ILENA AMBROSIO | Anche quest’anno è stato Kids Festival. Un rito ormai, per quanto ci riguarda, con il quale concludere l’anno vecchio e iniziare il nuovo nel segno dell’entusiasmo. E questa edizione, lo forniamo come dato introduttivo, di entusiasmo ne ha contenuto a dismisura: l’affluenza nei vari spazi di Lecce che ospitano da 11 anni la rassegna dedicata alle nuove generazioni e firmata da Factory Compagnia Transadriatica e Principio Attivo Teatro, è stata impressionante, con spettacoli sold out e lunghe liste di trepidante attesa.
Tutto è possibile il claim di questa edizione nella quale ci siamo ritagliati la finestra iniziale, una due giorni (28 e 29 dicembre) che si è aperta con una rilettura di La Bella e la Bestia. La drammaturgia tout public di Massimiliano Burini e Giuseppe Albert Montalto – il primo anche regista – sa ben vestire il nocciolo della storia di un abito contemporaneo, cosi che la dolce Bella (Chiara Mancini) è una ragazzina dall’intelligenza vivace e curiosa e la Bestia (Raffaele Ottolenghi) un uomo che rifiuta di accettare il proprio aspetto e vive rintanato nel buio del suo palazzo, lontano da tutti. La romantica storia d’amore tra i due si declina qui, più in generale, in una giocosa relazione di reciproca conoscenza grazie alla quale sia lui che lei riescono ad abbattere i propri muri interiori per aprirsi a un nuovo affetto. Essenziale e bella la scena di Marco Lucci – tre grandi lampadari adagiati in terra che si rialzeranno e illumineranno solo nel finale – che si avvale anche di giochi d’ombra dietro due lunghe tende poste sulla sinistra dello spazio. Ben integrate a sostenere le diverse temperature del racconto le musiche di Gianfranco De Franco. Manca, forse, nell’interpretazione, un guizzo che dia maggiore energia e compattezza alla rappresentazione la quale rischia, in alcuni frangenti, di perdere smalto. Ma nonostante qualche lentezza arriva ben chiaro il semplice eppur significativo messaggio che «l’essenziale resta invisibile agli occhi e la vera bellezza non la si vede che con il cuore».
Più complessa, invece, l’operazione del Teatro del Piccione di Genova che, con Verso B, ha voluto realizzare una drammaturgia per bambini e ragazzi (dai 7 anni) ispirata all’universo biblico e in particolare alla rappresentazione che di quell’universo hanno dato i testi e le immagini di Una Bibbia di Philippe Lechermeier e Rebecca Dautremer.
È la storia del viaggio di un padre e un figlio (Paolo Piano e Dario Garofalo) alla ricerca del «destino ultimo di una umanità post catastrofica», destino che ha il nome impronunciabile – B appunto – di una misteriosa città nella quale uomini e donne stanno costruendo una torre altissima, simbolo di unione ritrovata e rinnovata. Un percorso le cui tappe vengono scandite dai racconti del padre che rievoca le vicende di Abramo, Isacco e Sara, così da renderlo anche un viaggio di crescita e formazione per il figlio.
All’essenziale ruolo del piano narrativo si accompagna una resa scenica altrettanto significativa: un carretto da nomadi, pieno zeppo di oggetti del vivere quotidiano, abiti e accessori vari, tende, riempie lo spazio teatrale facendo da “cassetta degli attrezzi” per la notevole abilità rappresentativa, potremmo dire artigianale, dei due attori. Grazie a questo bellissimo oggetto/scenografia vengono realizzate immagini suggestive e accattivanti e gli interpreti sanno incarnare una variegata gamma di situazioni emotive capaci di tenere viva l’attenzione. A dispetto di ciò, però, tende a slabbrarsi la tessitura drammaturgica: le diverse rievocazioni bibliche sembrano giustapporsi alla storia dei due personaggi e non si legano sufficientemente al senso che sembrerebbe il più urgente da trasmettere, quello di un viaggio – non necessariamente di impronta religiosa – verso una dimensione di umanità nuova e più sincera.
Altro giorno, altri spettacoli. Il 29 dicembre una sorpresa grande. Quest’anno il Festival ha aperto la programmazione a lavori per le nuovissime generazioni, neonate, a dire il vero: nel cartellone, infatti, lavori indirizzati anche a bambini di pochi mesi. Su stimolo della direzione artistica abbiamo vinto lo scetticismo e ci siamo trovati di fronte un vero gioiellino. Koro Koro del Wonderland Collectief (Olanda) è un’esperienza sensoriale e insieme emotiva di grandissimo impatto. Dedicato a cuccioli di umano piccolissimi (da 6 a 18 mesi, ma noi abbiamo assistito alla replica per “adulti” dai 2 ai 5 anni), il lavoro è una vera e propria indagine di stampo piagetiano sulle modalità di reazione da parte dei bambini a stimoli di diversa natura che vanno dal semplice rumore – un martellino battuto sul pavimento – ai suoni – di percussioni o campanelli – alla musica – di flauto o fisarmonica; oppure dal mero sguardo, al movimento, alla danza.
Il Collettivo, di quattro componenti diversissimi tra loro ma in perfetta e simpatica sintonia, sviluppa una performance improvvisata perché ogni volta condizionata dalle reazioni del piccolo pubblico, durante la quale rimane però come costante un’impressionante attenzione a ciò che quegli spettatori, a loro volta, lanciano istintivamente come input. Circondati da loro e dai rispettivi genitori, i performer riempiono lo spazio circolare in ogni suo centimetro, così che ciascun bambino possa essere intercettato in uno sguardo, in un sorriso o anche in una smorfia di timore e possa divenire a suo modo, secondo la sua specifica sensibilità, parte dello spettacolo. Un gioco meraviglioso ma non uno scherzo: la seria consapevolezza di questi quattro artisti rispetto alla particolare fragilità del materiale umano con il quale lavorano e la delicata maestria con la quale lo fanno lascia a bocca aperta – letteralmente, noi adulti lo eravamo tutti. Ma non solo: Koro Koro crea da subito e sempre più con lo scorrere dei minuti, una speciale magia tra i piccoli e gli artisti ma anche un entusiasmo negli adulti che normalmente sembrerebbe immotivato – chi ride o si commuove per un campanellino che trilla? – ma che lì, in quel luogo, di fronte alla semplicità della bellezza sembra la cosa più naturale e sensata del mondo.
Un altro bel viaggio è stato lo studio di Alessandro Nosotti Orsini, Emotus – un mondo di emozioni. L’artista, supportato dal circuito TRAC Teatri di Residenza Artistica Contemporanea – Centro di residenza pugliese, ha ideato una poetica performance utilizzando una grande palla gonfiabile bianca che anima variamente dall’interno e poi manovra dall’esterno. Un metaforico itinerario attraverso le varie emozioni con le quali ci si trova ad avere a che fare nel corso della vita – l’imbarazzo, la sorpresa, la rabbia, la tristezza e la solitudine – e, insieme, un percorso di formazione che insegni a conoscerle, accettarle e amarle. Orsini è sinceramente ed evidentemente appassionato: ne sono prova la cura del gesto, mai eccessivo o superfluo, la precisa e calibrata espressività del volto, l’attenzione alla gestione dello spazio. Lo accompagnano poi un disegno luci e una partitura sonora e musicale che, nella loro semplicità, risultano assai efficaci nel colorare visivamente e acusticamente i disegni emozionali tratteggiati dal corpo del performer. Peccato soltanto per la valutazione della fascia d’età cui indirizzare il lavoro, dai 3 anni: probabilmente un pubblico che partisse almeno dai 6 avrebbe potuto meglio comprendere e quindi apprezzare la sensibilità di uno studio che necessita certamente di una elaborazione concettuale più matura.
La nostra due giorni si è chiusa con una delle presenze più rinomate del Festival, nonché un gradito ritorno, il Circo El Grito che ha presentato il magico Luz de Luna realizzato con la regia e la drammaturgia di Michelangelo Campanale (qui la recente intervista di PAC). Una donna (Fabiana Ruiz Diaz), la sua piccola casa che sembra un dipinto, fatta di piccoli oggetti che ne dettagliano i contorni. Tutto, posto in proscenio, è quotidiano, normale, consueto. Un piccolo e poetico mondo di Amelie. Poi il sonno, la notte e la luce della Luna. La casa – una meravigliosa struttura su ruote – arretra e l’ampio boccascena diventa lo spazio di un sogno durante il quale, tableau dopo tableau, sullo sfondo di luminosità avvolgenti e sulle note di una playlist dal sapore antico, lei si libra in aria con la leggerezza di una piuma e il guizzo giocoso di un aquilone, con la grazia di una danzatrice e insieme la forza e quella specifica maestria tecnica che solo l’arte del circo sa insegnare.
Ma il sogno è anche mistero, ignoto, surreale: strane figure, buffe ma un po’ inquietanti, appaiono ad accompagnare o a disturbare i viaggi immaginifici della donna, i suoi voli e i suoi volteggi. Andando oltre il semplice susseguirsi di numeri acrobatici, la tessitura drammaturgica fa di questo meraviglioso esempio di circo contemporaneo anche un’elegante pièce che, con le sue inaspettate virate di straniamento meta-teatrale, sa vestirsi di intelligente ironia e auto-ironia. Un affascinante e riuscito matrimonio tra teatro e circo.
E quindi, sì, il rituale si è compito anche quest’anno: Kids Festival ha concluso e iniziato in bellezza, la bellezza che continua da 11 anni a preservare e alimentare, a diffondere per i luoghi di Lecce e a offrire ai suoi piccoli e grandi spettatori. Ci convinciamo, anno dopo anno e fuori da ogni retorica, che sia qualcosa di prezioso, necessario e urgente, perché magari, queste nuove generazioni riusciranno a farne tesoro per il futuro e a rendere il loro mondo un posto che sia anche solo un po’ migliore.
LA BELLA E LA BESTIA
con Chiara Mancini, Raffaele Ottolenghi
drammaturgia Massimiliano Burini, Giuseppe Albert Montalto
luci Giuseppe Bernabei, Luigi Proietti
musiche Gianfranco De Franco
costumi Kim Hyoung Hui
scenografia e ombre Marco Lucci
regia Massimiliano Burini
VERSO B
di e con Dario Garofalo e Paolo Piano
liberamente ispirato ai testi e alle immagini di “Una Bibbia” di Philippe Lechermeier e Rebecca Dautremer
drammaturgia Flavia Gallo
regia Dario Garofalo e Danila Barone
realizzazione scene Simona Panella, Danila Barone e Valentina Albino
costumi Monica Mancini
voce della bambina Elisabetta Totonelli
video Lorenzo Marianeschi
Produzione Teatro del Piccione Genova
In residenza presso
Il Funaro (Pistoia), Teatro del Lido (Ostia), Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse (Genova), Teatro Comunale (Sasso Marconi), Teatro delle Formiche (Tagliolo Monferrato), Teatro Corte di Giarola (Collecchio).
KORO KORO
direction Makiko Ito
music Kristján Martinsson (accordeon, flaut, voce), Alan Gunga Purves (percussioni)
dance Manuela Tessi, Makiko Ito
EMOTUS – un mondo di emozioni (studio)
da un’idea di Alessandro Nosotti Orsini
con Alessandro Nosotti Orsini
regia Alessandro Nosotti Orsini
consulenza coreografica Riccardo Meneghini e Serena Marossi
consulenza drammaturgica Samanta Cinquini
musiche originali Mirko Zambelli con il supporto di Simone Moretti
disegno luci Simone Moretti
con il supporto di TRAC Teatri di Residenza Artistica Contemporanea – Centro di residenza pugliese – Compagnia Abbondanza/Bertoni
LUZ DE LUNA
di e con Fabiana Ruiz Diaz
regia Michelangelo Campanale
e con Gennaro Lauro
scenografie Michelangelo Campanale e Fabiana Ruiz Diaz
costumi Beatrice Giannini
luci Tea Primiterra
macchinisti Michele Petini, Maxime Morera
produzione SIC / Stabile di Innovazione Circense
realizzato grazie al contributo di Ministero Italiano della Cultura e Regione Marche
Kids Festival 2024/2025 | Lecce 27 dicembre – 6 gennaio
Foto di Giovanni William Palmisano