LEONARDO CHIAVENTI / PAC LAB *| La profondità di un sogno non è mai sufficiente per renderlo reale: se non c’è anche la reale volontà di cambiare la propria vita, un sogno rimarrà tale per sempre. I vani desideri espressi sottovoce o urlati, la necessità di scoprire il mondo unita alle aspre difficoltà che si incontrano durante il cammino, sono tutti sentimenti fortemente presenti nell’opera di Anton Čechov e anche in Tre Sorelle.
L’adattamento di Muta Imago che è tornato a teatro, dopo le candidature ai premi Ubu del 2023 per le luci e l’interpretazione di Monica Piseddu, evidenzia particolarmente la solitudine delle protagoniste in una società che le vorrebbe sempre in ombra tra le mura della loro abitazione, nonostante le loro speranze per un avvenire più prospero.
Muta Imago è una compagnia teatrale, condotta da Claudia Sorace nelle vesti di regista e Riccardo Fazi come sound artist e drammaturgo, che esplora varie forme d’arte dalla performing art al teatro connesso alle complessità sonore.
Scandagliando il testo del drammaturgo russo, i due artisti sono riusciti a ambientare le sue parole in un mondo di luci e ombre per uno spettacolo capace di unire l’intimità dei sentimenti con la forza delle voci delle protagoniste.
Nessuna voce però, richiama l’ attenzione per l’inizio dello spettacolo. Infatti, Il buio avvolge completamente la sala B del Teatro India di Roma, mentre dei corpi si intravedono nell’oscurità, fino a quando una luce dall’alto illumina delle mani, che iniziano a muoversi e a contorcersi, colpendosi tra loro. Nel momento in cui la sala si illumina, si intravede un grande tappeto che è posto tra le mura di una stanza con i toni dell’ arancione e un’estetica che ricorda gli anni 50′. Si trovano ai limiti spaziali di questo ambiente un telefono a filo, una radio, una console e vari strumenti.
Lorenzo Tomio infatti, esegue dei suoni da lui composti, che divengono, insieme al contrasto tra la luce e l’oscurità e alle voci delle protagoniste, una delle componenti principali della rappresentazione. Il testo di Čechov viene reso una geografia emotiva dove anche e soprattutto gli elementi non materici ricoprono un ruolo essenziale all’interno dello spettacolo.
Il vuoto inteso come assenza, è una nota che accompagna ogni passaggio dell’opera firmata dalla regia di Claudia Sorace. La vita di Masa, Ol’ga e Irina è racchiusa nella casa di una desolata provincia russa e quel vuoto, le segue a ogni passo. É nel buio che le circonda, come nelle fragilità degli uomini che le stanno vicino, primi fra tutti il ricordo del padre defunto e il fratello Andrej, un intellettuale con il vizio del gioco. Tra il sogno di andare a Mosca e gli ufficiali che affollano il loro salotto, le sorelle Prozorov cercano di trovare un senso alle loro giornate e al tempo che hanno a disposizione, per contrastare l’ombra dello sconforto. L’adattamento di Muta Imago, utilizza le parole originali dell’opera del drammaturgo russo per creare una messa in scena innovativa, dove il corpo delle attrici insieme alle musiche di Tomio, rendono ancora più reale la solitudine delle tre donne, unite indissolubilmente tra loro, come possono essere tre sorelle.
Già in Ashes, spettacolo di Muta Imago vincitore ai premi Ubu 2022 in due categorie, il suono di storie, ricordi e racconti permetteva di portare in scena un’opera, in cui gli interpreti, erano soli sul palco, con solamente dei vestiti moderni addosso e l’asta dei loro microfoni davanti: anche in quel caso la presenza di Tomio risultava essenziale a rendere tangibile l’intenzione artistica di Sorace e Fazi di un teatro inteso come pluralità di segni, dalla parola al suono, dal corpo alla voce.
In questa logica Ashes può essere visto come una naturale premessa all’adattamento del testo di Čechov, dove però il filo della narrazione si concentra solo su tre personaggi. Ciò spiega anche, la scelta di far recitare le voci degli altri protagonisti del dramma sempre alle tre attrici che interpretano le tre sorelle Prozorov. Monica Piseddu, Arianna Pozzoli e Federica Dordei tra salti e chiamate al telefono, restituiscono le loro parti al pubblico in modo convincente.
La loro “finta” sintonia non è il vero legame di unione che dovrebbe intercorrere fra le protagoniste: qui in scena la luce è l’aggregante tra le loro azioni, essendo l’inizio e la fine di ogni gesto che le interpreti eseguono sul palco.
Due lampade tonde e altri strumenti, producono effetti visivi, che separano la luce dal buio: il suono e l’immagine evidenziano l’attenzione per la compagnia verso una esperienza sensoriale sinestesica.
L’oscurità e la luce infatti, prendono forma nell’ adattamento di Muta Imago. Come in Sonora Desert, Claudia Sorace e Riccardo Fazi trasmettono il senso di estraneità di un luogo con l’ausilio della musica e di altri effetti visivi. In Tre Sorelle, non è però solo il luogo a essere isolato, ma anche i personaggi che lo abitano, chiusi nella loro condizione solitaria. L’adattamento del dramma di Čechov proposto dalla compagnia romana porta in scena un teatro dove non solo gli attori sono i protagonisti ma, come giusto che sia, ogni elemento sul palco. L’utilizzo di questi mezzi, rende la rappresentazione un’interessante ricerca riguardo le capacità espressive che ogni elemento scenico contribuisce a vivificare nel teatro. Le sorelle nella lettura di Muta Imago sono simbolica espressione di una famiglia in cui la paura dell’ignoto è presente tanto quanto la speranza per un futuro migliore: lo spettacolo termina, quando dalle mura della loro stanza entra una luce intensa, più forte di tutte quelle mai viste in precedenza, e loro, insieme, decidono di seguirla.
Teatro India, Roma | 15 dicembre 2024
TRE SORELLE
di Anton Čechov
regia Claudia Sorace
drammaturgia / suono Riccardo Fazi
con Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli
musiche originali eseguite dal vivo Lorenzo Tomio
disegno scene Paola Villani
direzione tecnica e disegno luci Maria Elena Fusacchia
costumi Fiamma Benvignati
per INDEX Valentina Bertolino, Francesco Di Stefano, Silvia Parlani
ufficio stampa Marta Scandorza
coproduzione INDEX, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa, in collaborazione con AMAT & Teatri di Pesaro per Pesaro 2024. Capitale Italiana della Cultura, con il supporto di MiC – Ministero della Cultura
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.