ANDREA CIOMMIENTO e SIMONE ROSSET | Luglio 2018. Tra gli spazi che ospitano spettacoli promossi dal GREC Festival (Ciutat) troviamo anche l’Antic Teatre, una piccola oasi verde composta da uno spazio performativo, un bar e un giardino decisamente esotico, nel pieno centro di Barcellona, a pochi minuti dall’Arco di Trionfo. Come abbiamo già raccontato nel nostro primo focus su Barcellona (ecco qui: Siamo stati al Grec Festival e abbiamo incontrato il direttore della Sala Beckett) questo spazio fa parte della mappatura cittadina del festival che ha ospitato eventi performativi di diverso genere, dalla musica elettronica allo spettacolo dal vivo.
Nei giorni in cui siamo stati a Barcellona la direttrice artistica, Semolinika Tomic, non era in città, così abbiamo incontrato Verónica Navas Ramírez, responsabile della comunicazione. Ci siamo fatti raccontare le attività permanenti di questo spazio, e dopo un primo confronto, scopriamo che l’Antic ha una particolare vocazione sociale. Allora approfondiamo la nostra chiacchierata a partire da questa particolare sensibilità legata all’inclusione.
Quali sono i gruppi che abitano quotidianamente el Antic? È presente un collettivo di abitanti, al femminile, soprannominate “Las Abuelas del Antic”. Alcune di loro sono proprio nostre vicine di casa. Questa è una esperienza molto valida, tra arte e politica, dove si comprendono alcune tematiche a partire dal proprio corpo e dalla propria esperienza, senza il paternalismo con cui si trattano spesso i collettivi di non professionisti.
Cosa vogliono raccontare queste donne? L’hanno scorso hanno affrontato il tema della bellezza, del proprio corpo, di come invecchia. Ogni tematica poi ha sempre la prospettiva estetica. Lo spettacolo è stato presentato da noi e all’interno di alcuni festival di teatro inclusivo. Tutte le donne non hanno mai partecipato ad esperienze artistiche. Hanno fatto nella vita altro fino ad oggi, sono biologhe, casalinghe, professioniste di altri settori. Noi le accompagniamo nel processo artistico da sette-otto anni.
Qual è la programmazione del Antic? Qui non funziona come in un teatro convenzionale. La nostra programmazione interna è di massimo sei-dodici mesi, presentata al pubblico ogni tre mesi. La nostra vocazione artistica si concentra verso ciò che chiamiamo creazione scenica contemporanea in affinità con le avanguardie. Promuoviamo quello che in Spagna viene definita Nuova Scena: sono nuove scene anche se presenti da venti o trent’anni. Tra gli ultimi gruppi ospitati ci sono i Serrano o El Conde de Torrefiel, o performer come Sonia Gomez. Nel caso del teatro inclusivo de las Abuelas abbiamo coinvolto Marta Galan, che da un po’ di tempo sta seguendo la direzione del teatro comunità.
Ora ci troviamo in un bar con un giardino molto ampio, è la piazza interna di questo teatro…. Questo è un luogo di altissima socializzazione. Molta gente viene al bar e magari non conosce il teatro. Apriamo alle 10 e chiudiamo alle 23 per accordo con gli abitanti della zona. Io vengo a lavorare qui alle dieci e si presentano sempre le signore del quartiere a prendere il proprio caffè giornaliero. Qualche giorno fa in un quotidiano nazionale hanno fatto un reportage sui bar teatrali di Barcellona. Negli ultimi tempi hanno aperto diversi bar legati al teatro che diventano luoghi di grande socializzazione.
La vocazione dell’Antic Teatre è quindi connessa all’inclusione sociale? In un certo senso sì, perché è uno spazio che vuole sviluppare artisticamente l’esperienza sociale, come nel caso de las Abuelas: quale corpo portiamo in scena, quale voce, quale necessità. Tutto ciò gira attorno all’idea di un discorso sociale da portare avanti.