MARIA FRANCESCA SACCO / Pac Lab* | Che il teatro sia un luogo di stimoli, confronti e punti di vista differenti è ben noto. È il luogo in cui si verifica quella fondamentale relazione tra l’attore, su uno specifico spazio scenico, e lo spettatore che osserva, testimone dell’atto. Parafrasando Jodorowsky “il teatro serve ad attraversare le frontiere tra te e me” e in generale, crea una comunione tra chi porta se stesso e i propri temi in scena e chi li riceve aggiungendovi una propria riflessione. Dunque, un luogo di una ricchezza tale da permettere di sviluppare un pensiero critico, di conoscere nuovi argomenti, di entrare in contatto con la dimensione creativa capace di generare riflessioni.

ph Emma Terenzio

Questo è proprio ciò che vedremo accadere durante il Festival ScienzaInScena che, alla sua ottava edizione, occuperà le scene del PACTA Salone di Milano dal 7 al 21 febbraio e che quest’anno presenterà ben 15 spettacoli tutti incentrati su personaggi di scienza o questioni scientifiche. Un evento che, da anni, vanta collaborazioni come il Politecnico di INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Department of History University of California, Berkeley, Civico Planetario di Milano e quest’anno per la prima volta ci sarà anche Rai Pubblica Utilità, il dipartimento Rai che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo sociale e culturale dei cittadini.
La curatrice Maria Eugenia D’Aquino tiene a sottolineare che ciò che caratterizza la rassegna sta nella possibilità di esplorazione, attraverso la scienza, di tutte le espressioni del genio umano che comprendono filosofia, tecnologia, poesia, danza, in un costante dialogo tra questi modi di esprimere creatività e ingegno.
Tra i titoli abbiamo ad esempio ECHI DI LUCE e l’universo che bussò alle porte dell’Aria (10/11 gennaio), spettacolo commissionato l’anno scorso dall’Istituto Nazionale di Astrofisica per raccontare le conquiste nell’osservazione dell’universo e riproposto quest’anno.


Ci soffermiamo sul titolo che andrà in scena dal 15 al 19 gennaio: La doppia vita di Emilie – Madame du Châtelet tra Newton e pompon in cui si indaga la meravigliosa figura della marchesa Émilie du Châtelet. Lo spunto viene dal libro di Paola Cosmacini, La ragazza con il compasso d’oro, la drammaturgia è di Riccardo Mini (autore anche di Echi di luce) e la regia di Alberto Oliva.
Ebbene, nel secolo dei Lumi, nonostante conoscenza e studio fossero ancora cosa degli uomini, sono esistite donne che hanno saputo distinguersi e hanno saputo dare il proprio contributo alla scienza. Del resto, è in questo periodo di grande progresso che le donne appartenenti alla noblesse iniziano, benché timidamente, ad avere sempre più possibilità di studio. Questa scienziata, ritratta con precisione e ammirazione da Cosmacini nel suo libro, è da sempre nota per essere stata l’amante di Voltaire. E in effetti era anche quello.
Alla stregua di ciò che ancora vediamo accadere ogni giorno, non importa che si vinca un Nobel o una medaglia alle Olimpiadi, quello che definisce una donna è un «di chi»: moglie di, mamma di, amante di. Nel suo libro, già dalla prefazione, Cosmacini ribalta questa prospettiva, concentrandosi sulla vita appassionata che conduceva la marchesa, definita da tutti una vera femme savante, e le cui parole vedremo intrecciarsi sulla scena alle coreografie di Giorgio Rossi (co-fondatore di Sosta Palmizi).

ph Emma Terenzio


Sul palco del PACTA Salone, scienza e danza celebreranno in questo modo la passione per la vita di Émilie du Châtelet, all’anagrafe Émilie Gabrielle Le Tonnelier, figlia del barone de Breteuil e poi moglie del marchese du Châtelet. Già da piccola Émilie traduce il latino, parla lingue diverse, conosce a memoria Orazio e Cicerone ma non solo: suona il clavicembalo, tira di scherma e cavalca all’amazzone: tutto ciò che fa le riesce, chissà se per caparbietà e perfezionismo o per naturale inclinazione. Quel che è certo è che tutto le riesce superbamente, compresa la selezione di pizzi e gioielli, sua grande passione e che facevano di lei, a detta dell’amante Voltaire, la più colta delle donne frivole, riassumendo così il suo eclettismo, il suo amore per le scienze tutte e per i piaceri della vita, tutti anche quelli. La sua doppia vita, insomma.
La marchesa du Châtelet era in grado di capire questioni matematiche e filosofiche con grande facilità: traduce e commenta infatti i Principia Mathematica di Newton, opera fondamentale per la fisica e la matematica; inoltre, con la sua opera Institution de Physique, rende la fisica accessibile a un pubblico più ampio, grazie alla sua capacità di scrittura lineare e semplice.
La marchesa non è musa di nessuno se non di se stessa, è donna attiva e protagonista di un secolo illuminato – nel quale ha avuto la possibilità di muoversi grazie al suo status sociale – in cui si è però anche assunta la responsabilità di parlare per quella parte di donne che non poteva ancora farlo, inserendosi prepotente nella querelle femminile. Denunciò infatti la condizione delle donne del Settecento ancora tenute nell’ignoranza, e rivendicò l’uguaglianza con gli uomini, in particolare soffermandosi sul diritto allo studio, unica cosa che permette a tutti, indipendentemente dal genere, di essere liberi e uguali. Scrisse infatti: “le donne avrebbero più valore, gli uomini guadagnerebbero un nuovo soggetto di emulazione”.
Una donna privilegiata, la Marchesa, appassionata della propria vita e con una grande fiducia nelle sue idee, tanto da condizionare scelte e promuovere la nascita di nuove consapevolezze.


LA DOPPIA VITA DI ÉMILIE – Madame du Châtelet tra Newton e pompon

prima assoluta
drammaturgia Riccardo Mini
regia Alberto Oliva
coreografia Lorenzo De Simone e Olimpia Fortuni
con Maria Eugenia D’Aquino, Lorenzo De Simone, Olimpia Fortuni
scene e costumi Francesca Ghedini
direttore luci Alessandro Tinelli
assistente alla regia Fabrizio Kofler
consulenza drammaturgica e scientifica Paola Cosmacini, autrice di La ragazza con il compasso d’oro. La straordinaria vita della scienziata Émilie du Châtelet Ed. Sellerio
consulenza musicale Carlo Centemeri
produzione PACTA . dei Teatri

PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.