreto (Costa Sud – Come l’acqua che scorre di Emilia Guarino e Lina Issa) e persino a bordo di un’imbarcazione al porto turistico della Cala (L’isola desiderata, narrazione di Dario Muratore).
Il festival ha avuto un’anteprima l’11 ottobre negli spazi della Vicaria con Essain / Atelier aperto, sul metodo formativo di Emma Dante, da lei condotto insieme a Sabino Civilleri, e un’appendice il 7 novembre con lo spettacolo Dis/incanto di Daniela Mangiacavallo all’interno del carcere di Pagliarelli.
RLM-Rapid Life Movement, con la regia di Rémy Boissy e la coreografia Sandro Maria Campagna, presentato in collaborazione con il Festival Teatro Bastardo, apre la prima settimana di Prima Onda Fest sulla quale si focalizza questo articolo.
Si tratta di una performance di teatro fisico, frutto del lavoro corale del Collettivo Fearless Rabbits che, attraverso una serie di dinamiche attivate da un dispositivo scenografico, rappresenta allegoricamente la capacità del corpo di superare limiti e ostacoli, come pure l’incessante processo di adattamento dell’uomo all’ambiente circostante, e la continua sfida dell’umanità alla ricerca di nuovi spazi vitali.

Joël-Elisée Konan in Rapid Life Movement

Da una griglia metallica appesa al centro della scena, come una sorta di grosso lampadario, pendono decine di lame in acciaio di diversa larghezza, alternate a lame di plastica trasparente, e collegate a un sistema di cavi e carrucole posto alle spalle della scena. Con questo dispositivo dalla meccanica manuale, che ricorda certe macchine protoindustriali, Sylvain Dubun, artefice-demiurgo, con impassibile arbitrarietà manovra verticalmente le lame, che vanno a “tagliare” lo spazio scenico in cui si muove Joël-Elisée Konan.
Sulla base di una serie di variabili esterne – quantità di lame abbassate, forma dello spazio disegnato, durata della sequenza – e del tipo di disposizione interna – adattamento, reattività, difesa – la risposta del performer dà vita a una creazione coreografica e drammaturgica in cui, in un gioco di rimandi simbolici, momenti di oppressione e di chiusura si alternano a momenti di gioco, di ricerca e di sfida creativa, in cui il limite sembra diventare una risorsa. Fino a quando, con un clangore assordante, l’installazione giunge al collasso finale.

Maria Pilar Perez Aspa e Serena Sinaglia rispettivamente interprete e regista di Isabel Green

Isabel Green di Emanuele Aldrovandi, per la regia di Serena Sinigaglia, mette in scena il disagio del successo e quella specie di maledizione della vittoria che sopraggiunge quando una meta tanto sognata viene finalmente raggiunta lasciando, per assurdo, un senso di infelicità e di vuoto.
Isabel Green (Maria Pilar Perez Aspa) è una diva di Hollywood che ha appena vinto l’Oscar come migliore attrice protagonista e si appresta a pronunciare il suo “discorso di accettazione”. La vediamo sul podio nella raggiante solennità del momento, al centro di una scena fissa, con un fastoso abito da cerimonia rosso e la statuetta in mano. Ma proprio in quel momento qualcosa dentro di lei si spezza: in una forma di scissione interna, la diva trionfante cede il passo alla donna impaurita da un futuro che teme di non poter reggere, e tormentata da un passato di rinunce, di sacrifici e dai sensi di colpa nei confronti del figlio che ha sempre dovuto trascurare.
Nel monologo non mancano momenti tragicomici che mitigano la tensione emotiva, come quando Isabel si rivolge in modo improbabile al pubblico presente alla cerimonia o ai suoi colleghi di Hollywood chiamandoli in causa: «Meryl, Leonard, Julia!». Ma la diva fa sempre più fatica a ignorare paure e sofferenze a lungo soffocate che continuano a venire a galla finché, in una drammatica escalation, prendono il sopravvento esplodendo in un finale imprevedibile.

Guillaume Forestier in Into the silence

Into the silence è un progetto di Yuval Pick, coreografo israeliano naturalizzato francese e attuale direttore del CCN di Lione, che si basa sul metodo denominato Practise elaborato dallo stesso Pick e utilizzato come pratica quotidiana della sua compagnia (un workshop incentrato su questo metodo si è tenuto durante il festival presso l’Area Madera). In questo lavoro intorno a “corpo immaginario” e “space between”, inteso come luogo di relazione e di creatività, i cinque fondamentali della Pratica – rotazione del corpo, trasferimento del peso, spostamento dal centro alle periferie, spazio di mezzo, intenzione del movimento – non hanno solo la funzione di sviluppare le potenzialità corporee del danzatore, ma sono messi al servizio della creazione coreografica.
Ispirato dalle Variazioni Goldberg di J.S. Bach nell’interpretazione della pianista americana Rosalyn Tureck, più lenta e con più intervalli in cui inserire la danza rispetto ad altre versioni, Into the silence si compone di un duetto femminile e di un assolo maschile.
Nel primo – in una scena vuota, un contenitore nero delimitato da linee di luci led – due danzatrici con specificità fisiche e registri espressivi molto diversi tra loro (Noémie De Almeida Ferreira e Madoka Kobayashi) esplorano ciascuna il proprio spazio personale, inizialmente ben delimitato, e che gradualmente si amplia verso una dimensione relazionale: in un gioco di alternanza tra avvicinamenti e distacchi, sintonie e opposizioni, le due performer si aprono al contatto e vanno alla ricerca di un possibile accordo, per tornare, infine, quasi in una forma di ritiro, alla dimensione individuale e, poco dopo, uscire di scena.
Con un stacco piuttosto netto, segue l’assolo di Guillaume Forestier che con ampi movimenti a spirale e impetuosi attraversamenti, un po’ esibiti, occupa incontrastato lo spazio scenico, introducendo nella performance una ben diversa qualità di movimento per dinamicità, decisione e ampiezza del gesto rispetto al duetto femminile precedente.
Entrambe le due parti che compongono Into the silence – che risultano giustapposte senza un’apparente integrazione – risentono, comunque, di un eccesso di tecnicismo legato, probabilmente, alla loro matrice di studio e di training, a scapito di un più arioso respiro creativo.

Francesca Foscarini in Animale

Animale, pluripremiato progetto coreografico di Cosimo Lopalco e Francesca Foscarini, interpretato da quest’ultima, è ispirato alla figura del pittore Antonio Ligabue, al mondo animale al centro della sua opera e alla natura che vi fa da sfondo. Quella di Ligabue è una natura che urla, fatta di dolore e di lotta, dove si uccide e si è uccisi, ma è anche una natura in cui l’animalità può trovare il suo punto di incontro con l’anima, come suggerito dalla radice etimologica che accomuna le due parole-concetto sulle quali i due autori hanno indagato.
Ma l’ispirazione presa dal pittore italo-svizzero e dalla sua poetica non è di tipo concettuale: Animale è la testimonianza incarnata del suo corpo dolente su cui la natura e la vita hanno lasciato delle ferite e al quale lui stesso, con i suoi ripetuti gesti di autolesionismo, ne aveva inferto.
Durante quasi tutta la performance di Francesca Foscarini assistiamo quasi con un certo disagio a un corpo al quale non è risparmiata alcuna caduta, un corpo massacrato, quasi a espiare la colpa di essere nato. Solo verso la fine insperata arriva un po’ di pace, e con essa la bellezza di un fiore che si schiude e di una farfalla che si alza in volo.

RLM-RAPID LIFE MOVEMENT
regia Rémi Boissy
con Joël-Elisée Konan e Sylvain Dubun
scene Vanessa Sannino
coreografia Sandro Maria Campagna
colonna sonora Jean-Pierre Legout
tecnico del suono Solange Fanchon
costruzione Sylvain Dubun
produzione Akompani-Amandine Bretonnière
spettacolo presentato in collaborazione con Teatro Bastardo

ISABEL GREEN
progetto e regia Serena Sinigaglia
testo Emanuele Aldrovandi
con Maria Pilar Pérez Aspa
scene Maria Spazzi
luci Alessandro Barbieri
musiche originali Pietro Caramelli
voce fuori campo Gianluigi Guarino
assistente alla regia Giorgia Aimeri
assistenti alla scenografia Erika Giuliano, Clara Chiesa, Marta Vianello
produzione ATIR
con il sostegno di Next 2017
in collaborazione con il Centro Teatrale MaMiMò

INTO THE SILENCE
coreografo Yuval Pick
assistente coreografo Sharon Eskenazi
interpreti Noémie De Almeida Ferreira & Madoka Kobayashi (duet) Guillaume Forestier (solo)
musica Jean-Sébastien Bach
luci Sébastien Lefèvre
costumi Gabrielle Marty
produzione CCNR Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape
coproduzione Scenario Pubblico–Compagnia Zappalà Danza, Catania
residenze L’Échappée—Médiathèque de Rillieux-la-Pape

ANIMALE
ideazione e creazione Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco
interpretazione Francesca Foscarini
co-creazione Romain Guion
musiche originali Andrea Cera
video Licorne Maider Fortune
disegno luci e cura della tecnica Luca Serafini
consulenza e programmazione videoproiezione Andrea Santini
voci Miki Seltzer in Genesi 2 (19-20), Bela Lugosi in Bride of the Monster Ed Wood
suoni Seals Martin Clarke, Summer Sunset Eckhard Kuchenbecker, Tikal Dawn Andreas Bick

PRIMA ONDA FEST è un progetto di Genìa LabArt Palermo
direzione artistica Manuela Lo Sicco – teatro / Giovanna Velardi – danza / Valeria Cuffaro – musica / Cristina Alga – Ecomuseo
realizzato con il contributo di MiC – Ministero della Cultura, Regione Siciliana, Assessorato Turismo Sport e Spettacolo, Comune di Palermo – Assessorato alle Culture, Città Metropolitana di Palermo
con il sostegno di Università degli Studi di Palermo – Corso Triennale di Studi DAMS / Institut Français / CoopCulture / Associazione PinDoc / Curva Minore / Teatro Biondo Palermo
in collaborazione con Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva / Teatro Atlante / Area Madera / Atto Unico – Sud Costa Occidentale / Diaria – Didattica Arte Ricerca Azione / Baccanica / Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Direzione Casa Circondariale “Pagliarelli” / Lega Navale Italiana – Palermo / Teatri di Vetro – Triangolo Scaleno Teatro / Settimana delle Culture / Teatro Bastardo

Prima Onda Fest – V edizione | Palermo, 23, 24, 25, 27 ottobre 2024