RENZO FRANCABANDERA | Oscar De Summa è un battitore libero nella scena italiana. Un narratore che nei suoi quasi trent’anni di pratica artistica ha lavorato per lo più come solista, come scrittore e interprete di monologhi scritti da lui stesso, che si potrebbero definire di narrazione, se non fosse che il suo modo di narrare ha una specifica tridimensionalità che ne fa l’artista speciale che è arrivato a essere, con una presenza costante nei teatri italiani ed europei. Un’eccezionale versatilità artistica e una capacità di innovare senza tradire le proprie radici.
Ieri, durante un tragitto in auto, pensavo che De Summa sta al teatro italiano un po’ come Gipi sta al fumetto: un cinquantenne dalle radici che affondano in una adolescenza maudit, una vita letteralmente salvata dall’arte, e che ora continua a mandare i suoi “baci dalla provincia”, storie dal tratto universale, capaci di coinvolgere gli spettatori di ogni età e latitudine.
Apprezzato per la capacità di intrecciare elementi autobiografici e sociali con temi universali, come il senso di appartenenza, il dolore e la ricerca di connessione, ha avuto per qualche anno “dimora” presso la Corte Ospitale a Rubiera. La sua produzione artistica recente lo ha fatto riconoscere anche a livello internazionale per la profondità narrativa e l’attenzione a dinamiche psicologiche e culturali. Alla notorietà internazionale, in particolare in Francia e in Belgio, è arrivato grazie alla Trilogia della Provincia (Diario di provincia, Stasera sono in vena e La sorella di Gesucristo), un progetto che si addentra, con un piglio letterario autobiografico, in vicende umane ambientate appunto nell’Italia periferica, con una sensibilità al contempo intima e critica.
La traduzione e la promozione internazionale di queste opere, in particolare di La sorella di Gesucristo, hanno contribuito a consolidare la sua reputazione sui palcoscenici europei: la traduzione in francese come La Sœur de Jésus-Christ da Federica Martucci è stata sostenuta dalla Maison Antoine Vitez ed è stata premiata con l’Aide à la création dell’ARTCENA, un prestigioso riconoscimento per l’adattamento e la promozione di opere teatrali internazionali in Francia. In Belgio, la pièce è stata messa in scena al Théâtre de Poche di Bruxelles con grande successo, ottenendo il Prix Maeterlinck 2023 per la miglior scenografia. Era anche nominata nelle categorie miglior spettacolo e miglior interprete, a conferma del suo forte impatto artistico e visivo. L’adattamento è stato diretto da Georges Lini.
Tutto questo preambolo per ambientare e iniziare a raccontare di Rette parallele sono l’amore e la morte, sua ultima creazione presentata in anteprima nazionale al Romaeuropa Festival nel novembre 2024 e in scena a seguire, fino al 1 dicembre al Teatro delle Moline di Bologna, ospite di Ert che coproduce lo spettacolo.
Si tratta di una riflessione poetica e filosofica che intreccia ricordi personali e speculazioni scientifiche sulle teorie dei quanti, esplorando temi come la connessione umana, il destino e il mistero dell’esistenza attraverso l’uso della fisica quantistica, in particolare il concetto di entanglement.
De Summa arriva in scena, una scena vuota, con un microfono al centro, un tavolino con una lanterna a fondo palco e una serie di fari spenti a circondare il piccolo ambiente del teatro. Lo spettacolo nasce per spazi intimi, e arriverà ad avvolgere in modo intenso gli spettatori.
L’attore, dicevamo, si porta in proscenio e con un fare impacciato e chiede scusa agli spettatori: era sua idea costruire una tragedia succulenta invece, perso fra curiosità biografiche sulla vita strana dei geni della fisica e ricordi di personaggi di paese, il tentativo è, a suo dire, naufragato proprio perché perso dietro memorie di piccolo cabotaggio.
Lo spettacolo si basa sul ricordo di Mariarosaria, una ragazza della giovinezza dell’autore che abitava vicino a lui in Puglia. Si torna indietro tra fine anni Settanta e inizio anni Ottanta. La colonna sonora di tutto lo spettacolo è di David Bowie, di cui il protagonista maschile, Peppino, un giovane adolescente sfaccendato che romba con la sua motoretta per il paesino, acquista un disco. Uscendo dal negozio di dischi inciampa, si scontra, collide con Mariarosaria, con la sua vita lineare e organizzata, già programmata e progettata da superiori intenzioni genitoriali, materne in particolare. Lo spettacolo racconta di come i due ragazzi si innamorano e vivono una brevissima storia che, come De Summa stesso anticipa, finisce male. Quindi in realtà la tragedia c’è!
De Summa racconta agli spettatori il suo processo creativo, e di come questi personaggi del passato si fossero presentati in modo impertinente nella sua mente proprio quando aveva deciso di accingersi alla creazione drammatica. Inutile il tentativo di scacciarli.
Ma qual è stato poi il pretesto che ha fatto esplodere fra le mani di De Summa il congegno? Proprio mentre lo scrittore tirava inspiegabilmente fuori dalla memoria queste antiche vicende di periferia, viene contattato su Facebook da un’amica della sua terra d’origine, che lo informa che Mariarosaria è morta. Una notizia che lo coglie di sorpresa, anche perché nulla poteva sapere la messaggera della triste comunicazione che l’artista fosse alle prese proprio con le reminiscenze di lei. E per decenni, prima di quel messaggio sui social, di Mariarosaria non aveva parlato con nessuno. Come viene fuori ora questo legame? Questa strana doppia connessione?
Nonostante la distanza sociale e culturale che li separava, la scoperta della sua morte inaspettata diventa quindi per De Summa il punto di partenza per un’esplorazione dei legami indissolubili che possono persistere anche oltre la morte. De Summa utilizza così la scienza come metafora per analizzare l’interconnessione tra le persone, sviluppando un dialogo tra realtà e immaginazione.
Il “narrattore” adatta il suo linguaggio teatrale entrando e uscendo dalla vicenda, quasi a voler spegnere (ma in realtà la tecnica chiaroscurale e brechtiana amplifica) le punte emotive, oscillando fra racconto di periferia, interferenze e biografie di fisici dalla vita sregolata, a cui man mano si attorciglia proprio il tema dell’entanglement.
Ma cosa è?
La meccanica classica, spiega l’autore, descrive le proprietà e il comportamento della materia a grande scala e come se i corpi fossero immersi dentro spazi virtuali a sé stanti. La meccanica quantistica, invece, descrive il comportamento microscopico di singole particelle che si comportano a volte in modo contro-intuitivo, come lui stesso spiega con alcuni divertenti esempi sui fenomeni che cambiano a seconda che vengano o meno osservati.
“Entanglement” è un termine coniato da Erwin Schrödinger (uno degli scienziati di cui De Summa racconta in modo divertito) nel 1935 e indica un legame fra particelle. Una relazione. È definito da una funzione, chiamata ‘funzione d’onda di un sistema’, che descrive le proprietà delle particelle come fossero un unico oggetto, anche se le particelle si trovano a enorme distanza. Lo scienziato dimostrò che, se due particelle sono state vicine per un sufficiente tempo, questa correlazione permette alla prima particella di influenzare la seconda istantaneamente, e viceversa.
Dunque De Summa si spiega la faccenda del ritorno alla memoria di Mariarosaria con una sorta di entanglement che lo ha legato alla ragazza, ora donna, che di recente è scomparsa.
In questo ricercare, nella memoria profonda dei legami particellari, la ragione del loro legame umano, De Summa arriva a raccontare la triste vicenda della donna, che si impone per la forza e la determinazione con le quali essa stessa ha vissuto.
De Summa scrive assai bene: a volte stupisce per dettagli capaci di raccontare i personaggi, degni dei grandi classici russi, a volte per subitanee sensazioni di grande vuoto, in stile Carver e letteratura americana contemporanea. Strano finora non abbia ancora avuto in Italia un riconoscimento. Sarebbe ora venisse segnalato.
I suoi testi arrivano addosso agli spettatori in modo dirompente, perchè De Summa sa anche recitare, sa narrare. In questo spettacolo ci sono due/tre momenti davvero gloriosi, da Oscar, volendo giocare con le parole ma proprio a dire, qui, di una cifra personale e potente. Se di tanto in tanto la sua narrazione rivela l’anagrafe, legata com’è a stilemi e formule che affondano nel tempo dei vinili e dei mangiacassette, per altri la sua capacità di costruire la fabula gira con una precisione quantica, mettendo in sincronia al secondo parole, musica e gesti, arrivando ad alcune combinazioni sceniche che comunque sorprendono. Per certi versi la struttura è sporca, emotiva, ha dei piccoli salti qui e lì, forse spiegabili dalla convulsa dinamica emotiva che ne è alla base e che lo spettacolo rivela. Ma è uno sporco tollerabile, un pulviscolo spaziale, per restare in metafora.
Oscar è uno di quei maghi che usa trucchi antichi, semplici, anche “sporchi” appunto, ma nonostante tutto fa sparire e riapparire gli oggetti, i personaggi, le emozioni, dove e quando vuole, e usando le banali tre carte del teatro di parola e di recitazione, ti frega. E il farti fregare comunque è dolce perché, anche se sai che ti porta dove pare a lui, alla fine lo fai guidare: in un modo o nell’altro ti fionda dentro universi poetici di cui, o per nostalgia, o per curiosità, si sente comunque un infantile e irrazionale bisogno.
È questo, come gli altri recenti, è un lavoro che commuove e fa pensare a quanta parte della nostra vita lasciamo andare facendola decidere agli altri, spesso privandoci di felicità istantanee, che poi si rimpiangono. Perchè la vita è veramente un giro quantico, ed è meglio vibrare con il maggior numero di particelle capaci di produrre intese energie positive.
RETTE PARALLELE SONO L’AMORE E LA MORTE
di e con Oscar De Summa
progetto luci e scene Matteo Gozzi
progetto sonoro Oscar De Summa
Produzione Atto Due ETS, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale,
con il contributo di GialloMare Minimal Teatro, Fondazione Armunia, Pimoff Milano, ATER Fondazione.
27 Novembre 2024 | Teatro delle Moline, Bologna