LEONARDO CHIAVENTI / PAC LAB * | Nelle sue Lezioni americane, Italo Calvino studia la leggerezza come attributo fondamentale per l’individuo del nostro secolo e per la letteratura e specifica quanto questa caratteristica sia importante per la creazione di una narrazione che vada incontro alle esigenze del lettore contemporaneo.
Dotare un’opera di un’ironia che libera l’animo dalla disperazione, creare dei personaggi la cui forza risiede nella loro capacità di trasformarsi in ogni situazione e non di rimanere uguali a sé stessi, è per Calvino un tratto di principale importanza. Tommaso Capodanno sceglie di portare in scena uno dei romanzi sotto certi aspetti, apparentemente più “leggeri” dello scrittore ligure, Il Cavaliere inesistente, sebbene a lettura più profonda infarcito di questioni etiche e filosofiche cruciali.
Il giovane regista ha già diretto altri lavori come Molto rumore per nulla e Apocalisse contro, nato come saggio finale del laboratorio della Fondazione del Teatro di Roma Classico in scena: La commedia delle emozioni. Capodanno è riuscito già più volte a proporre dei classici a teatro non cadendo sotto il peso delle loro parole.
Come in un quadro di Rothko, la scenografia dello spettacolo è definita da linee orizzontali e geometriche, un arco di forma rettangolare fa da cornice a quadrati di legno poggiati per terra e a piante alte, ricordando così le foreste che i personaggi della storia attraversano durante le loro avventure. Alessandra Solimene ha curato la scenografia, rendendo il beige o il grigio i colori prevalenti della rappresentazione, parte di una scansione precisa che stimola l’immaginazione dello spettatore grazie alla sua semplicità. È singolare poi la presenza di una nube a inizio spettacolo, come per nascondere ancora un po’ all’occhio dello spettatore quel mondo fantastico che si andrà a scoprire. Nel suo lavoro d’adattamento dell’opera di Calvino insieme a Matilde D’ Accardi, Capodanno sceglie di utilizzare un linguaggio che unisce dialetto e musica, suono e parola per ricreare sul palco quell’equilibrio tra la forma dell’essere e il trascendentale che accompagna tutto il libro.
Le quattro attrici recitano ogni ruolo del romanzo, in alcuni casi singolarmente in altri collettivamente, come per Suor Teodora. Evelina Rosselli in particolare, interpreta il cavaliere inesistente dentro un grande costume: un’armatura bianca che l’attrice muove dall’interno. Le sue dimensioni sproporzionate rispetto agli altri elementi di scena evidenziano la solitudine che il personaggio vive durante il corso della storia: Agilulfo è unico, non parla molto, non ha nessun amico. Esegue, però, tutti gli ordini che gli vengono impartiti. La sua volontà supera ogni limite, anche quello dell’esistenza stessa, permettendo quindi al protagonista di vivere come tutti gli altri uomini. Un momento significativo dell’opera è quello durante il quale verrà messo in discussione il suo titolo di cavaliere. Di lì questo strano eroe inizierà un lungo viaggio per riaffermare la sua identità di paladino al servizio del re dei Franchi. La ricerca della propria identità è un tema ricorrente all’interno della storia: lo si ritrova, ad esempio, anche nelle avventure di Torrismondo o nell’amore di Rambaldo verso Bradamante. Dall’ossessione per la vendetta della morte del padre, il soldato riesce a scoprire un’altra strada identitaria grazie alla passione per la giovane guerriera. Tutti questi fili che si intrecciano, però, non riescono molte volte a unirsi per formare un racconto unico ed equilibrato tra i molteplici piani narrativi della storia.
Le attrici, passando da un linguaggio comico alla musica, trasmettono l’ironia del testo e la profondità delle emozioni che racchiude. La voce, in particolare, di Giulia Sucapane ha una particolare forza espressiva.
Si ha talvolta l’impressione, tuttavia, che a essere interpretati non siano dei personaggi veri e propri ma delle porzioni di un racconto più ampio, che vivono la propria storia indipendentemente da quella degli altri. La scelta, infatti, di far recitare ogni ruolo alle quattro interpreti ha alcuni evidenti limiti. È come se si seguisse più la penna della narratrice della storia, Suor Teodora, che il punto di vista delle avventure dei protagonisti.
La scenografia ben riuscita, non realizza uno spazio adeguato per dar modo alle attrici di mostrare i vari ambienti dell’opera, restituendo allo spettatore l’idea che la narrazione si svolga tutta in un solo luogo.
La domanda che per tutto lo spettacolo il pubblico si pone insieme ai personaggi della storia è: come un guerriero senza corpo riesce a combattere, come può muovere l’armatura e usare la spada, come in sostanza, può esistere un cavaliere che in realtà è inesistente? Per rispondere a questo interrogativo torna in aiuto proprio la lezione sulla leggerezza di cui si diceva all’inizio: la leggerezza che possiede Agilulfo Emo Bertrandino dei Gualdiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, Cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez è ben diversa da ogni altra. In lui non esiste nulla se non il suo desiderio di voler stare al mondo. Un corpo può crescere, nutrirsi e morire senza mai aver imparato a vivere, perché gli è sempre mancata quella volontà che il paladino possiede più di chiunque altro.
Ciò che crea un’identità, per l’autore, quindi, è la volontà di costruirla.
La storia del Cavaliere inesistente trasforma il significato del termine leggerezza: non sinonimo di superficialità bensì di una profonda consapevolezza del fatto che ogni limite possa superato e che l’identità è sempre in costante mutamento nel corso della vita.
Nel romanzo dell’autrice statunitense Madeline Miller, La Canzone di Achille, una melodia di parole narra le gesta dell’eroe più forte di tutta la Grecia: la musica potrebbe non riguardare apparentemente la vicenda, ma le voci dei suoi personaggi sono ciò che per il mondo della scrittura assomiglia di più a una canzone. Lo stesso vale per lo spettacolo di Capodanno: nonostante le sbavature e le ingenuità interpretative della giovane compagnia che in alcuni punti visibilmente affiorano, l’unione di vari racconti crea un suono che l’orecchio ascolta.
IL CAVALIERE INESISTENTE
di Italo Calvino
adattamento Matilde D’Accardi
regia Tommaso Capodanno
con Francesca Astrei, Maria Chiara Bisceglia, Evelina Rosselli, Giulia Sucapane
scene Alessandra Solimene
immagine di Tommaso Capodanno
foto di scena Claudia Pajewski
un ringraziamento a Marco Angelilli
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Teatro India, Roma | 22 novembre 2024
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.