ELENA SCOLARI| Il primo di quattro fratelli, Ennio (uno stralunato Stefano Tosoni), entra in scena nel buio, con un pila e illumina nel silenzio alcuni barattoli di vetro. Dalle sue prime parole, pronunciate con evidente accento veneto, capiamo che si tratta di funghi, da lui raccolti con una passione micologica tra l’autistico e il tassonomico.
Conosciamo il resto della famiglia da flash di conversazioni incorniciati da luci curate e volutamente algide. Bertilla (Marta Dalla Via) e Alberto (Diego Dalla Via) si trovano su una sciovia, vestiti di tutto punto da sciatori, e dialogano a volo d’uccello sulla stupidità dei turisti che scorrono sotto di loro, sulla inveterata abitudine veneta ad ubriacarsi, sui luoghi comuni legati alla montagna. Bertilla rivendica un desiderio di normalità con tanto di bomboniere e l’aggressivo Alberto vuole smascherare una facciata di apparente veneta felicità. Nel frattempo Elsa, la quarta sorella (Laura Graziosi), si occupa di mantenere in attività l’albergo di famiglia, col problema di una caldaia bloccata che provoca freddo anche nella testa.
Piccolo mondo alpino è lo spettacolo vincitore del premio Kantor 2010. Marta Dalla Via (autrice del testo insieme al fratello Diego) si è fatta conoscere con Veneti fair, brillante galleria di personaggi-stereotipo del Nordest produttivo, cinico e dedito al rito dello spritz, qui l’attrice mostrava una verve comica travolgente, fresca, supportata da un testo accattivante. Con Piccolo mondo alpino l’intenzione è invece di fare un passo oltre, non limitarsi alla derisione e alla parodia ma rendere la tragicità di un microcosmo chiuso in una palla di vetro con la neve che scende, che sembra perfetto ma nasconde una superficialità malata e insoddisfatta. Tutto ciò rimane però, appunto, un’intenzione. Si intuisce questa volontà che non è però tradotta teatralmente: i personaggi non hanno la profondità necessaria a rendere credibile l’aspetto “oscuro” di una vita finta e il testo, un po’ slegato, si avvia su un sentiero di iperrealismo visionario che vorrebbe essere simbolico ma non giunge al giusto grado di surrealtà.
L’atmosfera della scena è rarefatta, costruita in modo attento, la regia è presente, si vede un’attenzione al dettaglio apprezzabile, ma la volontà di mostrare un ritratto crudele del mondo della montagna veneta è penalizzata da un’eccessiva frammentazione drammaturgica.
Appoggiamo comunque l’aiuto alla produzione di spettacoli che, come questo, sperimentino vie erte ma stimolanti, e che riflettano sulle condizioni attuali di una realtà regionale sfaccettata come quella veneta e proprio per questo interessante.
Di Marta Dalla Via e Diego Dalla Via, con Marta Dalla Via, Diego Dalla Via, Laura Graziosi e Stefano Tosoni, vincitore del premio Kantor 2010
Fino al 13 marzo 2011 presso CRT Salone, via Ulisse Dini 7 Milano
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