VINCENZO SARDELLI | Littizzetto docet. E magari la Lucianina nazionale è fin troppo gettonata. Ma ormai la comicità femminile dilaga: che l’umorismo nello spettacolo sia essenzialmente maschile, è stereotipo definitivamente tramontato.
Altra cosa sono gli stereotipi dei personaggi femminili che scatenano la risata: dalla casalinga repressa alla bionda mozzafiato tutta curve e niente cervello, dalla segretaria ingenua alla zitella inacidita, finendo con la mamma iperprotettiva di figlio bamboccione.
Ecco perché vanno accolti positivamente spettacoli meno convenzionali, come La metafisica dell’amore con Le Brugole, oppure Stasera non escort con Rita Pelusio, Alessandra Faiella, Margherita Antonelli e Claudia Penoni.
Le Brugole Annagaia Marchioro e Roberta De Stefano, che abbiamo visto a Milano al Teatro della Cooperativa (testo di Giovanna Donini) sono brave a sorridere dell’amore lesbico, tema fino a qualche tempo fa scottante, oggetto di curiosità morbosa oppure soggetto di trattazione seriosa.
Crescono le due attrici di scuola Paolo Grassi. Diverte il loro cavallo di battaglia, premio Scintille 2011, che già aveva riscosso successo nel 2013 all’Elfo Puccini. Il titolo ha sapore esorcistico e in qualche modo paradossale: La metafisica dell’amore (sessuale) è opera di Arthur Schopenhauer che delinea l’eros come passione tirannica e totalizzante: l’istinto ci illude che l’amplesso con una persona ci procurerà felicità infinita, poi scopriamo che ci eravamo sbagliati. Intanto la natura ci ha “ingannato”, usandoci per la (sua) riproduzione.
Non così per le Brugole, che propongono un amore saffico ugualmente divorante ma senza prole, in un Paese come l’Italia dove le leggi inibiscono matrimoni e adozioni gay.
C’è un riferimento ai limiti che impediscono ai gay di accedere anche alla sala di rianimazione di un ospedale. Ma la polemica resta sullo sfondo, in questo spettacolo dai toni cabarettistici e dalla messinscena tradizionale, sgabello, chitarra, luci da piano bar. Buona la recitazione, con la De Stefano lanciata anche in un paio di gag canore che valorizzano la sua voce potente.
Sul palco viene sviscerato l’amore come sentimento universale, oltre gli steccati di genere. Le protagoniste raccontano e si raccontano. Danno vita a una carrellata di personaggi esilaranti alla ricerca di un amore: la psicopatica, la milanese rampante che tra un impegno e l’altro riesce a infilarci un orgasmo, l’artista, la fricchettona, la ex. C’è tanto di outing, o meglio di coming out, quando una delle protagoniste deve svelarsi alla madre bacchettona.
Bei dialoghi frizzanti, empatia e sincronismo tra le attrici, che hanno limato qualche cliché dalle prime versioni di questo copione sospeso tra stand-up comedy e rivista. Qualche stereotipo resiste, ma va interpretato come autoironia, che spazza rigurgiti autocommiserativi.
Meno artigianale, registicamente impeccabile, Stasera non escort, cavallo di battaglia del Teatro della Cooperativa, quest’anno approdato nientemeno al berlusconiano Teatro Manzoni. Come se Vendola facesse quattro salti ad Arcore. Però l’operazione ci sta, il titolo rende l’idea.
Marco Rampoldi, il regista, ci sa fare anche con il marketing. I suoi mentori sono gente come Fo, Strehler e Ronconi. Ha diretto attori come Lucia Bosè, Valentina Cortese, Sandro Lombardi e Franca Nuti. Potremmo continuare. Qua guida il meglio della satira femminile: Pelusio, Faiella, Antonelli e Penoni.
È cabaret, diciamolo: però d’alta scuola. Si ride dello stato delle donne italiane oggi. Presupponendo che per una donna contemporanea l’unico lavoro sicuro e ben remunerato sia quello della escort, le protagoniste posano uno sguardo impietoso sulle disparità tra i sessi, tra vita di coppia, mass media, e lavoro. La società odierna offre un’infinità di spunti comici, sebbene il riso si faccia a tratti amaro di fronte a certi scenari desolanti. Le attrici si alternano sulla scena tra monologhi e canzoni. Si soffermano su temi cari al mondo femminile: dall’autostima all’incomunicabilità tra i sessi, dalle fiabe alla pubblicità. Convincono i tanti personaggi sulla ribalta: le velone sgraziate, anchilosate da reumatismi e sciatica; la moglie zerbino che riesce a irrigidire di tutto, dal collo delle camicie al filo del ferro da stiro, tranne la sessualità intirizzita del marito; l’antropologa; la patita della chirurgia plastica.
Qualche scivolata nel pecoreccio? Tutto sommato no. Persino la Faiella versione vagina (compare travestita da vulva di gommapiuma) presenta lati della sessualità femminile credibili e originali.
Un Sex and the city teatrale all’italiana. Le protagoniste offrono un affresco sornione dell’universo femminile, sorridendo di tutto, a partire da se stesse.